Greta Gerwig e l’hashtag: Lady Bird, recensione e migliori frasi
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Diretto a suon di hashtag #MeToo, #TimesUp, #NeverTooYoungToWatchDynasty dalla candidata all’Oscar a furor di principessa Amidala Portman Greta Gerwig e interpretato da una spumeggiante Soairse Ronan, Lady Bird si sbatte per essere qualcosa di visceralmente innovativo dentro la struttura dell’indie movie, del romanzo di formazione, della solita storia di adolescenti che vogliono trombare, drogarsi e sballarsi e pensare di non essere i soliti e convenzionali adolescenti che vogliono trombare, drogarsi e sballarsi, e genitori che lanciano loro addosso acqua gelata per dividerli, finendo con il dividersi.
Soprattutto, mentre guardavo Lady Bird, pensavo a Larry Bird e a quanto lo odiavo, unico atleta bianco con il doppio mento già a diciotto anni che la metteva dentro da qualsiasi parte del campo da basket. Maledetto.
(Fine della nota personale che dovrebbe fare tanto “blogger che se ne frega perché sicuro di sé e dei suoi gusti”).
Tipo (SPOILER): al culmine del percorso di crescita della protagonista Christine c’è lo sbarco a New York. E dopo aver trascorso almeno un’ora e mezza a sputare sulla sua città natale, Sacramento, il “Midwest della California”, i suoi genitori, la scuola cattolica e le suore, gli amici provincialotti e aver fatto di tutto per sfuggire all’angusto ambiente della città, Christine o, meglio, Lady Bird come preferisce farsi chiamare, scopre che una vita trascorsa a sognare la Grande Mela e la frontiera culturale della East Coast culmina in una squallida sbronza in un appartamento studentesco, il vomito sulle scarpe di un malcapitato e la scoperta che in fondo i coetanei sono tutti uguali, sbruffoni, palloni gonfiati, tutti rubano alla stessa maniera e che vabbè New York è bella ma non ci vivrei e che insomma Sacramento mica male pensavo peggio. Anni di ragazzini coi capelli lunghi e pantaloni strappati e pacchetti di sigarette nascoste dentro le maniche delle magliette bianche scaricati nel cesso.
Non pensi siano la stessa cosa l’amore e l’attenzione?
In fondo, è casa dolce casa anche se tua madre è una rompicoglioni che deve tenere in piedi una famiglia con una marito di mezza età che sta perdendo il lavoro, un figlio adottivo laureato in matematica che fa il commesso del supermercato e una figlia in piena botta ormonale che sogna le grandi università liberal dall’altra parte del Paese e non i comodi atenei dietro casa mentre passa da una storia all’altra, dal frequentare la migliore amica cicciona sfigata come lei a diventare la superstar di un gruppo di ragazzette e ragazzetti che sembrano usciti da Jersey Shore. A proposito: c’è Timothee Chalamet e non gli piace il cazzo.
Nel suo stile sincero e viscerale, ciò che sta a cuore a Greta Gerwig è la costante pressione che una madre (interpretata da una straordinaria Laurie Metcalf giustamente candidata all’Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista) mette dentro il rapporto con la figlia per trasformare la materia organica in un diamante grezzo. Via via, nel reticolo di rapporti che costituiscono la tela della nostra esistenza c’è un concetto essenziale: l’attenzione come espressione dell’amore, amiamo perché ci preoccupiamo, ci preoccupiamo perché amiamo. Ed è questa costante applicazione che trasforma e tiene vivi i rapporti, stendendo un telo protettivo che consente un’autentica capacità di esprimersi e costruire il sé, facendosi anche chiamare Signora Uccello ed evitando di restare incinta mentre ancora si frequenta il liceo cattolico, oppure bruciarsi le ali partecipando alle recite scolastiche o disperando di essere qualcosa o qualcuno che non necessità di diventare: l’ennesimo automa viziato e a cui hanno depredato le emozioni.
Lady Bird si trasforma in diamante, grazie alla freschezza dei suoi assunti, la voglia in fondo di manifestare un pensiero disneyano come l’importanza della famiglia dentro un percorso eccentrico ma al tempo stesso uguale a tanti altri percorsi che abbiamo visto, abbracciando nuovamente il suo nome, le sue origini e quindi il suo destino in questo viaggio esistenziale tra fidanzati gay e fidanzati egoisti (Timothee Chalamet a cui non piace il cazzo) impegnati solo a sembrare fighi e irraggiungibili, qui dentro, Lady Bird riesce a trovare la pace con se stessa, la famiglia e soprattutto, con un parolone, l’identità, dentro la fissione di un nocciolo duro come la lotta madre-figlia.
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