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L’ora legale, recensione: Ficarra e Picone for president

l'ora legale locandina manifesto sky cinemaNel 2017 L’ora legale è stato il successo al botteghino più importante del cinema italiano e su SkyCinema è stato il film più visto e scaricato fin dai primi giorni dell’anno ma adesso è passato quasi un mese dalla messa in onda mica pretenderete che stia ancora lì a controllare la classifica? Sono nato pigro, non mi va. 

Salvo e Valentino sono cognati e gestiscono il bar della piazza principale nella cittadina immaginaria di Pietrammare. Non chiedetemi chi, tra Ficarra e Picone, interpreta Salvo e chi è Valentino: io non riesco a distinguere Ficarra e Picone, mi accade lo stesso con i cinesi, le nature morte di Gauguin o gli Immacolati di Daenerys. Per una serie di incroci che non sono riuscito a decifrare, del resto non riesco a capire la differenza tra Salvo e Valentino, i due sono imparentati con Pierpaolo Natoli, un professore di liceo dagli elevati valori morali che si candida a sindaco di Pietrammare con un programma di rigoroso rispetto delle leggi, ambientalista che propone di creare delle piste ciclabili e fermo oppositore a ogni forma di abusivismo o clientelismo.

Lo sfidante deve vedersela contro l’inamovibile Gaetano Patanè, il sindaco, hub di corruzione e malaffare del paesino siciliano. In coincidenza con l’arrivo dell’ora legale, il primo cittadino è travolto da un’inchiesta giudiziaria e Natoli vince le elezioni a spasso. Evitando le battute sulla legalità e la Juventus e i socialisti e i socialdemocratici di Vizzini, la trovata aiuta Ficarra e Picone a mettere in scena una satira intelligente sul nostro Paese: dopo l’entusiasmo iniziale, i cittadini di Pietrammare, tutti, senza distinzioni, ad eccezione di uno, si ribellano contro il sindaco paladino della raccolta differenziata, crea un’isola pedonale in centro, rimette in strada i vigili urbani a controllare le licenze dei commercianti e abbatte le ville abusive. Natoli addirittura chiude la vicina fabbrica che violava tutte le norme sull’inquinamento facendo perdere il posto di lavoro alla sorella. Così, la ribellione parte dal parroco, infuriato perché si è visto recapitare una cartella esattoriale.

-Ma, a te, il permesso di vendere frutta e verdura chi te lo ha dato?
-Mio padre.

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Ciò che è vibrante ne L’ora legale è che i corrotti non sono solo i politici, ma i cittadini: Natoli applica le leggi e rivede le rendite catastali, non concede favori o corsie preferenziali a nessuno compresi Salvo e Valentino che chiedevano di ampliare il chiosco e la gente di Pietrammare si ribella. Salvo e Valentino mettono in piedi la loro macchina del fango. Iniziano con le minacce al primo cittadino (e cognato), ma non avendo il coraggio di decapitare un cavallo per deporne la testa nel letto di Natoli in stile Don Vito Corleone preferiscono comprare del pescespada e lasciarlo tra le lenzuola ancora col limone in bocca. Il sindaco non si arrende alle tragicomiche minacce e così i due scatenano l’Arma X: nottetempo costruiscono una veranda abusiva nella casa al mare di Natoli che viene travolto dallo scandalo, al grido “tutti sono uguali/tutti rubano alla stessa maniera”.

Le regole si aggiustano, non ci possiamo aggiustare noi per le regole.

C’è un enigmatico Alessandro Roja che impersona un fantomatico agente dei servizi deviati che aiuta i malcapitati Salvo e Valentino a sbrigare la questione. La stagione dell’ora legale è terminata e gli orologi tornano a segnare il tempo delle vecchie tarantelle non prima di un accorato appello al popolo dell’ormai delegittimato sindaco che si conclude con un coro di “cornuto” gridato da tutto il paese riunito in piazza.

Finché si limita alla lettura in chiave comica di un’intuizione mica male, Ficarra e Picone sono una macchina da risate, generosi nel lasciare spazio ai comprimari (tra cui Gullotta, Catania e Sperandeo), ma allo stesso tempo agitando il dito verso gli italiani, l’inadeguatezza e l’incapacità di rispettare un livello minimo di viver civile, una nazione di ipocriti per i quali le regole valgono solo per gli altri, schiavi della chiesa e dei poteri occulti che governano la nostra esistenza. Peccato che, al di là di ciò, la sceneggiatura non riesca a fare un salto ulteriore, incartandosi nel tentativo di spremere una morale, una spinta ideale che salvi il film dall’essere “solamente” un film comico. Ciò anche per colpa della scarsa personalità dell’interprete di Natoli, Vincenzo Amato: il suo accorato appello verso la piazza che ne reclama la testa manca della forza e del carisma che rendano davvero assurda la situazione: solo scegliendo un Barabba in luogo di un Gesù, la storia sarebbe diventata davvero esemplare. E ahimè Natoli non è Gesù e Ficarra e Picone infine se ne lavano le mani del futuro di Pietrammare. Ecco perché il duo comico vince la battaglia delle risate ma perde inevitabilmente quella della guida del paese. Per fortuna.

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***½ Non hai mai sentito nominare il Millenium Falcon?

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