The Cloverfield Paradox – “Daniel Bruhl spiega cose”, edizione Spoiler
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Su una stazione orbitante ci sono un americano, un’inglese, un tedesco, un russo, una cinese e c’è pure un irlandese e notoriamente gli irlandesi di spazio o fisica o calcio non capiscono un cazzo ma questo irlandese in particolare ha la faccia di Chris O’Dowd e sta lì solo perché come si muove fa ridere. Insomma, sulla Terra c’è grossa crisi, bisogna fare la fila per la benzina e mentre aspetti si verificano almeno 4 o 5 blackout e l’unica speranza per l’umanità è che una banda di ricercatori da barzelletta faccia funzionare un acceleratore di particelle che in quanto tale dovrebbe fornire infinita energia. Nel preciso istante in cui nell’introduzione di The Cloverfield Paradox pronunciano le parole “Acceleratore. Di. Particelle” visualizzo subito tutti i differenti modi in cui si possono procurare delle lacerazioni dello Spazio Tempo con un acceleratore di particelle affidato a un gruppo di imbranati. Tesseratto dell’amore di Nolan scansate. Del resto è un film di fantascienza… E così…
E così in The Cloverfield Paradox l’acceleratore di particelle va in bomba e la Terra sparisce! Hanno inventato La Morte Nera! Come in un Guerre Stellari qualsiasi, prima, seconda o terza trilogia, stiamo parlando sempre di raggi distruttori di pianeti. Allora The Cloverfield Paradox con la mossa Kansas City prova a diventare qualcos’altro… Indecisi su dove andare a parare e fuorviati da JJ Abrams che qua produce, pensano che si svolta mettendo di tutto un po’ nei 102 minuti del film. Parte così il treno dei contributi, una sequenza di riferimenti cinematografici che non fanno altro che portarti fuori strada per poi accompagnarti su una scorciatoia che conosci benissimo e sai che si finisce nel solito pub a bere birra ricordando quando eri pischello… La prima volta che ho visto un alieno esplodere fuori dall’addome di un essere umano… la prima volta degli scampoli di assenza in un due differenti dimensioni in un multiverso dove non puoi incrociare i flussi o le posate a tavola che mamma si incazza… L’ebbrezza di un equipaggio chiuso in una scatola che gira intorno alla Terra nello spazio che inizia a dare di matto.
I barzellettieri di JJ ci portano letteralmente a spasso nella fantascienza, da Star Wars al momento Alien, passando per Solaris, ricordando le simpatiche trovate alla Famiglia Addams che non c’entra niente ma fa tanto risate gotiche. Soprattutto, non capendoci un cazzo. “Secondo la correlazione quantistica dovremmo tornare indietro”: quando Daniel Bruhl spiega le cose provo sempre un senso di inquietudine, come quando voleva togliere tutta la carrozzeria alla sua Ferrari e vincere il Mondiale Formula 1 guidando solo con le quattro ruote, il motore, tre pedali e il volante oppure quando Hamilton (tranquilli, è uno dei personaggi non il pilota) pensa sia meglio trasferirsi nell’altra dimensione spazio temporale per rubare il marito e i figli a se stessa piuttosto che limitarsi a mandare un messaggino vocale con il Whats App intergalattico.
Un’idea come quella di vendere come una saga tre film che hanno quasi nulla in comune, se non il tentativo di riempire gli enormi bianchi che li separano solo per non ammettere una cosa: con Cloverfield, JJ continua a prenderci per il culo.
Il cast di The Cloverfield Paradox: Gugu Mbatha-Raw, David Oyelowo, Chris O’Dowd, Daniel Brühl, John Ortiz, Aksel Hennie, Ziyi Zhang, Elizabeth Debicki e Roger Davies.
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