Il Buco, spiegazioni, metafora e la lotta (a)sociale al tempo di Netflix
Su Netflix è disponibile Il Buco, film spagnolo dell’esordiente Galder Gaztelu-Urrutia, non è un porno e, malgrado il titolo facilmente equivocabile da disperati affetti da satiriasi come me, si presenta con un impianto abbastanza chiaro nelle sue spiegazioni e nelle metafore: Goreng (Iván Massagué) si sveglia all’interno di una prigione, costruita in verticale, ogni piano una cella, due prigionieri per ciascuna di esse. Al centro, un buco attraverso cui, una volta al giorno, scende dall’alto un’enorme tavola imbandita di cibo, preparato al piano zero. Per la particolare struttura del carcere, chi si trova ai piani alti mangia qualsiasi cosa voglia, ma chi si trova ai livelli più bassi trova le briciole fino a quando non c’è più nulla. All’inizio sappiamo che ci sono 200 piani, ma in seguito scopriremo che sono 333 – per un totale di 666 ospiti, 666, il numero del diavolo. Paura eh?
Ci sono tre classi di persone: quelli di sopra, quelli di sotto e quelli che cadono. Trimagasi
Che strano eh… non vi ricorda qualcosa? Le metafore sono evidenti fin dall’inizio: un inferno dantesco, plasmato a immagine e somiglianza della nostra società, in alto le classi abbienti che lasciano le briciole a chi sta in basso. Quelli dei piani alti se magnano qualsiasi cosa, perfino i broccoletti o la lingua o i pipistrelli financo i cani, manco fossero cinesi. Ogni mese i prigionieri sono spostati, chi si trova in alto, potrebbe ritrovarsi in basso e viceversa, oppure peggiorare o migliorare ulteriormente la propria posizione. Tale destino comune non convince nessuno a essere solidale con gli altri. Una sorta di lotteria, se vinci magni, se perdi muori o devi mangiarti il vicino.
Senza Netflix, connessioni in fibra, cellulari, la possibilità di panificare tutto il giorno tutto il cazzo che vi pare, tanto dentro il nostro presente a anche nel futuro distopico il lievito non c’è, Il Buco è la versione 3.0 de sta quarantena, dove almeno mangiamo pizza e guardiamo Il Buco su Netflix e ci chiediamo: e mo? Che cazzo vuol dire?
Goreng tenta a convincere chi sta in alto a lasciare il cibo a chi sta in basso, ma senza successo, anzi, rimediando solo altre umiliazioni. Lui è un prigioniero particolare: ha scelto di essere chiuso dentro Il Buco, per ottenere un attestato di partecipazione di cui non si comprende bene l’utilità; altri sono imprigionati per crimini vari, ma tutti hanno la possibilità di entrare, portando con sé un oggetto: c’è chi sceglie una tavola da surf, chi un cane, Goreng ha scelto un libro, il Don Chisciotte; il suo compagno di cella, Trimagasi, un coltello. Li vedi ‘sti radical chic? Sono un problema anche nei film distopici, invece i sovranisti vanno per le vie spicce. Un’altra metafora abbastanza semplice: da una parte la cultura e l’istruzione, dall’altra la violenza e la prevaricazione. Purtroppo la seconda, spesso e volentieri, ha la meglio.
Ora. seriamente, chi sano di mente entrerebbe di sua volontà in prigione e, potendo portare una cosa sola, sceglierebbe un libro? Come pensi di difenderti? Tirando Cervantes in testa al tuo nemico? Goreng te meriti de fa na brutta fine.
Così Il Buco rimbalza di metafora in metafora, tra cannibalismo, torture, omicidi e stupro, creando un altro fraintendimento, almeno all’esterno: la convinzione che Il Buco sia un film horror. Be’ non lo è, è molto splatter e non ci risparmia nulla, ma non è un horror. Vabbé, fine della parentesi quadrata e pure di quella tonda. Torniamo a Goreng. L’idealista perde la sua umanità, tutto si abbrutisce, fino a quando si apre uno spiraglio per cambiare veramente le cose. Goreng e il suo nuovo compagno di sventure capiscono che è impossibile convincere chi ha di più a dare qualcosa a chi ha di meno, che se tutti mangiassero ciò di cui hanno necessità ci sarebbe abbastanza cibo per tutti; (SPOILER) con la violenza decidono di armarsi e impedire di mangiare a chi sta in alto e portare il cibo a chi non ne ha. Così salgono sull’enorme tavola imbandita e siccome l’igiene non è proprio il massimo, mettono i piedi zozzi sulla roba che la gente dovrebbe mangiare, ma la gente se la mangia lo stesso. L’uomo fa schifo quando la pancia je brontola, ma pure quando è sazio. I due si sacrificheranno nel bagno di sangue che ne consegue, sempre senza sapone, non riusciranno a difendere il cibo, ma giunti al livello più basso dell’inferno trovano una bambina. Sarà lei il messaggio per il piano 0. Ovvero: chi cazzo ha fatto entrare un minore qua dentro? E a chi cazzo piace la panna cotta?
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