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Guardiani della Galassia Vol. 2 – Apoteosi dell’intrattenimento cazzone

Star-Lord: Allora, che facciamo adesso? Qualcosa di buono? …Di cattivo? …Un po’ e un po’?
Gamora: Seguiremo te, Star-Lord.
Star-Lord: Un po’ e un po’.

Guardiani della Galassia Vol. 2 locandina poster italianoFiniva con questo dialogo tra i personaggi interpretati da Chris Pratt e Zoe Saldana il primo Guardiani della Galassia ed è la sensazione che resta alla fine di Guardiani della Galassia Vol 2, il nuovo film sulle avventure dell’ensemble di banditi e mascalzoni guidati da Star-Lord, composto da Rocket (voce originale di Bradley Copper), Drax (Dave Bautista), la già citata Gamora e Groot (voce originale di Vin Diesel).

Ebbro di quel successo di pubblico e di critica, il regista James Gunn ha calcato, pesantemente, la mano su tutti gli aspetti che avevano stupito del primo film: il modernariato musicale e culturale pop degli anni Ottanta, il recupero dei sussulti finali della disco music e un clima generale che con una parola molto in voga alla Sorbona ai tempi di Erasmo da Rotterdam potremmo definire “cazzone”. Il buon Erasmo sarebbe orgoglioso di poter dare del cazzone a James Gunn, talmente sicuro di sè di giocarsi la prima scena action del film tutta sullo sfondo inquadrando Baby Groot che balla mentre infuria la battaglia. Prima ancora, in un flashback degno del giovane James T. Kirk che nello Star Trek di Abrams ruba un’automobile e la schianta in un canyon al ritmo di Sabotage dei Beastie Boys, ci presenta Kurt Russell con una chioma degna dei suoi anni ruggenti, anzi forse di più, che va a spasso per gli anni Ottanta con una bella bionda al suo fianco in una decappottabile e musica a tutto volume che pomicia e dice frasi sull’amore.

Il film è un po’ tutto così: l’azione è messa da parte, per dare spazio ai personaggi e alle loro interazioni. La cosa funziona quando Star-Lord, Rocket o Drax (notevolmente ampliato il “peso” di Dave Bautista in termini di battute rispetto al primo film) cazzeggiano, si lanciano in dialoghi tarantiniani nel bel mezzo di una battaglia, maramaldeggiano nei nostri ricordi di quarantenni cresciuti a pane, televisione e videogames (con riferimenti a David Hasselhoff, Cin Cin o Pacman); anche l’inserimento di una icona generazionale come Sylvester Stallone assolve a questa funzione, un po’ meno quando Gunn cerca di farci affezionare alla ricerca della figura paterna di Peter Quill/Star-Lord e la solidificazione di rapporti familiari tra i 5 membri dei Guardiani: li abbandona sull’austrada della galassia, in un pianeta lontano lontano a parlare di loro stessi e di come è stato bello scoprire di avere una famiglia. Il tutto sembra alquanto  fine a se stesso: il cazzeggio che ha come solo obiettivo la coazione a ripetere di un modello seriale per un episodio 3 e un episodio 4 e così via, un Genitori in Blue Jeans con i mamma e papà giovanili ma costretti a essere severi e i figli scapestrati, in uno stato di perenne anarchia narrativa. Il tutto in un contesto completamente scollegato anche dalle vicende degli Avengers. Ciò è divertente fino a un certo punto, poi ti cala la palpebra.

Le migliori frasi

Benvenuto nei Guardiani della Galassia spaccacubi. Ma non ha detto proprio cubi

Nell’universo esitono due tipi di persone: quelle che ballano e quelle che non ballano

Fortuna non avrai se col papero non ci vai

fight club stellette cinema** Ragazzi, state commettendo un grosso sbaglio.

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