Vanishing Point: recap e recensione del nono episodio della seconda stagione di Westworld
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Vanishing Point è il nono episodio della seconda stagione di Westworld, prepara il season finale e, sebbene non faccia progredire più di tanto la nostra conoscenza del “mondo dei robot”, grazie a un perfetto incastro di regia, montaggio e interpretazioni straordinarie si impone come uno dei migliori episodi della stagione.
Se continui a fingere non ricorderai più chi sei. Juliet
Il titolo dell’episodio, Vanishing Point, significa “punto di fuga”, ovvero quel punto dove, nella prospettiva, tutte le linee parallele sembrano convergere e, proprio intorno a storie parallele che sembrano inseguirsi e raggiungere un punto (l’Oltre Valle o La Forgia), è organizzata la puntata attraverso un alternato gioco delle coppie. Seguendo questo ordine iniziamo con la coppia di fatto Ford-Bernard. Il personaggio interpretato da Anthony Hopkins non ha mai lavorato così tanto come da quando è morto. Infilatosi come un malware nella testa di Bernard Lowe (Jeffrey Wright) cerca di influenzarne le scelte, come quando gli chiede di sbarazzarsi di Elsie. Ma Bernard ha intrapreso un percorso opposto rispetto a quello di Dolores: se la ragazza insegue i suoi obiettivi uccidendo chiunque si opponga, Bernard rispetta ogni forma di vita, così sceglie di liberarsi del codice maligno di Ford scaricato nella sua mente durante la permanenza ne La Culla. Prima però, Ford ha convinto Bernard a consentirgli di lasciare un messaggio a Maeve, “la sua preferita” che l’ha sorpreso perseguendo un percorso particolare, ritrovare sua figlia, un obiettivo che si è scelta da sé. Così, Ford le fa un ultimo regalo e sul profilo digitale di Maeve leggiamo “Unlocking Core Permission”. Ora Bernard punta dritto verso la Forgia, dove tutte le coscienze degli ospiti di Westworld sono concentrate.
Saremo le prime persone in questo mondo a fare una scelta vera. Dolores
Dolores (Evan Rachel Wood) continua nei suoi desideri di conquista o, meglio, di fuga. Lungo la strada verso l’Oltre Valle si scontra con la nazione fantasma e finisce in carneficina. Ma qualcosa nel “codice” di Teddy (James Marsden) si rompe o, meglio, si apre. In una scena in parallelo con quella in cui Dolores aveva portato il suo innamorato ad ammirare un’ultima volta i luoghi della loro infanzia prima di modificare il suo codice, lo sceriffo di Sweetwater mostra di ricordare tutte le sue vite passate, addirittura il giorno in cui in un freddo laboratorio aveva visto Dolores per la prima volta. Teddy ha capito di essere stato riprogrammato per diventare il killer spietato di cui Dolores aveva bisogno per vincere la guerra, ma la sua vera natura ha il sopravvento, per lui non ha alcun senso conquistare le libertà per compiere gli stessi orribili gesti di chi li ha creati e sfruttati senza pietà per il loro divertimento. Così Teddy sceglie e sceglie di togliersi la vita.
Non sono un residente che fa finta di essere un umano, sono una figlia che fa finta che gliene freghi qualcosa del padre. Emily
Il gioco delle coppie culmina con William-l’Uomo in Nero (Ed Harris) che affronta la figlia. La ragazza ricostruisce le ultime ore di vita della madre, domandandosi cosa può averla spinta a suicidarsi. In un gioco di scatole cinesi, lo sceneggiatore dell’episodio Roberto Patino ci porta sempre più dentro il mistero. Dopo una festa in onore di William (un’altra? Ma stanno sempre a festeggiare?), l’uomo ha uno scontro piuttosto duro con la moglie Juliet (interpretata dalla sempre affascinante Sera Ward): la donna ha capito che suo marito nasconde qualcosa, che indossa una maschera, che non è l’uomo che vuole far credere che sia. Prima di togliersi la vita, Juliet trova la scheda con il profilo di William che poche ore prima Ford aveva consegnato all’Uomo in Nero e lì dentro vede le spregevoli azioni di cui si è reso protagonista il marito a Westworld, così si uccide dopo aver nascosto la scheda in un vecchio portagioie con un carillon che anni prima aveva regalato alla figlia. Mentre ricorda tutto ciò, William è perseguitato dal dubbio che la figlia Emily sia l’ennesimo scherzo di Ford, un perverso gioco con cui l’antico rivale tenta di fargli perdere la ragione. Come poteva sapere Emily del profilo che aveva lasciato Ford quella sera? Ignorando che la ragazza potesse averlo trovato tra le cose della madre e giocando sulla confusione causata dall’arrivo della squadra di soccorso chiamata da Emily, William prende un mitragliatore e massacra tutti. Quando scopre, stretta tra le dita di Emily, la preziosa scheda insanguinata, l’Uomo in Nero capisce la portata del suo gesto, si punta una pistola alla testa, ma gli manca il coraggio che aveva invece soccorso Teddy; nel suo cuore e nella sua mente si annida un altro atroce dubbio: e se io fossi un androide? Un residente in cui è stata riversata la mia coscienza, dopo che, dopo tanti fallimenti, finalmente il progetto per l’ottenimento la vita eterna iniziato con James Delos è finalmente giunto a compimento? Oppure un altro perverso trucco di Ford, un gioco in cui William o Billy non sono altro che ricordi innestati, la coscienza digitale dell’Uomo in Nero, una storia inventata dal creatore del parco per il divertimento degli ospiti e, chissà, per quale altro perverso obiettivo. Così William impugna un coltello e inizia ad aprire il suo braccio alla ricerca delle prove del suo essere un robot. O un essere umano.
Vanishing Point è il nono episodio della seconda stagione di Westworld, la serie HBO ispirata al film Il mondo dei robot (Westworld) di Michael Crichton. L’episodio è stato scritto da Roberto Patino e diretto da Stephen Williams. È andato in onda nella notte tra domenica 17 giugno e lunedì 18 in lingua originale e il 25 giugno nella versione doppiata su Sky Atlantic.
Cast: Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Jeffrey Wright, James Marsden, Ed Harris, Anthony Hopkins, Sela Ward, Jimmi Simpson, Ben Barnes.
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