American Hustle/Metti cinque superstelle a prendere per il culo gli anni Settanta
Che poi la cosa che ti fotte un film, 7 volte su dieci, è l’aspettativa. Ecco le cose che mi aspettavo da American Hustle. Innanzitutto David O. Russell, ovvero il regista di The Fighter e Il Lato positivo con tutti insieme gli attori di The Fighter e Il lato positivo: Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams, Jennifer Lawrence e in più Jeremy Renner. Una storia di truffe, malavita, FBI negli anni Settanta. Tutto questo insieme, ho pensato “Casinò” oppure “Good fellas”. Sbagliato. Sbagliatissimo.
In American Hustle, un cartello a inizio pellicola ci informa che “Alcuni dei fatti raccontati sono realmente accaduti”. E infatti, è ambientato durante uno degli scandali più incredibili degli anni ’70: il truffatore Irving Rosenfeld (Christian Bale) insieme alla complice perennemente senza reggiseno Sydney Prosser (Amy Adams, slurp), è ricattato dall’agente FBI Richie DiMaso (Bradley Cooper) per costringerlo a incastrare dei politici corrotti. A tutto questo si aggiungono Jeremy Renner che imita una pessima pettinatura anni Settanta e Jennifer Lawrence che ci fa vedere come sarebbe stata la bipolare Tiffany Maxwell de Il lato positivo se fosse vissuta negli anni Settanta senza lezioni di ballo da prendere. Poi c’è De Niro che riprende Asso Rothstein proprio di Casinò e ci regala due battute di cui una in arabo.
Aspettative, scrivevo. Di “American Hustle” sorprende il tono: l’inestimabile patrimonio di attori così bravi e versatili è impiegato nel raccontare personaggi sull’orlo di una crisi di nervi, più involontariamente comici che drammatici, sempre alle prese con tracollo nervoso che rischia di ogni momento di tracimare in farsa. La commedia sembra il tono prevalente di Russell, che non disdegna di usare la musica dell’epoca per costruire quasi un musical – mancano davvero solo i numeri cantati anche se Jennifer Lawrence si lascia andare in una versione da casalinga disperata di “Live and let die” degli Wings davvero indimenticabile. Con questa ibridazione genetica, David O. Russell racconta una stangata in cui è difficile capire chi sta imbrogliando chi, una storia d’amore, una difficile storia familiare e tutto quello che si è disposti a fare pur di sopravvivere. Se devo dire la verità, quasi due settimane dopo averlo visto, ancora non ho capito se mi sono trovato di fronte a una genialata o semplicemente alle prese con un film andato fuori strada.
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Prima di tutto un film della durata di un kolossal, e non è Casinò. Poi mettiamoci che lo stile prende da quei film che già conosciamo ma il tono è tutt’altro, soprattutto la parte iniziale prima di Cooper. Si butta in un intreccio di truffe come se fosse Inception che poi abbandona per diventare orizzontale. Bale bravo finchè non si capisce che gigioneggia con la trovata dell’aggiustarsi gli occhiali; Renner che è praticamente, almeno nel make up, Joe Pesci di Casinò 🙂 Un film che non dice nulla di nuovo.. forse solo nel tono nè eccessivo-violento (non c’è nemmeno una sniffata), nè drammatico o ironico ma in un mezzo imprecisato, c’è qualcosa di distinguibile.. a parte la piuttosto buona recitazione di tutti.
David O. Russel non se la può permettere una tale prolissità 🙂
ciao.
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