Alcol, patatine, subumani, emozioni e pannoloni: cronaca di una pazza Notte degli Oscar
È stata la Notte degli Oscar delle prime volte, ma quello che è avvenuto al Dolby Theatre di Los Angeles ha dell’incredibile. Con una gaffe senza precedenti, ai due presentatori dell’Oscar al Miglior Film è consegnata la busta sbagliata (quella della premiazione precedente a Emma Stone) e sotto il peso degli anni e del botulino Warren Beatty e Faye Dunaway non si accorgono dell’errore materiale, proclamano La La Land vincitore ma poi una mano pietosa da dietro le quinte recapita sul palco la busta giusta e sono gli stessi produttori del musical che fino a un momento prima stavano facendo festa ad annunciare il premio a Moonlight.
Quella del film di Barry Jenkins è la beffa suprema in una notte in cui gli echi di Trump e degli scontri razziali che si sono susseguiti negli States nell’ultimo anno e mezzo hanno colorato le votazioni. Non so se Viola Davis, Mahershala Ali e Moonlight meritassero di più degli altri ma l’impressione è che da #OscarSoWhite a oggi, il vero padre padrone onbra dell’Academy sia diventata la situazione sociale e politica americana.
Aldilà della gaffe finale, Jimmy Kimmel se l’era cavata tutto sommato dignitosamente, evitando di sovraesporsi, lasciando l’apertura a Justin Timberlake e al suo trascinante Can’t stop the feeling (brano candidato per Trolls), aperto con un divertente monologo, soprattutto breve (“Questa trasmissione è vista in 225 paesi che ci odiano” o rivolgendosi a Chazelle “una nomination per ogni anno di vita di Damien, se vince potrà scegliersi il college” e l’invocazione per l’applauso alla “super super valutata Meryl Streep… hai un bel vestito… è un Ivanka?”).
La prima sorpresa della serata è stata il premio come Miglior Attore non protagonista a Mahershala Ali, il portaborse di Frank Underwood in House of cards, premiato per Moonlight.
Per l’Italia gloria con Bertolazzi e Gregorini con il trucco e parrucco di Suicide Squad in cui hanno messo il porridge sulla faccia di Margot Robbie per cercare di riuscire nella missione impossibile di farla apparire brutta.
Niente Oscar per Fuocoammare, come da pronostico vince O. J.: Made in America.
Poi è il turno di Viola Davis parla mezzora, Shirley MacLaine ancora carica di grazia e l’Oscar di Trump, quello a Farhadi, ritirato da Anousheh Ansari, prima iraniana nello spazio che ha letto il messaggio di accettazione del regista.
Subito dopo il paradosso si impadronisce del Dolby Theatre: un gruppo di tizi che stavano su uno dei pullman per fare il tour della città – una roba da subumani, ma come ti viene a visitare una città come se stessi sul carro bestiame che ti porta al lavoro? – viene paracadutata dentro la cerimonia: dovevate vederle quelle facce estasiate. Qui Kimmell si è superato invitando tutti ad “andare a toccare l’Oscar di Mahershala”.
Alla realtà e alle divinità ferite nel corpo ma ancora indomite nello spirito ci riporta Michael J. Fox, protagonista di un divertente duetto con Seth Rogen prima di annunciare l’Oscar per il Miglior montaggio. L’attore di Steve Jobs ha raccontato il suo amore per la saga di Ritorno al futuro prima di lanciarsi con Fox in un breve duetto canoro su The Schuyler Sisters, brano tratto dal musical evento Hamilton.
Tra un lancio di caramelle e l’altro, Kimmel ha mandato un tweet a Trump (“Sei sveglio? Meryl ti saluta”) e poi ha fatto leggere ad alcuni attori e attrici alcuni dei tweet carichi di odio che ricevono ogni giorno.
Non manca l’In Memoriam fino al papocchio finale in cui Kimmel ha dovuto cambiare il pannolone a Beatty e Dunaway sul palco e all’incapace nelle retrovie che li ha messi entrambi in difficoltà.
“Well I don’t know what happened. I blame myself for this… Let’s remember, it’s just an awards show. I mean, we hate to see people disappointed, but the good news is we got to see some extra speeches. We have some great movies. I knew I would screw this show up, I really did. Thank you for watching. I’m back to work tomorrow night on my regular show. I promise I’ll never come back. Good night!”.
La battuta della serata? And the Oscar goes to… La La Land.
Scherzi a parte, eccola. Kimmel: “Ciascuno di voi verrà qui a fare un discorso su cui il presidente twitterà dal cesso domattina, assolutamente tutto in stampatello”.
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