Su Netflix, Godless: recensione, trama e cast, compresi crotali e locuste
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Anno 1884, selvaggio west, il criminale Frank Griffin e la sua banda danno la caccia a Roy Goode, che li ha derubati dell’ultimo, sostanzioso bottino, prima di far perdere le proprie tracce. Goode era il figlioccio di Griffin e l’uomo metterà a ferro e fuoco ogni cittadina o paese che abbia dato asilo al traditore finché non lo troverà e lo ucciderà. Ecco la premessa di Godless, la serie western di Netflix disponibile in streaming dal 22 novembre scorso, una stagione secca composta di sette episodi di durata variabile, ideata da Steven Soderbergh e Scott Frank. Nel cast: Jeff Daniels, Scoot McNairy, Jack O’Connell, Michelle Dockery e Thomas Brodie-Sangster.
Nulla è più spaventoso di un uomo con la pistola. Nulla è più inutile di uno senza.
Colpisce subito allo stomaco Godless. Il primo episodio, Un incidente a Creede, mostra in tutta la sua crudezza il massacro della popolazione di una piccola cittadina da parte di Griffin e i suoi uomini, sequenza chiusa con una panoramica che termina su un ragazzino impiccato al palo più alto. Lo sceriffo John Cook (Sam Waterston) vuole convincere l’esercito ad aiutarlo per arrestare Griffin, presto seguito dal collega Bill McNue (Scoot McNairy), in carica nella piccola cittadina mineraria di La Belle, dove, anni prima, un incidente ha ucciso tutti gli uomini; ora a comandare sono le vedove. E mentre la Quicksilver allunga le sue avide mani sulle preziose materie prime nascoste nel sottosuolo di La Belle, Roy Goode (Jack O’Connell) trova asilo presso Alice Fletcher (Michelle Dockery), che ha già seppellito due mariti e vive in una fattoria a pochi chilometri fuori il paese insieme al figlio mezzo indiano e la suocera paiute.
Ora, potete intuire come una donna sola nel deserto americano sia quanto meno additata come strega dalle simpatiche vedove di La Belle, anche a causa del suo passato chiacchierato e di una storiaccia che a confronto Quel pasticciaccio brutto di via Merulana di Gadda è una passeggiata di salute; insomma, Alice ha un caratteraccio e come incrocia Roy gli spara, lo ferisce ed è costretta ad accudirlo. Prego la regia, mandate in onda il primo contributo.
Ecco che le traiettorie di Griffin, gli sceriffi che gli danno la caccia, La Belle, Quicksilver e Roy Goode sono disegnate per scontrarsi.
⁃ Indiano: Hai perso la tua ombra, Bill. Non c’è niente di più pericoloso.
⁃ Bill: Perché?
⁃ Indiano: Perché non hai più niente da perdere.
Nell’anno di grazia 2018, guardare una serie nuova, anche e soprattutto se, come Godless, è ambientata nel Far West, ti pone di fronte a tutta una serie di domande e sottotesti del tipo: “Quando arrivano gli zombie?”, “C’è solo una linea spazio-temporale?”, “Ciò necessariamente deve essere frutto di qualche tipo di magia”. E invece, Godless è un western-western: aspettando lo showdown a La Belle, il pellegrinaggio nella prateria selvaggia e abitata da anime dannate e poveri viandanti è la miscela esplosiva che innesca conflitti morali, etici e un discreto quantitativo di pallottole. Godless ci ricorda che il Far West era un luogo molto vasto dove però, gira e rigira, finivi sempre per incontrare un malintenzionato e quasi sempre erano incontri spiacevoli, che potevano solo terminare in un modo: ferite, menomazioni fisiche e psicologiche, stupri, assassini, bere acqua zozza e fare una magnata con del pane putrido.
Dio? Quale Dio? Signori, non sapete dove vi trovate. Date uno sguardo. Non c’è nessuno lassù a vegliare su di voi o sui vostri piccoli. Questo è il paradiso delle locuste, delle lucertole e dei serpenti. È la terra delle lame e dei fucili. È un paese senza dio. E prima accettate la vostra inevitabile fine, più a lungo vivrete. Se ci pensate lo stesso Dio che ha creato me e voi ha creato i crotali. Questo non ha senso. L’uomo può contare solo su se stesso, è questa la verità. (Frank Griffin)
Nella cittadina di La Belle ancora in lutto per la perdita degli uomini in miniera, la chiesa è ancor in costruzione e il predicatore si è perso. Una terra senza dio, senza limiti per l’occhio e la crudeltà umana, senza padri a indicare la retta via. E se Frank Griffin ammanta la sua spietata ed empia immoralità con citazioni a caso dalla Bibbia, Roy Goode sembra disperatamente alla ricerca di un nuovo percorso. Nella terra abbandonata da qualsiasi divinità, è il retaggio “familiare” a costituire la spina dorsale dei valori che guidano un uomo e una comunità. esseri umani senza un padre, cercando disperatamente un’educazione morale. Roy Goode insegna al giovane indiano rimasto solo con la madre e la nonna a cavalcare e a domare i cavalli come da sempre fanno i suoi avi, lo porta a caccia e gli spiega che, a volte, indossare una pistola è il modo migliore per farsi ammazzare. Invece, i flashback di Roy narrano come lui sia stato allevato tra i lupi della banda di Griffin, quest’ultimo a sua volta cresciuto da un sanguinario assassino famoso per un massacro realmente accaduto. A La Belle, le donne fanno i conti con la piena responsabilità della propria vita e Mary Agnes (Merritt Wever) decide che, morto suo marito, non sarà più moglie e madre di nessuno, getta vestiti e corsetti, e indossa pantaloni, cinturone e cappello cercando di tenere in vita con i suoi consigli il giovane vicesceriffo Whitey Winn, interpretato dall’amico di Brandon Stark Thomas Brodie-Sangster, e far comprendere alle donne del paese che possono afferrare il loro destino senza dipendere da nessun uomo.
Lascito etico e morale, autodeterminazione in un mondo violento sono gli assi cartesiani intorno a cui si muove il racconto di Scott Frank che scrive e dirige, sfruttando al massimo le lenti 25 millimetri per consentire al maestoso paesaggio americano di diventare a sua volta un personaggio, con i grandi spazi, la polvere, le cattedrali di roccia che vegliano sui destini dell’uomo, crotali, locuste, mosconi e spiriti (vi avevo scritto che la magia non può mancare) ad accompagnarne i passi. Tra la cinepresa e il panorama, grandi interpretazioni. Jeff Daniels è un Frank Griffin diabolico e multiforme, un’autentica minaccia che cammina claudicante e senza un braccio: trovarselo alla porta di casa o incontrarlo tra le sabbie della prateria è come venire a contatto con il diavolo stesso che parla una lingua melliflua e suadente ma è capace di ogni efferatezza. Due scene colpiscono in assoluto: quando nel primo episodio entra in sella al proprio cavallo in una chiesetta, minacciando tutti i presenti con la forza di una maligna entità biblica e il confronto tarantiniano con l’ex soldato ed eroe di guerra John Randal (Rob Morgan). Per me è stata una meravigliosa sorpresa Michelle Dockery, cowgirl con la gonna e il fucile dall’incredibile forza morale e mira; l’eroina di Merritt Wever è, invece, un assoluta sorpresa e novità in un western che di partenza è abbastanza classico. L’attentatore di Superman Scoot McNairy conferma la sua attitudine a portare sullo schermo, grande e piccolo, le menomazioni: il suo sceriffo Bill McNue sta diventando cieco ma non rinuncia a fare il proprio lavoro.