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Noi siamo noi, ma chi cazzo siete voi? La recensione doppione

NOI locandinaQuattro persone si presentano sul vialetto dei Wilson, sono tutti vestiti allo stesso modo, come i prigionieri di Guantanamo. Guardando meglio,  i Wilson si accorgono che sono in tutto e per tutto uguali a loro, dei cloni, coi volti trasfigurati da un dolore e un odio profondo, il sorriso grottesco oppure nascosto da una maschera inquietante. Insomma, sono dei Salvini, ma come noi. 

Noi, il nuovo film di Jordan Peele, è il primo dopo il clamoroso successo di Scappa – Get Out; inizia così, con una famigliola afro-americana che va a trascorrere una vacanza al mare, l’incomunicabilità genitori-figli, le tensioni tra moglie e marito e con gli amici-vicini con cui fare a gara a chi ha la macchina più grossa. Delle normali esistenze americane del cazzo. 

Quando i contorni di Noi si fanno più chiari, siamo di fronte al classico home invasion: i Wilson sono prigionieri, legati, minacciati. Gli estranei vogliono giocare con loro, giocare a ucciderli. Non c’è niente di scontato però nel cinema di Peele, anzi, Noi va avanti, alzando continuamente la posta, finché l’invasione da casalinga diventa nazionale. Un autentico popolo di doppioni, livorosi, incapaci di parlare, vive nel sottosuolo degli Stati Uniti d’America. E ora vuole vendicarsi.

Chi siete voi?
Siamo americani. 

Noi richiede innanzitutto un atto di fede e di abbandono alla premessa fantasy che lo anima, e di arrendersi quando Peele fa all-in e si gioca tutto. Con la protagonista Adelaide (una splendidamente doppia Lupita Nyong’o), continuiamo a scendere nella tana del Bianconiglio, sempre nelle profondità della terra e nel cuore nero d’America. Noi è un horror, ma racconta anche e soprattutto la nostra società, come ci siamo lasciati andare all’apatia, ai ritocchini, al consumismo e come nel frattempo i fantasmi sono cresciuti alle nostre spalle e sono arrivati, all’improvviso, al buio, a chiederci il conto. E se Scappa – Get Out costruiva una metafora piuttosto banale intorno alla premessa data per scontata del razzismo dell’America bianca e benestante, Noi è più profondo, si guarda allo specchio e si chiede chi cazzo c’è dall’altra parte a rimandarci lo sguardo, più incazzato e oscuro di come ricordavamo. 

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Jordan Peele ti lascia mille domande in testa. Ad esempio (SPOILER IN ARRIVO): nel momento in cui scopriamo che il piano dei “tethered” o i cloni è quello di replicare l’esperimento di Hands Across America, ovvero tenersi per mano da una costa all’altra degli USA, non diventa evidente che trent’anni prima le due bambine si erano scambiate? Che Red era andata in superficie a vivere la vita di Adelaide e viceversa? Perché tutti parlano di un clamoroso colpo di scena? Bene o male quello spot era uno degli ultimi ricordi di vita vera di Adelaide… Red, isolata nel sottosuolo, cosa ne poteva sapere?

bianca nanni moretti pagelle stellette cinema coccinema****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.

One thought on “Noi siamo noi, ma chi cazzo siete voi? La recensione doppione Lascia un commento

  1. Bella recensione! Secondo me Peele era stato più “quadrato” con Get out, in Us si è perso un po’: la storia fa un po’ acqua, ha voluto/dovuto metterci uno spiegone a due terzi di film, ha mostrato ciò che non doveva mostrare (la bambina che si scambia) e non ha mostrato ciò che doveva mostrare (ma tutte quelle tute, guanti da golf, forbici… da dove vengono, per esempio?)… insomma, ben fatto ma spero faccia meglio la prossima volta! Se hai voglia di passare, ho scritto pure io una recensione sul mio blog!

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