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Gangs of London – La recensione

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La recensione di Gangs of London, la serie tv creata da uno dei più importanti registi action del nostro tempo, Gareth Evans, deve tenere conto di alcuni fattori. 

Parte più o meno come Il Padrino: qualcuno uccide uno dei più importanti boss di Londra, Finn Wallace. Il figlio, Sean, parte in quarta come Sonny Corleone e decide di mettere a ferro e fuoco la città, dando la caccia a chiunque sospetti di essere coinvolto. Dal linguaggio al casting, l’idea generale della serie è fare di Gangs of London una sorta di Peaky Blinders ambientato nel nostro tempo. Negli anni Venti del XXI secolo, come negli anni Venti del XX, la malavita segue un preciso confine etnico: ci sono i turchi, gli armeni, gli albanesi, gli irlandesi. Solo i Wallace non sembrano avere una precisa connotazione: la loro famiglia criminale nasce dall’incontro e l’unione di due amici, Finn Wallace e Ed Dumani, insieme hanno preso il controllo della città. Riciclano il denaro proveniente dalle loro attività criminali nella costruzione di enormi grattacieli, ma la morte del boss mette tutto a rischio. 

La scelta è di raccontare un mondo diviso etnicamente in una delle città più multiculturali del mondo. L’idea visiva è di ignorare la Londra da cartolina, ma mostrare sobborghi disperati, quartieri terra di conquista di graffitari e spacciatori, qualche zona chic e residenziale, dei luoghi più turistici appena si intravede la cupola della Cattedrale di San Paolo. Non sembra Londra, ma Gotham, una ideale estensione del vicolo puoi in cui sono morti i genitori di Bruce Wayne.

L’ideatore della serie tv è Gareth Evans, probabilmente il regista di azione più importante del nostro tempo e, sebbene diriga solo due episodi (il primo e il quinto), il tratto più importante di Gangs of London è proprio l’azione: almeno per i primi due terzi di stagione, in ogni episodio c’è almeno una scena clamorosa. Se due anni fa La Battaglia dei Bastardi de Il Trono di Spade ha rappresentato la sfida a chiunque volesse fare azione e guerra in tv, un modo rivoluzionario di pensare e immaginare una battaglia sul piccolo “grande” schermo, Evans porta la lotta nelle strade, sfidando le possibilità della fisica dei corpi. In Gangs of London non c’è tregua. Dopo il primo episodio non guarderete più sul gioco delle freccette con gli stessi occhi, andando avanti scoprirete che perfino la Danimarca ha dei corpi speciali di élite dell’esercito e sono cattivi, cazzuti e spietati, che un tranquillo cottage di campagna perduto nella brughiera inglese con una teiera che fischia in cucina può trasformarsi in un bunker degno della Corea del Nord, che un campo di roulotte abitato da zingari può essere devastato anche senza ruspe: bastano una decina di mitragliatori automatici.  

Episode 01
Episodio 1, doppio calcio degno dei Superboys

Quando però avete finito di tenere il fiato sospeso e di coprirvi le orecchie per il suono delle pallottole che sibilano e l’agghiacciante rumore delle ossa che si spaccano, quando il fumo delle esplosioni si sarà posato e il sangue si sarà raggrumato, guardando meglio, i difetti evidenti di Gangs of London emergono con la loro forza. 

I personaggi sono tagliati con l’accetta e rispondono e agiscono e parlano secondo gli istinti primari: mi voglio vendicare, voglio fare i soldi, voglio scopare. Questa probabilmente è la prima diretta conseguenza di una trama banale, che nel girare in tondo alla ricerca di chi ha assassinato Finn Wallace, si perde (SPOILER) nel cercare un supercattivo, che altri non è che una lobby finanziaria mondiale del male, una sorta di Spectre senza volto, di cui vediamo solo degli oscuri burocrati e delle pedine che agiscono in sua vece. Il risultato è che la famiglia malavitosa che controllava Londra, i Wallace-Dumani, e l’enfant prodige della finanza internazionale, Alex Dumani, si fanno rubare dal computer un miliardo e mezzo di sterline come un impiegato arrapato beccato su YouPorn da un hacker da quattro soldi. Una famiglia malavitosa in cui è palese quasi da subito che dovrebbe essere guidata da Marian/Cathlyn Stark/Michelle Fairley in quanto portatrice asintomatica delle palle che mancano ai due figli. Anche perché la suddetta famiglia criminale più potente di Londra, nel giro di un episodio, è messa ai margini, perde il suo esercito e il suo sostentamento. In oltre, il suo più importante centro di produzione e smistamento di droga di Londra è protetto solamente da due pistole. Poliziotti detective, poliziotti infiltrati e detective infiltrati cercano di incastrare i Wallace per almeno 8 puntate, poi hanno l’illuminazione guardando le foto appese a un muro. Agli attori tocca un compito ingrato: dover dare spessore a personaggi scritti in maniera superficiale, senza approfondimento, senza backstories, con scene di seduzione sembrano uscite da un porno Brazzers o Nubile, mentre qua e là i registi si divertono a tingere di grottesco le storie secondarie con colori fluorescenti, tanto per buttarla in caciara, sperando che la loro inutilità passi inosservata.   

Comunque il top dei top è il capo del clan dei zingari che si cura una ferita di proiettile con il fango. Dottor House suca!

Gangs of London è disponibile su Sky Atlantic.

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