Quello che non uccide… vi farà cascare le palle. La recensione ubriaca di Millennium 2 (o 5? Boh)
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Lisbeth Salander è un giustiziera, una vendicatrice, la dea protettrice delle donne, delle figlie, delle mogli, delle prostitute maltrattate, stuprate e picchiate di Stoccolma. Ed è stato un cattivo a crearla così, un altro uomo, un predatore, un violento, un padre crudele. L’apertura di Millennium – Quello che non uccide mostra le violenze paterne subite da Lisbeth e sua sorella, Camille.
Ora, quando entra in azione, Lisbeth è truccata forte perché il regista Fede Alvarez deve far dimenticare uno dei casting sbagliati più clamorosi degli ultimi anni: Claire Foy, come dire prendere la regina Elisabetta e farle interpretare una hacker spaccaculi in senso metaforico ma anche e soprattutto in senso esplicito. Mentre si accendeva una sigaretta e tratteneva la sua prima vittima a testa in giù, io me la immaginavo prendere il tè con il principe Filippo o andare a spasso per i boschi della Scozia coi cani e il fazzoletto in testa.

Insomma, Lisbeth spacca i culi ed è la donna più ricercata di Svezia dopo la tizia degli Abba che non voleva che il gruppo tornasse insieme a cantare. Un nerd con barba e occhiali le chiede di recuperare ‘na cosetta che ha inventato a tempo perso per l’NSA: un software che controlla tutti gli arsenali nucleari del mondo. Tutti, mica uno o cinque, tutti. C’è una cosa più puerile di perdere del tempo per controllare ogni missile nucleare del pianeta Terra? Infatti, il tizio porta sempre con sé il figlio che sembra Dustin Hoffmann in Rain Man solo che lui è carino e puffettoso e piace pure a Lisbeth. Si incontrano in una galleria d’arte contemporanea che, come avviene in Italia, è deserta, luogo perfetto per incontri tra spie, hacker, depravati e milongueros sfrattati dalla milonga. Lo vedi che poi ‘sti nordici non sono poi mica tanto meglio di noi? Dopo, però, a Lisbeth inizia ad andare tutto storto: je bruciano casa, fanno cacca sul tappeto, ma soprattuto rubano il computer. Lo vedi? Itaglia agli itagliani e Svezia agli spilungoni ariani mangiatori di spuntini alla frutta e che vanno in bicicletta! In bicicletta a casa loro!!! Lisbeth schiva un centinaio di proiettili sparati con arma automatica da un criminale internazionale che dà tutta l’impressione di mirare da dio ma lei se la cava con un graffio alla spalla, curato con l’Attack. Sì, avete letto bene, la colla versatile ed affidabile che ora, grazie a una nuova formula, è resistente a tutte le condizioni: acqua e lavastoviglie, urti, temperature comprese tra i -50°C e i 120°C, pelle umana sanguinante. Poi, Lisbeth si mette i punti con la spillatrice. E io per tutto il film non fatto altro che pensare a tutti coloro che, me incluso, hanno una crisi di nervi quando gli si appiccicano le dita dopo aver usato l’Attak o che corrono all’ospedale quando accidentalmente gli finisce negli occhi. (!!!??? Lasciamo perdere, è una lunga storia). Io ritengo, in fondo al mio cuore e sulla punta delle mie dita, che l’Attak sia anche cancerogeno e chissà se Lisbeth ha mai risposto all’email della Asl di Stoccolma che le ricorda il pap test annuale, ma in effetti cosa cazzo gliene può fregare del cancro a una che deve fermare una cospirazione internazionale e che nel frattempo fa di tutto per morire evitando che tutti i missili nucleari del mondo siano sparati tutti insieme all’unisono?

Non vorrei tirarla per le lunghe. Sappiate che Millennium – Quello che non uccide è la ricerca perigliosa di una risposta a una domanda: se ci fosse un software che controlla tutti gli arsenali nucleari del mondo, lo vorreste in mano agli USA guerrafondai di Trump che quello non distingue il tasto blu dell’invio di un tweet dalla valigetta dei codici nucleari oppure a disposizione della Svezia pacifica che non ha mai fatto male a nessuno, nemmeno a una mosca preistorica, il cui capo dei servizi segreti è una strafica nordica, che per hobby dà la caccia a Lisbeth? La risposta me pare davvero ovvia ecco perché Millennium – Quello che non uccide è piuttosto banalotto e annoia, senza riuscire mai a stupire o a superare la soglia del dolore di palle che provoca, costretto a rifugiarsi in scene shock come il tizio deturpato che mostra il volto senza naso (suona un campanello in testa se scrivo Raoul Silva-Skyfall?) per tenere alto il livello di attenzione o avere a disposizione Vicky Krieps e tenerla in scena 30 secondi.
In fondo, non ce ne frega niente di quello che succede ai personaggi: c’è Bjorn Borg (Sverrir Gudnason) che per lo più si guarda intorno spaesato cercando qualcosa come il John Travolta Confused di Pulp Fiction, probabilmente ha perso la racchetta da tennis. Registicamente due o tre scene tengono botta e sono costruite davvero bene – tipo la fuga sul lago ghiacciato in moto e un paio di sequenze di lotta in spazi stretti – ma è la sceneggiatura a mostrare evidenti limiti di sviluppo e di scelte di raccordo.
Millennium – Quello che non uccide inizia presentando Lisbeth come una supereroina, tipo Batman o l’Uomo Ragno, con un dramma che ne ha forgiato la determinazione a lottare contro gli abusi sulle donne, ma qual è il suo superpotere? Percepire l’arrivo del corriere di Amazon prima ancora che suoni al citofono. Che culo.
Millennium – Quello che non uccide è stato presentato alla Festa del cinema di Roma – #RomaFF13. Nel cast ci sono Claire Foy, Sverrir Gudnason, Sylvia Hoeks, Lakeith Stanfield, Stephen Merchant e Vicky Krieps.
*1/2 Male, signor Anderson. Sono deluso, molto.
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