Festa del cinema di Roma 13: Kursk, c’erano Putin, Vinterberg, Sting e Lea Seydoux – la recensione
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Kursk di Thomas Vinterberg è la risposta al quesito anni Ottanta di Sting-Amore-Lungo-Lungo-5-Dolla: i russi amano i loro figli? Secondo il regista danese la risposta è “sì”. Il suo racconto della tragedia del sommergibile nucleare che affondò nell’agosto 2000 è così impregnato di retorica familiare, emotività e sani valori di una volta che pare che, quando lo ha visto, a Putin sia tornato a battere il cuore: padri russi che giocano con i figli, mariti russi che scopano con le mogli, uomini russi che si sbronzano con gli amici e vendono il loro prezioso orologio per pagare il matrimonio del commilitone, madri russe più dure del ferro con cui sono costruiti i sommergibili nucleari russi che arrugginiscono appena prendono il mare vendendosi l’amor di patria appena un ammiraglio e lo Stato gli ammazzano un figlio.
Vinterberg racconta un sistema al collasso che s’è venduto anche l’intonaco dei muri, spie russe che drogano gente alle conferenze stampa (da lì è un attimo ad arrivare al polonio), un gelido sistema militare che piuttosto che salvare le vite di 23 marinai preferisce mantenere nascosti i segreti dei sottomarini classe Oscar (“Per fortuna che i russi non hanno i soldi per produrne di più” esclama il commodoro della marina inglese interpretato dall’ex balbuziente Colin Firth).

Approfittando della confusione, Lea Seydoux si ritaglia almeno due monologhi strappalacrime col fazzoletto in testa e figlio al collo che le spettavano da contratto: non vuole essere più quella che fa sesso con una minorenne ne La vita di Adele.
Così come esce dal racconto di Thomas Vinterberg, la tragedia del sottomarino nucleare Kursk e le ore senza speranza dei suoi occupanti diventa un tentativo di urlare disperazione e impotenza. Girato con maestria negli stretti corridoi e gli angusti compartimenti del sottomarino che si trasformerà in bara, Kursk si raccorda con i temi cari a Vinterberg come la famigghia, la giustizia o meglio l’ingiustizia, l’uomo contro la burocrazia e l’indignazione politica, gli affetti fondamentali, la perdita e la morte, ma manca completamente di quello scatto per essere altro che un tentativo strappalacrime, senza la tensione per essere un classico del genere, sopravanzato da modelli di ben altro spessore.
Nel cast: Matthias Schoenaerts, Léa Seydoux, Colin Firth, Max Von Sydow, August Diehl.
** Ragazzi, state commettendo un grosso sbaglio.
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Mio malgrado ho visto il trailer un paio di volte (al cinema) e speravo que Kursk non fosse una ciofeca… ma la tua recensione ha appena ridimensionato le mie aspettative. Grazie! :–)
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