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Logan-The Wolverine di James Mangold: anche gli X-Men hanno la sciatica

logan the wolverine locandineJohnny Cash che canta The Man Comes Around sui titoli di coda è il perfetto punto esclamativo per Logan-The Wolverine di James Mangold, crepuscolare western su due eroi caduti che hanno combattuto troppe battaglie e alla fine hanno sconfinato nel lato oscuro.

Nel 2029, in una linea temporale non meglio identificata, probabilmente espressione diretta di X-Men: Days of Future Past, Logan/Wolverine (Hugh Jackman) cerca una via di fuga mentre i mutanti sono praticamente estinti e tra i pochi sopravvissuti ci sono lui, Xavier e Calibano. Il vecchio Professor X (Patrick Stewart) è malato, sente le voci e non è in grado di controllare i suoi poteri e probabilmente neanche la vescica. Le voci gli dicono di premere control-alt-canc oppure di consultare Aranzulla per bloccare la valigetta nucleare di Trump. Logan cerca di raccogliere i soldi necessari per comprare una barca e portare il vecchio a vivere in mare aperto dove la sua mente disturbata non possa provocare danni come già accaduto in passato e lui possa affogarlo senza fatica, sedia a rotelle compresa, lasciando che le urla si perdano nello spazio tempo insieme a tutte le Sentinelle massacrate due film fa. I tre vivono secondo le regole del freeganismo che non significa che fregano ciò di cui hanno bisogno ma invece che utilizzano strategie di vita alternative basate sulla partecipazione limitata all’economia convenzionale e sul minimo consumo di risorse. Insomma se ne stanno per cazzi loro, mangiano dai barattoli e bevono la loro pipì.

Il vecchio Wolverine è, per l’appunto, vecchio, le cicatrici faticano a rimarginarsi, induce troppo nell’alcol e anche i suoi artigli hanno l’artrite e non si estraggono e ritraggono comw un tempo. Dice che non è l’unica cosa di Logan che fa fatica ad alzarsi… Insomma al nostro eroe serve una bella revisione e lucidatura, soprattutto un fisioterapista perché il caro vecchio Logan soffre di sciatica e zoppica vistosamente. Qui il punto di contatto tra l’uomo e il mutante si fa più urgente. Uomini scaltri come voi possono capire immediatamente che la cosa può essere un problema se l’esercito di un’azienda che traffica in mutanti decide di mettersi sulle tracce di Logan e la sua non troppo allegra brigata. Uomini scaltri come me capiscono immediatamente la sofferenza del povero Wolverine: io ho la sciatica da due settimane e sto andando al manicomio. Tutte quelle ore in piedi ad aspettare l’autobus oppure seduto di fronte a un computer oppure seduto di fronte a un McChicken, possono logorare la pazienza di chiunque. In effetti Hugh Jackman/Wolverine/Logan è incazzato nero, pronto per un frenocomio, un asilo per alienati, malgrado cerchi di gestire la rabbia ma quando lo fanno sclerare, non si risparmia, affetta teste come se non ci fosse un domani. Ma non è più il Wolverine di una volta: impresse sul corpo ci sono le ferite della lunga carriera di X-Men a cui spesso i personaggi del film di Mangold fanno fanno riferimento (addirittura uno dei cattivi gli dice “sono un tuo fan”). Ciò perché nella linea temporale di Logan addirittura hanno scritto dei fumetti sulle avventure degli X-Men. Fumetti da cui trarranno dei film. Film che verranno massacrati dagli haters. Ma questa è tutta un’altra storia.

Proprio inseguendo quelle suggestioni Logan diventa un lungo viaggio on the road alla ricerca della salvezza, in cui sono continui i rimandi e i rimpalli nel rapporto padre-figlio-figlia/nipote giocato prima lungo l’asse Wolverine-Professor X (Patrick Stewart), la figura paterna che il mutante dagli artigli di adamantio ha sempre cercato, e tra lo stesso Wolverine e la giovane bambina che deve proteggere e che ha i suoi stessi poteri rigenerativi e, purtroppo, le sue stesse armi. Logan si trova a lottare con una figlia undicenne che deve educare e plasmare per donarle un lascito che l’aiuti in un futuro in cui sarà probabilmente braccata come è accaduto a lui. In tutto questo, deve cercare di sopportare la sciatica. So problemi. In questo ménage familiare, Xavier si ritrova a giocare con una nipotina e per la prima volte in millemila film degli X-Men avere Patrick Stewart in squadra si rivela utile: l’attore consegna un uomo tanto vicino alla morte quanto all’illuminazione, perché la sua lucida follia segue una logica mutante.

Segnalo tre cose a caso

Logan è il primo film su un supereroe Marvel che ha come titolo un suo alterego;

Scopriamo il vero nome di Wolverine, James Howlett;

Non c’è nessuna scena dopo i titoli di coda, andate in pace.

bianca nanni moretti pagelle stellette cinema coccinema****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.

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