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Quo vado?, il post (fisso) sull’invasione degli Ultra Checco Zalone

quo vado? poster zalone9,3 milioni di italiani non possono sbagliare, maggiore incasso della storia del cinema italiano, per un giorno (è uscito il 1° gennaio 2016) Quo vado? spezza la tradizione degli anni dispari con Zalone, dopo che Cado dalle nubi era sbarcato nelle sale della galassia  nel 2009, Che bella giornata nel 2011, Sole a catinelle nel 2013.

Il problema è che Quo vado? mi è anche piaciuto, mi sono fatto un sacco di risate e all’improvviso ho pensato a tutti i film idioti amerigani che tanto piacciono. Osservo in sala che vi sganasciate quando Lindsay Lohan investe Charlie Sheen mentre sta sulla tazza del cesso. In effetti capita anche con i film di De Sica e Boldi e De Laurentiis. E io mi chiedo: che cos’ho che non va?

Allora decido di fare qualcosa e vado dal medico. Dottore mi piace Zalone. Il professore, primario all’ospedale tal dei tali con sulla scrivania la foto di quando stringe la mano a Gino Strada e a Obama e che fin lì mi aveva guardato dall’alto in basso pensando che fossi il solito ciccione con problemi di reflusso perché non riesco a rinunciare alle ‘recchie d’elefante fritte, le polpette di baccalà fritte o a qualsiasi cosa purché sia fritta, si allarga in un sorriso e mi dice “Un invalido in famiglia serve sempre”. Sì, il professore novello Guido Tersilli mi ha appena citato Quo Vado? e parte con un’intemerata contro i furbetti del cartellino e la povera patria prigioniera della gentaglia che ride ai film di De Sica e passa il fine settimana al centro commerciale.

Vado dallo psicologo. Mi siedo sul divano, guardo il soffitto, mentre nella stanza tutto intorno i ritratti di Freud e Jung probabilmente vergati da De Chirico mi guardano severi dicendomi “che problema hai?”. Io rispondo: “Dottore mi piace l’ultimo film di Zalone, l’ho visto su Sky Cinema, ho riso tutto il tempo e mia moglie ora mi guarda storto e non fa che chiedermi dov’è la mia pianta e dov’è ora il mio Dio”. E lo psichiatra si consulta con i quadri di De Chirico o simili raffiguranti i padri della Psichiatria e mi dice “Io sono ateo. Ringraziamo a Cristo” e ride, ride, ride allegro non prima di invocare il diluvio universale contro questa italietta ignorante.

Allora vado dal meccanico, perché si è rotto il clacson della macchina mentre inneggiavo sulla Tangenziale a Checco Zalone e il meccanico mi capisce, è d’accordo con me. Del resto, io la politica internazionale me la faccio sempre spiegare da lui che ha le idee molto chiare su Islam, immigrazione e terrorismo, un po’ come Trump. “Zalone è un grande, mi ci ritrovo proprio, non sai quante volte ho avuto voglia di staccare l’insegna di uno dei tanti ristoranti pseudo-italiani di Sharm El Sheik gridando “Non nominare il nome dell’Italia invano. E ridateci i Salò”. E io: “Intendi i Marò”. e Lui “sì quelli, è uguale”.

Vagli a spiegare che io amo l’ultimo film di Zalone perché è cretino come un Todd Phillips o uno Zach Galifianakis e io non ho la puzza sotto il naso solo perché Zalone è pugliese e invece quelli sono amerigani, i pugliesi sono esseri umanistici proprio come noi e lui nel suo piccolo ufficio alla provincia di vattelappesca ha diritto di timbrare solo licenze di caccia e pesca e ricevere una quaglia come ricompensa di quando in quando.

Provinciale lo dice a sua sorella signora, noi siamo Area Metropolitana!

Allora vado dal mio amico Megadirettore Galattico, noto anche come Duca Conte Giovanni Maria Balabam della Megaditta di distribuzione cinematografica e quando nomino Quo Vado? ci manca poco che si commuove, giuro che ho visto una lacrima scendere sul suo volto perfettamente levigato da creme esfolianti-reenergy-skin empowering, probabilmente ripensando ai 65 milioni di euro al botteghino: “Un film sull’Italia piccola e provinciale, quella del posto fisso, dell’assenteismo, del non fare un cazzo sul posto del lavoro e Zalone è talmente onesto che non fa nemmeno lo sforzo di cambiare nome al suo protagonista, che infatti si chiama Checco Zalone. Ci sono le icone viscerali di questo paese, Sanremo, Albano e Romina, Lino Banfi e gli spaghetti scotti degli stranieri che creano davvero unione e spirito nazionale in qualsiasi parte del mondo ci troviamo. Come i Marò”.

E io sono tornato così a casa più sereno, dopo che il meglio del paese mi ha spiegato che non mi sbaglio, che ho ragione a pensare che Zalone racconta meglio di altri l’itaglietta degli impicci e degli imbrogli, quella della poveritudine, di Totuccio lo scafista e tutti quei vaffanculo inutili che abbiamo detto nella vita, immaginandoci un paese in cui l’individualismo e l’ostilità verso il prossimo che ne consegue prevale sullo spirito comunitario.

A casa, sono andato nel ripostiglio e ho ammirato il mio baccello che cresceva la creatura che prenderà il mio posto, finalmente senza sentimenti, emozioni o aspirazioni di civiltà. Lei crescerà e griderà forte al mondo “Viva Checco Zalone”.

Le migliori battute e frasi

-E tu Checco che vuoi fare da grande? -Il posto fisso

Un invalido in famiglia serve sempre

Lei non amava me, amava la mia fissità di posto.

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