Dio esiste e vive a Bruxelles
Un dio vendicativo e pieno di astio come quello dell’Antico Testamento vive in un condominio di Bruxelles con la moglie e la figlia rimasta dopo che il suo primogenito ha deciso di fare l’eroe. Dio trascorre le giornate, bevendo birra e indossando una vestaglia sporca e mutandoni, imponendo regole assurde all’umanità (“la fila accanto alla tua sarà sempre piu veloce”) e rammaricandosi per il destino del primogenito che si è sacrificato stupidamente. Sua figlia scappa di casa non prima di aver incasinato volontariamente il mondo spedendo a tutta l’umanità la data esatta della morte di ogni essere umano. Seguendo l’esempio del fratello maggiore, decide di scegliere sei apostoli che testimonino il suo messaggio: mio padre è uno stronzo.
Così Dio esiste e vive a Bruxelles invece di essere un film su un padre padrone cattivo e pieno di umorismo sadico, è una lunga riflessione pseudo-esistenziale con una voce narrante e una ragazzina che va in giro ad ascoltare storie assurde di gente incasinata che sembra uscita da The Leftovers, tipo la vecchia che si innamora di un gorilla perché lui (o esso?) la capisce tanto e a letto è una bomba oppure il manager che decide di inseguire uccelli (niente di sessuale, proprio uccelli veri) che poi sarebbe birdwatching, niente di particolarmente poetico, alla fine è solo guardare gli uccelli e fare a gara a chi ne vede di piu, tipo Mafalda di Febbre da cavallo (e se volete un bel film sul birdwatching guardate questo con Steve Martin, Jack Black e Owen Wilson, Un anno da leoni), e altre storie così dimenticabili che il Vostro Affezionatissimo non le ricorda.
So solo che avrei voluto vedere un film su un dio cattivo e sadico e pieno di umorismo nero, una roba magari alla Monty Python, invece un cazzo, mi è toccata una bambinetta piena di buoni propositi in un mondo surreale, pieno di qualunquismo smerciato come poesia da quattro soldi.
Non alla mia destra, lo sai che mi dà sui nervi.

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