Il Gioco di Gerald: recensione, cast e trama. Su Netflix
Mai sottovalutare il potere della negazione. Soprattutto se siamo nelle braccia della morte.
Un gioco erotico tra moglie e marito per ravvivare un matrimonio in crisi si trasforma in un dramma. Jessie (Carla Gugino) combatterà contro se stessa, contro lo spirito di sopravvivenza, contro la voglia di cadere nell’oblio e contro i mostri che si nascondono nel buio.
Tratto da un celebre romanzo di Stephen King, diretto da Mike Flanagan (che aveva sorpreso con Oculus e fatto lavare gli occhi con la varechina per Ouija), Il gioco di Gerald cela il lato oscuro dell’umanità dietro i demoni della buonanotte sotto il nostro letto, dimostrando che il mostro peggiore è sempre l’essere umano.
Il lato sexy è subito messo da parte: non vi troverete di fronte a un 50 Sfumature di Grigio in versione milf, benché la sintesi della scheda di presentazione di Netflix lo lasci intendere piuttosto apertamente.

Però non mollate: l’idea di 94 minuti con una donna legata a un letto che cerca di restare in vita più a lungo possibile e senza vedere nemmeno mezza tetta potrebbe scoraggiare, ma non recriminate pensando ai minuti che mancano alla fine, ma superate i primi 20 minuti.
Seguendo la lezione di grandi film che si svolgono in una stanza come Carnage o Buried, Flanagan pesca a piene mani nel tesoro narrativo del romanzo di Stephen King, trasportandoci dentro la mente di Jessie, mostrando dubbi, paure, traumi e quelle inevitabili debolezze, alibi e vigliaccherie che usiamo per giustificare o nascondere i nostri fallimenti.
Prodotto e disponibile su Netflix è un thriller psicologico modificato geneticamente con l’horror che si poggia sulla solida interpretazione di due grandi comprimari, Carla Gugino e Bruce Greenwood.
La Gugino dà ancora una pista a tutte.
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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