Perché vedere Peaky Blinders su Netflix
Gangster eleganti si muovono nelle strade sudice di una città industriale dell’Inghilterra appena uscita dalla Prima Guerra Mondiale, luoghi maleodoranti di birra calda mischiata a piscio, incastrati tra il degrado e il fuoco dell’altoforno di un’acciaieria. È l’atmosfera di Peaky Blinders, serie tv giunta alla quinta stagione e disponibile in streaming su Netflix. Una scoperta, almeno per il vostro affezionatissimo scribacchino, lietissima nell’era dell’isolamento e del coronavirus.
Peaky Blinders è il nome della banda di criminali guidati dai fratelli Shelby, Thomas, Arthur e John, insieme alla zia Polly. Camminano da padroni nel quartiere di Small Heath, a Birmingham, dove raccolgono scommesse clandestine e sono attivi in ogni genere di malaffare. Presto, dalla lotta per il dominio nella città, la battaglia si sposta Londra, attraversa l’Atlantico, fino ad assumere i contorni dell’intrigo internazionale, dal 1919 fino al sorgere della Grande Depressione e oltre.
Perché Peaky Blinders è una serie diversa dalle altre e perché vale davvero la pena spendere 30 ore per vedere i 30 episodi che compongono le sue 5 stagioni? Come altri period drama (Downton Abbey e The English Game per citare l’ultimo arrivato) la traccia principale della trama è la scusa per raccontare un’epoca di cambiamento. Thomas Shelby (interpretato da un impeccabile Cillian Murphy) si proclama uomo del popolo, un proletario in cerca di riscatto e la forza è la via per uscire dal degrado e guadagnarsi un posto nella classe dominante. I suoi sforzi sono indirizzati a legalizzare la banda, ma i suoi tentativi saranno intralciati dalle istituzioni, dalla politica e dai rivali.
Gli Shelby hanno un loro senso della giustizia sociale e un codice che li impegna a garantire un miglioramento delle condizioni vita, non solo per se stessi, ma anche per chi condivide la loro condizione, gli emarginati, i poveri, gli orfani. In tale contesto sociale si inserisce la politica: i Peaky Blinders affrontano Winston Churchill, sono presi in mezzo ai fuochi della questione irlandese, sfiorano la rivoluzione bolscevica fino a vedere il sorgere del fascismo in Gran Bretagna.
Se la parte fondamentale di una serie tv sulla malavita, come di un film, è l’espressione stilistica della violenza, in Peaky Blinders e nella famiglia Shelby essa è soprattutto la manifestazione di un malessere psicologico. Non uccidono solo per il potere. I fratelli Shelby sono partiti volontari per la Grande Guerra, hanno combattuto nelle Fiandre e in Francia, sono tornati spezzati, con cicatrici fisiche e psicologiche. Come Jimmy Darmody, personaggio di una serie molto vicina a Peaky Blinders, Boardwalk Empire, Thomas Shelby è un reduce decorato e porta con sé i traumi di quando scavava gallerie sotto le trincee nemiche. La violenza che scaturisce da tutto ciò è più feroce, meno stilizzata, perché sincera, un atto intrinseco del carattere di ognuno.
Insieme allo stile nel vestire, altra caratteristica fondante di Peaky Blinders è l’uso di canzoni contemporanee nella colonna sonora, brani indie rock anni Novanta-2000: PJ Harvey, Radiohead, David Bowie, Tom Waits, Jack White, Arctic Monkeys e Nick Cave che ha “donato” la sua Red Right Hand, autentico inno della serie. Suoni e parole che imprimono un’atmosfera metallica, spietata e oscura. Il Duca Bianco si era subito dichiarato un fan della serie tv, così da meritarsi in regalo da Cillian Murphy uno dei baschi di Tommy Shelby.
Il cast
Cillian Murphy è l’algido protagonista. Thomas Shelby è lo stratega della banda, corroso dalla necessita di essere sempre un passo avanti ai nemici per continuare il suo sogno di supremazia. Nel corso delle stagioni, importanti nomi si sono alternati nel ruolo degli antagonisti: Sam Neill è stato il primo “nemico” di Tommy Shelby ovvero il Maggiore Chester Campbell, inviato niente meno che da Winston Churchill per fermarlo. Campbell infiltrò Grace Burgess (Annabelle Wallis), che divenne la donna della vita di Thomas, un’ossessione che negli anni continuerà a perseguitarlo. Tom Hardy è Alfie Solomons, leader della mala ebraica di Londra che insieme a Noah Taylor (il boss Darby Sabini) darà filo da torcere agli Shelby. Adrien Brody è Luca Changretta, boss della mano nera newyorchese che entrerà in rotta di collisione con gli Shelby per una questione di vendetta. Ultimo arrivato è Sam Claflin che interpreta Oswald Mosley, politico fascista realmente vissuto, con cui gli Shelby entrano in contrasto. Che la malavita, in fondo, ami la democrazia? Lo scopriremo nella sesta stagione, di cui era stata ultimata la fase di scrittura, ma la cui produzione è stata interrotta dalla crisi del coronavirus. Per lo più per motivi pruriginosi segnaliamo la presenza di Anya Taylor-Joy (The Witch, Glass, Split): è Gina Gray, moglie di Michael, cugino di Thomas, un piccolo Michael Corleone in versione british.
Continuo a pensare che un simile livello di scrittura in una serie TV si sia visto, al massimo, in altri 3/4 prodotti. Veramente eccezionale, la amo.
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