Die Hard-Trappola di cristallo ovvero ammazza che feste di Natale organizzano i giapponesi, invitano pure Bruce Willis
Quello delle feste aziendali di Natale è un genere della vita che andrebbe analizzato a parte. Come direbbe Kant se ancora potesse “ogni scusa è buona per fare casino”. Soprattutto per farci un film. Tra le feste natalizie passate alla storia c’è quella di Una Poltrona per Due in cui Louis Winthorpe III travestito da Babbo Natale tenta di ammazzarsi non prima di aver cercato di rubare del salmone affumicato nascondendolo dentro la barba posticcia oppure quella organizzato dai giapponesi della Nakatomi la sera che John McClane decise di lasciare New York per raggiungere la famiglia a Los Angeles.
È la premessa di Die Hard-Trappola di Cristallo, film del 1988 che lanciò Bruce Willis come star del cinema di menare, creò una saga capace di macinare miliardi di dollari, quasi distrusse il Fox Plaza, un grattacielo al cinema sfigato quasi quanto le Torri Gemelle dato che, dopo essere sopravvissuto a John McClane e Hans Gruber, fu distrutto anni dopo da Tyrell Durden in Fight Club. Erano tempi belli, quando ti potevi accendere una sigaretta in aeroporto, mentre aspettavi i bagagli e indossare una pistola anche dentro l’aeroplano. Bruce mica è un frocio, lui fumava al ritiro bagagli in faccia a tutti e viemme a dì qualcosa, io c’ho er ferro!
È la vigilia di Natale, il poliziotto newyorchese John McClane (Bruce Willis) raggiunge a Los Angeles la moglie e la famiglia per trascorrere insieme le festività e tentare un riavvicinamento con la moglie. La signora Gennero (nell’adattamento del doppiaggio italiano diventa Gennaro) si è arrampicata fino ai vertici della multinazionale Nakatomi che possiede un grattacielo a Century City con gli uffici al 30esimo piano. Lì, durante la festa di Natale, arriva John McClane e lui e sua moglie hanno fatto appena in tempo a ricominciare a litigare che un gruppo di terroristi europei fa irruzione nella festa apparentemente per prendere degli ostaggi da scambiare con dei prigionieri politici. McClane è colto in flagrante mentre si trova in bagno mentre segue il consiglio del suo vicino di posto che gli aveva consigliato di camminare a piedi nudi sulla moquette stringendo a pugno le dita dei piedi per superare lo stress del dopo volo. Che poi mi sono sempre chiesto perché: cioè, ormai sei a terra, che cazzo di problema hai? Al limite, fallo sull’aereo! Questo però sarà anche il motivo per cui McClane passerà tutto il film a piedi nudi come un fottuto figlio dei fiori o un americano in vacanza in Italia.

Un altro mondo, un’altra era quando una limousine poteva dirsi equipaggiata “con tutto quello che offre la vita” quando aveva “compact, cd, tv, telefono, bar pieno, vhs”. Oggi potrebbe significare una malattia autoimmune o una gravidanza. Un tempo in cui un autista di limousine come il prode Argill che scorta McClane a Century City può pronunciarti la frase magica “Poi se ha voglia di qualcos’altro la porto in un paio di posti che conosco io”. Oggi Lapo Elkaan se le organizza su whatsapp le seratine nella chat “il trenino dell’amore tira tutta la notte”. Era un mondo più semplice quello che John McTiernan tira fuori dal libro del 1979 di Roderick Thorp, Nulla è eterno, Joe (Nothing Lasts Forever), sequel di un altro romanzo intitolato The Detective che ebbe un adattamento cinematografico con Frank Sinatra, The Detective. Era un mondo dove, in una festa aziendale che si rispetti, terroristi che fanno irruzione in un ufficio devono staccare l’uno dall’altra un uomo e una donna nudi che scopano sopra un tavolo. Che festini organizzavano ‘sti giapponesi, nel 1988, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana.
Ho scritto di Hans Gruber e il signor Takagi? Hans Gruber ha vissuto tutta la vita per degli ideali e un anno prima che crollasse il muro di Berlino, lui è esule a Los Angeles mentre cerca di distruggere uno dei simboli del capitalismo, cercando nel frattempo di portare via 640 milioni di dollari in azioni pagabili al portatore. Il suo retaggio ideologizzato al dopo scuola di Lotta Comunista lo rende portato per le letture. Così quando decide di rapinare la Nakatomi, conosce vita, morte e miracoli del signor Takagi, il padrone: è un uomo tutto di un pezzo che non si fa ricattare. Alla minaccia “dammi i codici del caveau o ti sparo” il signor Takagi risponde molto rispettosamente come Catone Uticense ovvero con un profondo desiderio di morte. I due colleghi terroristi di Gruber scommettono su cosa accadrà: quello biondo è interpretato da Alexander Godunov e perde, non gli capitava da quando scommise con la sua guardia del corpo del KGB che non sarebbe riuscito a ottenere l’asilo politico negli Stati Uniti. Il collega nero è un paraculo, aveva letto gli appunti di Gruber e sa benissimo che quando un Catone Uticense incontra un Hans Gruber armato di pistola, Catone Uticense dipingerà la finestra dell’ufficio con le sue cervella. Del resto, lui è l’afroamericano più cazzuto al computer da quando Richard Pryor provò a fregare Superman.
Intanto John McClane si è proprio nascosto nel grande grattacielo della multinazionale e inizia ad ammazzare uno dopo l’altro gli scagnozzi di Gruber, prende l’ascensore senza l’ascensore usando la cinghia del fucile mitragliatore per fare free climbing, distrugge i simboli del Natale mettendo sulla testa di un terrorista morto il cappello di Babbo Natale, legandolo a una sedia, mandandolo in ascensore al 30esimo piano e scrivendo col pennarello rosso sulla felpa del cadavere “Now I have a machine gun. Ho-ho-ho”. Se non è uno scherzo natalizio questo…
Ma perché piace così tanto?
Posso provare a dire cosa piace a me. Perché sull’Enciclopedia, alla voce ritmo, c’è la foto di Die Hard-Trappola di cristallo: McTiernan non lascia un attimo di respiro costruendo una tagliente macchina da intrattenimento. In ciò, il personaggio di McClane costituisce l’archetipo del poliziotto burbero, allergico alle regole ma che rappresenta l’uomo giusto al momento giusto perché situazioni straordinarie richiedono uomini straordinari che dopo 36 minuti hanno già la maglietta sporca di sangue (se ci fate caso, all’inizio McClane ha la canotta bianca ma a un certo punto diventa verde, secondo me avevano finito la canotte bianche). Poi c’è Alan Rickman, uno che era un attore vero e riguardandolo capisci che si sapeva divertire. A distanza di tanti anni, il mancato Oscar a Rickman per questa espressione mentre vola dal tetto del Nakatomi Plaza per me è motivo di profonda tristezza.
-Non puoi farmi niente.
-E perché?
-Perché i poliziotti hanno regole ben precise.
-Eh, è quello che dice sempre il mio capitano!
John McClane, il super-antieroe
John entra in sintonia con il pubblico, capisci immediatamente che ti puoi fidare, perché John McClane sa cosa fare: è pratico, non si perde in filosofie inutili, ha metodi spicci ed efficaci, ha l’attitudine a dire sempre quello che pensa, ama i miti americani com Roy Rogers, Gary Cooper e John Wayner. Di contro, ad eccezione di Takagi, la moglie di John, il sergente Powell e probabilmente Hans Gruber, il resto del cast è rappresentato da perfetti idioti, quasi tutti con ruoli di potere e di comando, che fanno da comico contraltare alla saggezza da contadino scarpe grosse e cervello fino di John. I due agenti dell’FBI Johnson, sciocchi fin dalla loro omonimia (“agente Johnson e Agente Speciale Johnson”) e che con la loro idiozia assecondano involontariamente il piano di Gruber. Il colletto bianco ottuso per eccellenza, l’ispettore capo Robinson, uno che è tipo il commissario Zagaria di Lino Banfi, che prima insulta i sottoposti per poi usare le loro idee, interpretato da Paul Gleeson che in carriera è stato in un altro, grandioso film natalizio, Una poltrona per due, dove interpretava lo spietato ma infine sfortunato Beeks. Dove sei ora Beeks con il tuo amico gorilla? Poi c’è la multinazionale avida di profitti che l’ideologizzato terrorista dell’est Europa ormai convertito completamente al materialismo storico marxista vuole derubare per trascorrere il resto dei suoi giorni su un atollo. Evidente anche il disprezzo per i media, disposti a tutto pur di avere uno scoop, anche a mettere in pericolo delle vite, impersonato dal personaggio di William Atherton, che avevamo visto in Ghostbusters.
Le migliori frasi e battute
Vieni in California, vedrai che bello, ci divertiremo da matti.
Ma chi è che guida? Stevie Wonder?
Sono sempre stato un grande ammiratore di Roy Rogers. Mi piacevano le sue giacche con i lustrini.
Hippie ya yee pezzo di merda
Solo John è capace di esasperare così una persona
Se farete davvero i bravi bambini non disturberete i grandi, più tardi vi farò giocare con la catena delle chiavi.
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