Civiltà perduta di James Gray
Tempo di lettura: 2 minuti e 21 secondi
Il soldato che si fece esploratore per l’impero britannico. L’uomo che sfidò la morte e mise in gioco la sua vita per tornare in luoghi selvaggi e inesplorati. Il marito che lasciò sola a casa la moglie gnocca (Sienna Miller) a crescere i figli. È la storia che non ha commosso il web ma ha suggestionato James Gray che in Civiltà Perduta abbandona le atmosfere e i toni urbani dei precedenti film per lanciarsi in una avventura più dello spirito che dell’azione nelle foreste del sud America.
Protagonista un soldato dell’esercito inglese in cerca di gloria, al fine di riabilitare il nome di famiglia, interpretato da Charlie Hunnam. Percy Fawcett è catapultato quasi per caso e controvoglia in una missione di mappatura di una zona inesplorata della Bolivia al fine di scongiurare un conflitto con il Brasile per lo sfruttamento della gomma. Riuscendo in ciò che ha portato alla morte molti prima di lui, ne otterrà gloria, una nuova posizione sociale e un’ossessione: scoprire Z (da qui il titolo originale del film, The Lost City of Z) il cuore, secondo lui, di un’antica civiltà amazzonica.
Alla morte la vera sfida della vita. Percy Fawcett
Civiltà Perduta si muove lungo due dorsali: la società britannica negli anni intorno allo scoppio della Prima guerra mondiale e la foresta amazzonica boliviana. Ciascuna con le sue convenzioni, i suoi riti, la sua tribalità: la violenza del dibattito accademico all’interno della Royal Society (che ricorda certi dibattiti alla Camera dei Comuni), l’espressività misteriosa degli indigeni, la spietata esperienza della trincea dove la vita non ha valore, ma almeno rivalutata dal legame tra commilitoni, l’imbarcazione c’è lenta procede lungo il Rio, fiume che nasconde insidie e pericoli.
Il nostro mondo adesso è in preda al fuoco dobbiamo cercare altrove il modo di domare le fiamme. Percy Fawcett
In un pianeta in cui non c’è più nulla da scoprire se non il nostro animo, la nostra continua ricerca di un obiettivo, un orizzonte da superare, Civiltà perduta è un film su un vecchio mondo che non c’è più. In ciò il film di Gray è contemporaneo e il suo protagonista un eroe del nostro tempo.
Dentro ci troviamo tutto: il coraggio, l’avventura, le problematiche di una società e di una cultura che cambia, il duro confronto con ciò che non conosciamo. Siamo ai tempi in cui le culture indios dell’Amazzonia erano considerate semplicemente inferiori. Il protagonista del film è un illuminato, un soldato esploratore che è partito per compiere dei semplici rilievi e trasformerà la sua stessa esistenza, divenendo un radicale emblema di una cultura che si rinnova. In ciò non aiuta l’unico anello debole del film, l’interpretazione del protagonista, troppo poco espressivo per un ruolo così importante. Malgrado le spalle robuste e il fisico palestrato, Hunnam non regge l’impegno del suo personaggio, troppo complesso per i tuoi poveri mezzi tecnici. Pesano le rinunce di Brad Pitt (che produce) e Benedict Cumberbatch, impegnato in Doctor Strange. C’è Robert Pattinson che, per la seconda volta dopo The Childhood of a Leader, vediamo insonne alle prese con un ruolo da ubriacone, che, devo ammettere, gli viene anche abbastanza naturale.
In Civiltà Perduta ritroviamo le dinamiche profondamente familiari che caratterizzano il cinema di Gray e la sua stessa esistenza come l’abbiamo appresa in The Yard, Palpatine finalmente senza cappuccio.
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
Categorie