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Blade Runner 2049: recensione, trama, cast, le migliori frasi e battute

Tempo di lettura: 2 minuti e 41’’

blade runner 2049 locandina manifestoAmbientato a trent’anni dagli eventi del primo film, in Blade Runner 2049 Ryan Gosling è l’Agente K, membro del reparto speciale della polizia di Los Angeles denominato blade runner, il cui compito è “ritirare” i vecchi modelli di replicanti che si erano ribellati fino a scatenare una guerra.

Ma tutto questo lo sapete già.

Il sequel di uno dei film più significativi della storia del cinema è stato affidato a Denis Villeneuve, uno dei più richiesti a Hollywood, autore di pellicole come Prisoners, Enemy, Sicario e il fondamentale Arrival, in cui ha unito la fantascienza a temi alti, raccontando con stupore emotivo ma non cedendo al dominio della parola, accompagnandola con immagini potenti, sfidando lo spettatore a tenere il passo con la complessità della forma racconto nel solco dell’insegnamento di Christopher Nolan. Nello stile del regista, Blade Runner 2049 è visivamente magniloquente che amplia a dismisura l’universo cinematografico del primo film, che fu tratto dal romanzo Il Cacciatore di Androidi di Philip K. Dick.

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Siamo in una linea temporale diretta emanazione di quella mitologia: gli ologrammi pubblicitari “Product of CCCP Soviet Happy”, l’iconografia nostalgica affidata a Elvis Presley, Marilyn Monroe e Frank Sinatra, così come la colonna sonora da grande noir dal gusto anni Trenta; siamo in un mondo in cui il clima è impazzito, il pianeta è malato, i grandi radiotelescopi del progetto SETI sono abbattuti e danno riparo a bambini sperduti, la povertà schiaccia gli esseri umani e l’odio è incanalato verso i “lavori in pelle” ovvero gli androidi che vivono per servire la razza umana.

Solo i vecchi modelli scappano

Alcuni emigrano verso l’Off World, ma troppi restano immersi nei rifiuti, i replicanti assolvono i loro lavori sognando illusioni “elettriche” della normalità con a fianco solo lo spettro di una mogliettina.

L’Agente K vive così. Ha appena “ritirato” un Nexus 8, ultimo modello ribelle dei replicanti prima che Niander Wallace (Jared Leto) rilevasse la Tyrrel e ne sviluppasse di nuovi completamente ubbidienti, proprio come K; di ritorno alla Centrale della polizia di Los Angeles deve sottoporsi a un test con uno scioglilingua che confermi che il suo “sistema” non sia compromesso, che non sia inquinato da emozioni; a casa lo aspetta un ologramma che possiede le curve, la bocca carnosa e gli occhi maliziosi di Ana De Armas, collegato a tutti i suoi dispositivi come il nostro iWatch lo è al telefonino e al MacBook: sua moglie è un’illusione, il suo amore è generato dal sistema di l’intrattenimento domestico (come noi, piccoli replicanti di Facebook del XXI secolo in questa linea narrativa), il suo pasto è un’illusione, i suoi ricordi sono un’illusione, anche il suo destino lo è, di vero c’è solo il rapporto con Madame (Robin Wright), il suo superiore. K deve indagare sul mistero lasciato dietro di sé dall’ultimo “lavoro in pelle” che ha ritirato.

Che uomo è un uomo che non rende il mondo un posto migliore?

E se contrariamente al primo Blade Runner, la natura del protagonista, l’Agente K, è certa fin da subito – lui è un replicante, nuovo modello, ubbidisce e basta – Villeneuve e Fancher impiegano tutto il film a farci venire il dubbio che forse, chissà?, mettendo di fronte il nostro eroe e tutti i suoi amici sintetici a scelte umanissime, come sacrificarsi per proteggere chi amano o perseguire un obiettivo più alto, forse possono crackare il loro programma.

In tale opera mastodontica, latita la poesia. Il rapporto vita-morte-intelligenza artificiale e coscienza sono in primo piano ma non completamente messi a fuoco e narrativamente Blade Runner 2049 fa fatica. Di lirico resta la bellezza elettrica di Ana de Armas e il Deckard di Harrison Ford più anziano ma ancora indomito. Alla fine le lacrime nella pioggia diventano sogni destinati a scomparire come un fiocco di neve nel palmo di una mano.

bianca nanni moretti pagelle stellette cinema coccinema****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.

 

 

Le migliori battute e frasi

Se arrestarla è un opzione, la preferirei di gran lunga all’alternativa

Solo i vecchi modelli scappano

Sistema di celle intrecciate dentro celle intrecciate dentro celle intrecciate in un unico gambo…

Sogna esistenze intrecciate intrecciate.

Dentro celle intrecciate perché non lo ripete tre volte?

Dentro celle intrecciate.
Dentro celle intrecciate.
Dentro celle intrecciate.
Finito impeccabile K. Può prendere il suo bonus.

Il mondo è costruito intorno a un muro che separa i generi: dì a tutti che non c’è il muro e avrai una guerra o un massacro.

K: Non ho mai ritirato qualcosa di nato finora.
Madame: Che differenza fa?
K: Chi è nato ha anche un’anima credo.
Madame: Mi stai dicendo di no?
K: Non credevo fosse un’opzione.
Madame: Ehi tu te la cavi anche senza.
K: Senza cosa?
Madame: Un’anima.

Un altro ritorno di seriale prodigo.

È rinvigorente ricevere domande personali. Ti fa sentire desiderata.

Il primo pensiero è alla paura. A preservare l’argilla. Prima di sapere cosa siamo temiamo di perderlo

Cazzo, ma sono davvero l’unica a vedere l’alba? Questo spacca il mondo, K.

Nato non creato. Nascosto con cura. Un uomo vero. A un uomo vero serve un vero nome. Joe? Non può bastare una lettera. Tua madre ti avrebbe dato un nome.

A volte, se ami una persona devi diventare un estraneo.

Morire per la giusta causa è la cosa più umana che possiamo fare.

Salta sempre. Non pensa a cosa farebbe se toccasse terra. Tutto il coraggio del mondo non può alterare i fatti.

Creato per innamorarsi di lei. Sempre che lei sia stato creato. Amore o precisione matematica?

Il dolore le ricorda che la gioia che ha provato era reale.

 

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