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Com’è Wonder Woman? Non è solo bona

wonder woman locandinaHa un solido centro emotivo e narrativo Wonder Woman di Patty Jenkins: la formazione di una giovane guerriera, concepita dal Zeus, padre degli dei, per combattere il figlio pazzo e incazzato Ares, tenuta nascosta in un’isola misteriosa, e il suo coinvolgimento nelle sorti del genere umano. Posta di fronte alla scelta, il suo destino e anche il suo meraviglioso corredo genetico le impone di sporcarsi le mani nel mondo reale, dissanguato dal primo conflitto mondiale, scoprendo, gli uomini, il maschio, i sotterfugi del mondo, la violenza, la crudeltà, l’insensatezza della guerra visti in sostanza con gli occhi di una bambina che progressivamente perde l’innocenza. 

Nel perseguire il suo obiettivo, Patty Jenkins è sostenuta da Gal Gadot, prima ingenua Mrs Smith che va al fronte e, poi, sempre più consapevole di se stessa e dei poteri di Wonder Woman, ma mano a mano che questa forza cresce scopre che solo nelle favole della buonanotte la responsabilità di un mondo feroce può essere attribuita a una persona anche se essa fosse un dio, ma una volta affondate le mani nel sangue e nella carne dilaniata dal Male scopriamo che la colpa è nostra e solo nostra. L’unica contromisura che Gal/Diana/Wonder Woman (anche se nel film nessuno la chiama mai così) riesce a trovare è nell’amore, quello che ci consente di provare empatia per il prossimo e, in fondo, è la risposta da affidare a super donna e a una supereroina che ha il coraggio di esporlo come una medaglia sul petto e non una debolezza come potrebbe accadere a un uomo. Ve lo immaginate Bruce Wayne/Batman/Benaffleckone abbozzare un sorriso e ripetere “Io credo nell’amore”? Così Wonder Woman conferma la sua essenzialità nel panorama dei cinecomics e dell’azione, il contributo che mancava: quello femminile.

Altro punto che segna una maturità raggiunta dalla DC è che Wonder Woman ha una grammatica visiva e narrativa in comune  con L’uomo d’acciaio e Batman v Superman: Dawn of Justice (meno con Suicide Squad che fin qui conferma essere l’episodio meno convincente dell’universo cinematografico della Justice League) soprattutto nelle sequenze di azione, con utilizzo di rallenti, accelerazioni e una fotografia oscura, in sequenze incendiate cosi violentemente che lo stesso cielo sembra una palla di fuoco pronta a inghiottire divinità e mortali.

Wonder Woman ha così una morale, una dialettica tra i personaggi che non rinuncia a divertire – come le battute sulla scoperta del sesso maschile da parte di Diana o il momento dello shopping (“Come fa una donna a combattere in battaglia vestita così?”) – momenti di azione a tratti esaltanti, interpreti più che convincenti – Robin Wright sempre più a suo agio nei panni della donna adamantina, guerriera e un po’ stronza -, qualche ingenuità di troppo, forse anche artatamente ricercata per delineare un personaggio centrale che in sostanza è una bambina che scopre il mondo per la prima volta, Gal Gadot bona, Chris Pine fa il capitano Kirk anche quando non è il capitano Kirk.

In soldoni: me so divertito, me so fomentato, mia figlia di sei anni non parla d’altro, ma la scena dopo i titoli di coda non c’è.

bianca nanni moretti pagelle stellette cinema coccinema****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.

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