Westworld, The Bicameral Mind e season recap della serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy
Quello che segue è il recap, la recensione e altre curiosità del decimo e ultimo episodio della prima stagione della serie tv HBO Westworld trasmessa su Sky Atlantic lunedì 5 dicembre 2016. Ogni spoiler è a vostro rischio e pericolo.
Che cos’è Westworld?
La serie che apprezzi di più solo se guardi ogni episodio due volte… Magari vi siete persi una mosca che volava o un segreto dentro un quadro di Michelangelo e comunque potete raddoppiare la pennichella.
Cosa è successo?
Dolores e il Cavaliere nero arrivano allo showdown finale, dentro un cimitero che altro non è se non il centro del labirinto con cui c’avete scassato per 9 episodi, dov’è c’è la tomba solitaria di Paula Schultz, ops scusate di Dolores Abernathy. Lì, chiuso in una scatola sotterrata in terra, la donna-robot trova un labirinto, un gioco per bambini, un giocattolo del figlio di Arnold che ispirò allo scienziato l’idea di come alimentare la coscienza ai residenti: “La coscienza non è un viaggio verso l’alto, ma verso l’interno. Non è una piramide, ma un labirinto”. Così Dolores si ritrova di nuovo di fronte ad Arnold, 37 anni prima, quando il parco non era ancora aperto e lui insieme a Robert Ford preparava i robot ad accogliere gli ospiti; Arnold le spiega il labirinto ma Dolores non comprende, “sono solo una povera campagnola” sembra dire Evan Rachel Wood con la sua espressione spaesata.
Ai giorni nostri, dopo aver spaccato culi, ammazzato e essersi comprato tutta la baracca di Westworld, il Cavaliere Nero non apprezza che il mistero del labirinto si riduca a un gioco per bambini. Sarebbe un po’ come se uno guardasse per 6 anni 114 episodi di una serie tv e scoprisse alla fine che tutti i personaggi erano morti in un incidente aereo sei anni prima. Così, il Cavaliere Nero spoilera a Dolores la sua identità, lui è il suo amato William, rivelazione che rappresenta uno shock soltanto per lei, del tipo lo zio William che ti ha sostenuta tutta la vita altri non è che l’amico barbone Albert: dopo che si erano separati, 30 anni prima, il suo amato William ha compiuto ogni genere di atto atroce per trovare Dolores, efferatezze che hanno fatto di lui l’uomo che è ora, crudele e disposto a tutto per il potere. Mi hai aiutato a capire che questo mondo è proprio come quello là fuori, un gioco. Si deve combattere, conquistare, vincere. Così, sulla tomba di Dolores Abernathy, assistiamo alla nascita di un nuovo essere, una macchina che guadagna una coscienza e un altro che invece l’ha persa cercando qualcosa che alla fine si è rivelato un gioco per noveenni. Ed Harris, come te capisco!
Trentasette anni prima Dolores superò il test di Turing, Arnold (Jeffrey Wright) chiese a Robert di non aprire il parco, ma l’amico rifiutò, così per fermare l’apertura di Westworld, creò una nuova storia, un supercattivo, Wyatt, ed è proprio Dolores a impersonarlo e insieme al fedele Teddy (James Marsden): su programmazione di Arnold, massacrarono tutti gli host e uccisero lo stesso Arnold. Sequenza che rivediamo per la millemillesima volta.
Una volta trovata la propria strada dentro il labirinto fino al centro, Dolores è destinata a compierlo ancora e ancora e ancora, attraverso una serie di loop di morte-risveglio. Oggi, affronta se stessa, quella di oggi e quella di 35 anni prima, e comprende che per essere davvero libera dovrà uccidere gli dei nel giardino dell’Eden. Rinunciare a Westworld avrebbe rappresentato per Robert (Anthony Hopkins) la fine dei suoi sogni, ma 35 anni dopo è pronto a riprendere il piano di Arnold: la presentazione della sua nuova narrazione di fronte a tutto il consiglio di amministrazione di Delos e i loro prestigiosi ospiti e mogli ingioiellate, si trasforma nelle Nozze Rosse di Westworld. Robert Ford “libera” gli host, perché la voce che loro sentivano non era di Arnold, ma di Ford stesso. Pronta a scegliere chi essere, Dolores comprende che il sacrificio degli dei è l’unico modo per liberare la sua anima e inizia il massacro proprio a partire da Ford.
Maeve intanto continua il suo piano di fuga, sebbene Sylvester l’abbia messa in guardia che tutte le sue mosse erano state programmate da un certo Arnold. Lei, Armistice, Hector e Felix fuggono attraverso il centro operativo, passando in un’area chiamata Samurai World. Maeve (Thandie Newton) giunge sul treno che la condurrebbe a scoprire il mondo degli uomini, ma Felix le dice dove si trova sua figlia. Ora libera di decidere, Maeve sceglie di restare a Westworld e cercare la figlia.
Come è stato?
La serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy ha attraversato anch’essa il labirinto della coscienza, dove più di una volta il rischio è stato di perdersi o addormentarsi. Un allestimento ricco di fascino con una regia spesso troppo lineare e priva di inventiva, una sceneggiatura che tratta argomenti complessi con un’eccesso endemico di spiegoni e giri di parole, questioni filosofiche di cui francamente viene da cantare alla Rovazzi “Uhm tutto molto interessante” o mostrare i meme del Re Leone “Ammira la vastità del cazzo che me ne frega”. Westworld poteva essere meglio, catturare maggiormente l’attenzione, senza cercare solamente di essere una bella scatola (cosa che francamente da HBO mi aspetto a prescindere) non puntare a essere soprattutto una metafora dei concetti di narrazione e della ricerca dell’Uomo e le origini del libero arbitro, perché è solo quando le divinità “umane” li lasciano liberi di decidere che gli host sono davvero pronti a prendersi il loro Giardino dell’Eden.

Anche i twist che lo sono solo per i personaggi dentro Westworld lasciano la sensazione di tempo perso con abbocchi fatti un tanto al chilo. “Tu sei qui da sempre Bernard”. Ma dai? Bernard è un host? Sorpresona!!! Ciò non può negare le qualità filosofiche che si nascondono dietro parte delle linee di sceneggiatura della serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy. Tipo Dolores che, dopo aver conquistato la sua umanità, decide di menare duro il “suo” William, dopo che lui le ha raccontato come, anno dopo anno, vacanza dopo vacanza, lui sia tornato al parco, ormai di sua proprietà, e si sia tolto lo “sfizio” con lei più e più volte, fino a stancarsene.
La colonna sonora
Nell’allestimento di gran classe, non poteva non avere un ruolo speciale la musica. Dalla colonna sonora di Ramin Djawadi fino alla sorprendente selezione di brani pop, rock e indie che rappresentano la colonna sonora del parco, eseguite da pianole meccaniche come Paint It Black dei Rolling Stones, Black Hole Sun dei Soundgarden, No Surprises e Fake Plastic Trees dei Radiohead presi da Ok Computer come Exit Music (For a Film) che tiene insieme tutta l’ultima parte di The Bicameral Mind aggiungendo suggestione ed emozione ai momenti topici dell’episodio.
Le migliori tre battute di The Bicameral Mind
La coscienza non è un viaggio verso l’alto, ma verso l’interno. Non è una piramide, ma un labirinto. (Arnold)
Non piango per me stessa. Piango per te. Dicono che enormi bestie pagassero in questo mondo, grandi come montagne. Ma di loro sono rimaste solo ossa in resina. Il tempo logora perfino la più potente delle creature. Guarda cosa ha fatto a te. Un giorno tu perirai. Giacerai nella terra con il resto della tua specie. I tuoi sogni? Dimenticati. I tuoi errori? Cancellati. Le tue ossa diventeranno sabbia. E proprio su quella sabbia un nuovo dio camminerà, uno che non morirà mai. Questo punto non appartiene a te o a chi è venuto prima. Appartiene a qualcuno che deve ancora venire. (Dolores)
Oh Felix sei davvero un terribile essere umano. E lo intendo come un complimento. (Maeve)
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Troppa voglia di meta-stupire e poca voglia di raccontare per il piacere di farlo. Difetto imperdonabile per qualunque narratore. Sono d’accordo su tutto, ca va sans dire 🙂
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