Il racconto dei racconti di Matteo Garrone: chi se fa l’affari sua…
“Ma chi è? Ceccherini?” Così, all’unisono, esclamiamo io e mia moglie durante la visione dell’acclamato Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone. Ceccherini… L’utile idiota di Pieraccioni è una delle poche cose che hanno suscitato il nostro stupore in un film attutito, giocato tutto sott’acqua come il duello tra il re di Selvascura e il drago albino il cui cuore bollito e mangiato dovrà consentire alla regina (Salma Hayek) di concepire finalmente un figlio.
Il bambino arriva, dopo una gestazione di un giorno ma il re ci rimette la pelle. Non solo: resta incinta anche la vergine che ha dovuto bollire il cuore del drago. I bambini che nasceranno saranno uguali come due gocce d’acqua e nel tentativo di separarli la regina ci rimetterà le penne.
I suoi vicini sono il re di Altomonte (Toby Jones) – che accudisce una pulce come animale domestico – e il re di Roccaforte (Vincent Cassel), uomo assatanato di sesso che esordisce con un’ammucchiata con due bonazze appena accennata: eh no caro Garrone, ricorda che non si interrompe così un’emozione.
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Così sono proprio le emozioni a latitare in questo freddo fantasy gotico del regista di Reality e Gomorra. Qualche scena nasce per sconvolgere, disgustare e certamente l’allestimento di stampo internazionale è superiore a tanto cinema italico e italiota. Anche la scelta delle location aiuta certamente a perpetrare l’immagine di Italia terra di magie, ma in fondo, benché ci siano tutti gli ingredienti – pozioni, re, principesse, regine, draghi, incantesimi, misteri – sono proprio la magia e il mistero a latitare e anche dove dovrebbe stupire, Il Racconto dei Racconti annoia.
Per fortuna, Ceccherini muore senza profferire parola, perché rinnega il principio donburiano che “Chi se fa l’affari sua torna sano a casa sua”.
**½ Non sei andato malissimo ma neanche troppo bene… come il Tottenham
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