First Man – Il primo uomo
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Primi e primissimi piani, così vicino alle facce degli attori e delle attrici da vedere i pori della pelle e i peli nelle orecchie, primi e primissimi piani a scavare e raccontare ansie, paure, gioie e repentini smarrimenti di astronauti e mogli e figli di astronauti, i pionieri del programma spaziale americano.
E poi sediamo dentro il modulo di comando, così stretti che a malapena è possibile muoversi, così addosso agli uomini in tuta spaziale da avere la percezione fisica della loro presenza, così vicino da avvertire l’odore della paura e la vibrazione del sogno che li anima.
Per intraprendere il viaggio più lungo nella storia dell’umanità, in First Man – Il Primo Uomo Damien Chazelle sceglie di stare a contatto con i personaggi per raccontare l’uomo: le paure, i sogni, i disagi, gli imbarazzi, la riservatezza.
Giornalista: Neil, lei porterà qualcosa sulla Luna?
Neil: Potendo porterei altro combustibile.
Il Neil Armstrong di Ryan Gosling è un uomo chiuso. Dopo un percorso di dolore vissuto con sua moglie Janet (Claire Foy) perde la figlioletta Karen uccisa da un tumore; prova a vincere il dolore presentando domanda per il programma Gemini, il secondo piano sul volo umano intrapreso dagli Stati Uniti, premessa fondamentale alla missione Apollo. Non fu l’unica perdita di Neil. Lungo la strada verso la Luna in tanti morirono e Neil Armstrong non ha mai dimenticato nessuno: sua figlia, gli amici e i colleghi caduti; ogni lutto lo ha portato più lontano, sprofondato dentro il suo cuore dove cercava di rinchiudersi e più vicino alla Luna. Ad ogni cicatrice dell’anima, lui si ritraeva ancor di più dentro il suo guscio gettandosi sul lavoro, lontano dagli altri. Ma gli altri non si sono mai arresi e forse hanno dato a Neil più di quanto lui abbia restituito.
Se il protagonista di Whiplash sacrificava tutto per il jazz e in La La Land Mia e Seb rinunciavano all’amore per i loro sogni di gloria, in First Man – Il Primo Uomo Damien Chazelle continua a raccontare le rinunce necessarie per intraprendere il “grande passo dell’umanità”, la frase entrata nel patrimonio culturale delle generazioni che si sono succedute dal 1969 a oggi, pronunciata da un uomo che non amava parlare, non amava esprimere le proprie emozioni, un uomo arrivato dove nessun altro era mai arrivato prima cercando di mettersi tutto alle spalle, ma costretto a tornare indietro.
Ho sposato Neil perché volevo una vita normale. Janet Shearon
Chazelle costruisce l’anti-Interstellar: l’urgenza di trovare una nuova casa per il genere umano è sostituita dall’ansia dell’esploratore di arrivare un po’ più in là per cambiare la prospettiva delle cose. Dove Nolan racconta un padre che farà di tutto per tornare da sua figlia, qui abbiamo un genitore che si siede a tavola la sera della sua partenza e spiega ai figli che sì, potrebbe non tornare mai più. Dove tutto era digitale e automatizzato fin dentro un wormhole, First Man racconta manovre effettuate a mano, un intero libro da scrivere e da imparare a memoria su cui ha studiato anche lo stesso Cooper che attraverserà lo spazio-tempo fino al tesseratto nella stanza della figlia. Dentro i razzi, i moduli e il LEM dei programmi Gemini e Apollo c’è la fragilità della cabina di pilotaggio, una lamina in metallo che separa dal vuoto e dal silenzio, mentre il fumo e i gas e il combustile bruciano e infiammano il cielo, una scintilla che può uccidere, lì sopravvive il dubbio, fondato, di non farcela.
Per avvicinarti devi ridurre la spinta e se fai i calcoli… torna. È interessante.
First Man – Il Primo Uomo è il biopic perfetto, perché perfettamente restituisce le cose davvero importanti che raccontano un uomo, i piccoli attimi significativi che costituiscono l’essenza della vita: la carezza ai capelli della figlia morente a memorizzarne la sensazione; lo sguardo distratto a un missile che decolla in attesa di incontrarlo dall’altra parte del cielo, il maniacale affidarsi a una cinepresa per distogliere lo sguardo dal dolore, la difficoltà di parlare a una moglie, la difficoltà di una moglie di tenere insieme una famiglia mentre il tuo uomo forse è morto, forse è vivo, la ricerca ossessiva di quel disco bianco nel cielo, storie di fallimenti e morte, e, quando sei lì, scoprire che, in fondo, vuoi tornare su quella palla blu da cui sei partito .
E se la colonna sonora è elemento essenziale del racconto anche e soprattutto con i suoi silenzi, gli spunti non sono finiti: Armstrong, i programmi Gemini e Apollo attraversano un Paese in fibrillazione, che si opponeva a quello che alcuni definivano “uno spreco di denaro pubblico” (c’erano i grillini anche negli USA degli anni Sessanta). La conquista della Luna diventò oggetto anche della lotta per i diritti civili in una nazione piena di dubbi su se stessa che sospettava anche dell’obiettivo che si era data, pochi anni prima, per voce e volontà di John Fitzgerald Kennedy: è il suo discorso sulla sfida lunare che chiude First Man, come se Chazelle si chiedesse “chi avrà la forza di darci nuove missioni da compiere in nome del genere umano in tempo di incertezze come il nostro, e quali?”.
First Man – Il Primo Uomo è un film di Damien Chazelle con Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler, Corey Stoll, Patrick Fugit. Durata 141 minuti.
***** A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…
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