The Last Duel, recensione
Due amici litigano per una donna e 800 anni dopo la ferita è ancora aperta. Ieri come oggi, l’opinione della donna non conta. È la storia di The Last Duel, ultima fatica di Ridley Scott tratta dalla (autentica) vicenda dell’ultimo duello per giudizio divino avvenuto in Francia.
Tratto dal romanzo di Eric Jager, Jean de Carrouges (Matt Damon) e Jacques Le Gris (Adam Driver) sono due scudieri che condividono il campo di battaglia. Il primo è rude, intrattabile, poco propenso a leccare culi, il secondo è tutto il contrario. Così Jean cade in disgrazia, il secondo prospera alle spalle del Conte Pierre d’Alençon (Ben Affleck). Siamo nella Francia retta da Carlo VI che morì folle, tanto per farvi un’idea. La condizione di Jean migliora quando sposa Marguerite (Jodie Comer), figlia di un ricco notabile che deve farsi perdonare un antico tradimento. Lei è indubbiamente una bella donna, Jacques è un impenitente donnaiolo e come ha l’occasione viola il sacro talamo familiare, prendendo la donna con la forza.
Scott propone tre versioni dello stesso delitto in un contesto storico in cui la cavalleria e l’onore sono solo versi scritti nei libri. In un mondo barbaro, tutto è sommerso da sangue e fango, in cui la donna è niente altro che oggetto di contesa e possesso, ma per Marguerite emerge un nuovo ruolo: non vuole essere presa e non vuole tacere. Il miglior Ridley Scott da The Martian e un’altra bella rilettura del Medioevo. Affleck ossigenato deve per forza essere il motivo per cui Ana de Armas lo ha mollato e lui è finito barbone a gettare il cartonato della donna nella spazzatura.
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