L’ora più buia: recensione, Churchill grida duro “Adrianaaaaaaa”
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Londra, maggio 1940. Il Regno Unito e il Commonwealth affrontano quella che probabilmente è la più grave crisi politica e militare da quando il sovrano spagnolo Filippo II progettò l’invasione con l’Invincibile Armata o Carlo cacciò di casa, alle tre del mattino, Gianni Versace ed Elton John distruggendo i sogni di una dolce principessa.
L’ora più buia inizia nella Camera dei Comuni in subbuglio, il primo ministro si è appena dimesso e il Labour party entrerà in un governo di unità nazionale solo se a guidarlo sarà un uomo e un uomo solamente, l’unico che vide la tempesta arrivare tra le brume degli anni Trenta e le camicie brune tedesche.
Il futuro primo ministro si trova in un’altra camera, al cesso, gli preparano una ricca colazione e, prima di terminarla, avrà umiliato una povera dattilografa.
Nel giro di pochi mesi troviamo al cinema il racconto del miracolo di Dunkirk, ma in due differenti inquadrature: Nolan costruisce il suo dramma di sopravvivenza tra le sabbie francesi, Joe Wright edifica un’opera teatrale in tre o quattro ambienti: le stanze private di Churchil (tra cui il cesso di cui sopra dove lo raggiungono le idee più interessanti); il bunker dove è nascosto il Consiglio di Guerra, il parlamento inglese.
In un minuetto di gesti e tranelli politici e psicologici si staglia imponente nella mole e nel carisma il Winston Churchill di Gary Oldman: il suo personaggio, seppellito sotto trucco, sigari, bacon trangugiato voracemente e alcolici in quantità allestisce una messa in scena straripante di epicità che divora il film fino a causarti una sonnolenza postprandiale che esige una pennichella.
-Il Re: Potremmo vederci il lunedì, alle 16.
-Churchill: Io a quell’ora faccio una pennichella.
-Il Re: E come ci riesce?
-Churchill: Con molto allenamento.
Il celeberrimo discorso ai Comuni che in Dunkirk è solo letto fuori campo e inquadrato su un giornale, qui giunge come una liberazione, lo showdown conclusivo in cui le parole pesano come pugni sui rivali e una sveglia per gli animi assopiti. Churchill/Oldman tira fuori dalla paura un’intera nazione, dopo che lunghe ombre avevano obnubilato gli animi di chi avrebbe dovuto guidarli attraverso la lunga notte. Tre quarti de L’ora più buia è la storia di una traversata del deserto, mentre, fiaccati dal tempo e dalla malattia, i rivali del Primo Ministro invocano la resa al nemico, sperando in condizioni vantaggiose. Ma non Churchill/Oldman il quale, dopo aver vissuto una crisi come Rocky nel gelo delle steppe russe, mena e agita il dito verso il cielo, quel cielo da cui pioveranno le bombe naziste, per gridare “Noi non ci arrenderemo mai. Adrianaaaaaa non ci arrenderemo maiiiii”. L’ora più buia di Churchill/Statham/Van Damme/Stallone/Rocky/Rambo diventa così Il primo film storico che picchia duro con le parole.
Il film uscirà il 18 gennaio 2018.
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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