Creed 2 – recensione: Stallone e i pugili piagnoni
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Il mondo è cambiato, Rocky è cambiato, invecchiato, mai domo, ma qualche round l’ha perso, il cervello fa gong, parla con la tomba della moglie e su quella del cognato lascia del buon whiskey da bere nelle pause relax all’inferno. Una recensione di Creed II non può fare a meno di considerare che i guantoni di Sylvester Stallone sono stati consegnati a una nuova generazione di lottatori, più coscienti dei propri limiti, sensibili, che conservano ancora l’orsacchiotto con cui andavano a dormire, che coltivano un insopprimibile senso di paternità, che si confidano con la moglie e non rispondono con dei grugniti quando i Philadelphia Eagles hanno perso. Romantici e melliflui, boxeur come Adonis Creed interpretato da Michael B. Jordan non hanno paura di esprimere le proprie emozioni e i sentimenti più profondi, insomma una generazione di pugili piagnoni. Ed è questa la considerazione principale: Adonis piagne e Rocky cerca disperatamente di costringere il comune a cambiare la lampadina del lampione davanti casa mettendoli all’angolo con estenuanti sedute al telefono, un’estensione della tecnica rope-a-dope che possiamo tentare anche noi con un call center a caso.
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Con il ring invaso dalle lacrime è difficile boxare e se è vero che nello spazio nessuno può sentirti urlare, in un’arena con 20 o 30 mila persone sugli spalti per Bianca (Tessa Thompson) affetta da progressivo deficit uditivo è possibile percepire dalle vibrazioni nell’aria se il suo uomo vincerà o perderà l’incontro.
Io dico: famme giocà due euro perché visto quanto piagne Creed me farei na domanda e me darei pure na risposta.

Il regista Steven Caple Jr fatica a tenere insieme il film senza qualche caduta di stile da cinepanettone, come la scena di seduzione tra Adonis e Bianca con riflessa sulla finestra la Tour Eiffel di Las Vegas, ma al di là di ciò, lavora tantissimo sulla costruzione della tensione, grazie all’eccellente script di Stallone e Juel Taylor. Creed II rincorre il suo immediato predecessore, Rocky IV, come in alcune inquadrature e movimenti coreografici durante la sfida conclusiva tra Viktor Drago e Adonis Creed; avvicina i due villain che arrivano dall’est come la cometa in Deep Impact o il Generale Zod e i suoi scagnozzi in Superman 2. I Drago sono cattivi, sono stronzi, pensano solo ad allenarsi e a distruggere ogni avversario per raggiungere il riscatto dopo l’esclusione sociale subita da Ivan a causa della sconfitta contro Rocky e la conseguente fuga di Brigitte Nielsen – scusatela era impegnata nell’Isola dei Famosi tedesca, in Squadra Speciale Stoccarda, a fare la contadina nella versione francese de la Fattoria poi dite che tedeschi e francesi nun ce vonno bene che se so caricati Brigittona togliendocela dalla previdenza del Belpaese. La strategia della vendetta è la chiave che hanno scelto per il successo e cinicamente la conducono fino alle estreme conseguenze. Ma i Drago, ahimè, sono il “mai ‘na gioia” del cinema mondiale, eternamente secondi, eternamente a un passo dalla vittoria, eternamente sconfitti per una scelta stupida o un eccesso di romanticismo come dare un pugno a un avversario già a terra o cedere i migliori calciatori quando sei arrivato a un passo dalla Juve. Del resto, i Drago vestono giallorosso! Portano sfiga perfino alla loggia massonica dei putiniani che frequentano negli USA, probabilmente i responsabili del Russiagate.

Creed II non fa che ricordarci che desolata valle di lacrime sia la vita, come non smettiamo mai di fare i conti con i genitori anche se sono morti prima che noi nascessimo, che le madri davvero toste sono quelle che trattano il figlio a pesci in faccia perché affronti le proprie sfighe e pure le sfide e che se tua madre è così, anche tua moglie ti tratterà da pezza da piedi, ma tu sei un pugile sensibile che non si vergogna di piangere e mettere a nudo le proprie debolezze, al costo di farlo su un ring in mondovisione ed essere bastonato da un avversario interpretato da uno con il cognome da difensore centrale rumeno, Florian Munteanu. Del resto tutto torna, Adonis nella realtà si chiama come forse il giocatore di basket più forte di tutti i tempi. Io preferivo Magic Johnson, ma questa è un’altra storia.
****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura:magari non serve, ma è sublime.
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