Blade Runner 2049: recensione, trama, cast, le migliori frasi e battute
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Ambientato a trent’anni dagli eventi del primo film, in Blade Runner 2049 Ryan Gosling è l’Agente K, membro del reparto speciale della polizia di Los Angeles denominato blade runner, il cui compito è “ritirare” i vecchi modelli di replicanti che si erano ribellati fino a scatenare una guerra.
Ma tutto questo lo sapete già.
Il sequel di uno dei film più significativi della storia del cinema è stato affidato a Denis Villeneuve, uno dei più richiesti a Hollywood, autore di pellicole come Prisoners, Enemy, Sicario e il fondamentale Arrival, in cui ha unito la fantascienza a temi alti, raccontando con stupore emotivo ma non cedendo al dominio della parola, accompagnandola con immagini potenti, sfidando lo spettatore a tenere il passo con la complessità della forma racconto nel solco dell’insegnamento di Christopher Nolan. Nello stile del regista, Blade Runner 2049 è visivamente magniloquente che amplia a dismisura l’universo cinematografico del primo film, che fu tratto dal romanzo Il Cacciatore di Androidi di Philip K. Dick.
Siamo in una linea temporale diretta emanazione di quella mitologia: gli ologrammi pubblicitari “Product of CCCP Soviet Happy”, l’iconografia nostalgica affidata a Elvis Presley, Marilyn Monroe e Frank Sinatra, così come la colonna sonora da grande noir dal gusto anni Trenta; siamo in un mondo in cui il clima è impazzito, il pianeta è malato, i grandi radiotelescopi del progetto SETI sono abbattuti e danno riparo a bambini sperduti, la povertà schiaccia gli esseri umani e l’odio è incanalato verso i “lavori in pelle” ovvero gli androidi che vivono per servire la razza umana.
Solo i vecchi modelli scappano
Alcuni emigrano verso l’Off World, ma troppi restano immersi nei rifiuti, i replicanti assolvono i loro lavori sognando illusioni “elettriche” della normalità con a fianco solo lo spettro di una mogliettina.
L’Agente K vive così. Ha appena “ritirato” un Nexus 8, ultimo modello ribelle dei replicanti prima che Niander Wallace (Jared Leto) rilevasse la Tyrrel e ne sviluppasse di nuovi completamente ubbidienti, proprio come K; di ritorno alla Centrale della polizia di Los Angeles deve sottoporsi a un test con uno scioglilingua che confermi che il suo “sistema” non sia compromesso, che non sia inquinato da emozioni; a casa lo aspetta un ologramma che possiede le curve, la bocca carnosa e gli occhi maliziosi di Ana De Armas, collegato a tutti i suoi dispositivi come il nostro iWatch lo è al telefonino e al MacBook: sua moglie è un’illusione, il suo amore è generato dal sistema di l’intrattenimento domestico (come noi, piccoli replicanti di Facebook del XXI secolo in questa linea narrativa), il suo pasto è un’illusione, i suoi ricordi sono un’illusione, anche il suo destino lo è, di vero c’è solo il rapporto con Madame (Robin Wright), il suo superiore. K deve indagare sul mistero lasciato dietro di sé dall’ultimo “lavoro in pelle” che ha ritirato.
Che uomo è un uomo che non rende il mondo un posto migliore?
E se contrariamente al primo Blade Runner, la natura del protagonista, l’Agente K, è certa fin da subito – lui è un replicante, nuovo modello, ubbidisce e basta – Villeneuve e Fancher impiegano tutto il film a farci venire il dubbio che forse, chissà?, mettendo di fronte il nostro eroe e tutti i suoi amici sintetici a scelte umanissime, come sacrificarsi per proteggere chi amano o perseguire un obiettivo più alto, forse possono crackare il loro programma.
In tale opera mastodontica, latita la poesia. Il rapporto vita-morte-intelligenza artificiale e coscienza sono in primo piano ma non completamente messi a fuoco e narrativamente Blade Runner 2049 fa fatica. Di lirico resta la bellezza elettrica di Ana de Armas e il Deckard di Harrison Ford più anziano ma ancora indomito. Alla fine le lacrime nella pioggia diventano sogni destinati a scomparire come un fiocco di neve nel palmo di una mano.
****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.
Le migliori battute e frasi
Se arrestarla è un opzione, la preferirei di gran lunga all’alternativa
Solo i vecchi modelli scappano
Sistema di celle intrecciate dentro celle intrecciate dentro celle intrecciate in un unico gambo…
Sogna esistenze intrecciate intrecciate.
…
Dentro celle intrecciate perché non lo ripete tre volte?Dentro celle intrecciate.
Dentro celle intrecciate.
Dentro celle intrecciate.
Finito impeccabile K. Può prendere il suo bonus.Il mondo è costruito intorno a un muro che separa i generi: dì a tutti che non c’è il muro e avrai una guerra o un massacro.
K: Non ho mai ritirato qualcosa di nato finora.
Madame: Che differenza fa?
K: Chi è nato ha anche un’anima credo.
Madame: Mi stai dicendo di no?
K: Non credevo fosse un’opzione.
Madame: Ehi tu te la cavi anche senza.
K: Senza cosa?
Madame: Un’anima.Un altro ritorno di seriale prodigo.
È rinvigorente ricevere domande personali. Ti fa sentire desiderata.
Il primo pensiero è alla paura. A preservare l’argilla. Prima di sapere cosa siamo temiamo di perderlo
Cazzo, ma sono davvero l’unica a vedere l’alba? Questo spacca il mondo, K.
Nato non creato. Nascosto con cura. Un uomo vero. A un uomo vero serve un vero nome. Joe? Non può bastare una lettera. Tua madre ti avrebbe dato un nome.
A volte, se ami una persona devi diventare un estraneo.
Morire per la giusta causa è la cosa più umana che possiamo fare.
Salta sempre. Non pensa a cosa farebbe se toccasse terra. Tutto il coraggio del mondo non può alterare i fatti.
Creato per innamorarsi di lei. Sempre che lei sia stato creato. Amore o precisione matematica?
Il dolore le ricorda che la gioia che ha provato era reale.
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