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Steve Jobs, Sorkin, la Apple e Oscar Wilde

steve jobs film apple boyle sorkinStivgiobs di Danny Boyle e scritto da Aaron Sorkin, uno che doveva sempre avere con sé uno pronto a prendere appunti qualora, durante la minzione, gli scappava qualche aforisma oscarwaildiano; uno che alla Apple deve avere istituito una qualche sorta di polizia segreta che verificava se tutti i dipendenti bevessero almeno una volta a settimana la propria urina.

Ecco perché lo hanno fatto scrivere ad Aaron Sorkin, per sfogare la sua logorrea senza farlo passare per pazzo.

Stivgiobs è il film che vorrei far vedere al mio capo che fa il giro delle stanza per spegnere le luci, che ti mette pressione per chiudere l’aria condizionata (“il tasso di umidità è solo il 90 percento mica vorremmo diventare molli come gli Antichi Romani che le presero dai visigoti che si pulivano il culo con una marmotta viva”) invece Stivgiobs spendeva 600mila dollari che non aveva per far studiare a qualche ingegnere di grido un cubo perfetto che non fosse perfetto perché l’occhio umano non riesce a vedere perfetto un cubo perfetto, quindi tanto vale sbagliarsi di un millimetro ma un millimetro solo e allora ci vogliono dei calcoli coi controcazzi di un computer che all’epoca ancora non esiste perché l’unico che potrebbe inventarlo è Stivgiobs ma è troppo impegnato a litigare con tutti.

Stivgiobs che esce fuori dal film Steve Jobs è uno fedele al principio “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, uno che si faceva evidentemente di Campari e Spritz, visto che il film è ambientato nei minuti immediatamente antecedenti alcune delle sue più importanti presentazioni, ma noi non ascoltiamo mai quei discorsi illuminanti, quanto piuttosto i cazzi suoi con la madre di sua figlia a cui non voleva pagare il dentista e la droga, con gli ex colleghi che andavano a chiedergli il permesso di accendere l’aria condizionata quando fuori fanno 40 gradi e con tutti i computer accesi si crepava di caldo, oppure quando non voleva pagare le rate dell’università alla figlia perché… perché Stivgiobs era genovese, amico di Beppe Grillo che vent’anni dopo ha inventato un partito che è una scatola come i computer di Stivgiobs.

Titoli di coda.

Scena dopo i titoli di coda.

Kate Winslet spacca. C’è pure Fassbender ma è Kate che spacca davvero.

La citazione

Sai, forse mia madre è una donna un po’ disturbata, ma la tua scusa qual è? Ecco perché non sono impressionata dalla tua storia, papà. Perché tu sapevi che cosa stavo passando e non hai fatto niente per me e questo fa di te un inqualificabile vigliacco. Comunque “pensare” è un verbo, no? Dopo ci vorrebbe un avverbio; chiedi alla gente di “pensare diversamente”, puoi parlare quanto vuoi di Bauhaus, parlare di Braun, di semplicità e raffinatezza, di Issey Miyake e le sue uniformi, e Bob Dylan o quello che vuoi, ma questa cosa [indicando un poster dell’iMac] somiglia al “Dolce forno di Judy Jetson”! (Lisa Jobs)

woody*** È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere

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