Basilicata coast to coast – Un filo rosso in Basilicata
Da queste parti non lo nascondiamo: quando un film italiano è sufficiente, gridiamo al miracolo. È il caso di Basilicata coast to coast, tributo di Rocco Papaleo alla terra madre, un posto civile che alle ultime elezioni regionali ha votato in massa per un candidato democratico. Beati loro, ora hanno un governatore democratico, tal Vito De Filippo uno che ha fatto approvare una legge contro gli impianti nucleari in Basilicata. Ma ho divagato.
Basilicata coast to coast è un reality: un gruppo musicale amatoriale è invitato al Festival del Teatrocanzone di Scanzano ionico e decide di partire a piedi da Maratea (sulla costa tirrenica) per raggiungere la meta, da costa a costa per trovare l’ispirazione, vivere la propria terra e capire qualcosa di se stessi. La band comprende il 45enne Nicola Palmieri, professore di matematica e leader del gruppo (Le pale eoliche), il chitarrista Salvatore, Rocco Santamaria stellina (o starlette, interpretato da Alessandro Gassman) della tv locale e Franco. L’idea piace molto al direttore di un canale parrocchiale satellitare lucano che decidere di mettere sulle tracce dei quattro una giornalista armata di videocamera, figlia di un sottosegretario, evidentemente un corrotto ed evidentemente uno del Pdl visto che governano da due anni e governeranno per i prossimi quaranta, anche se Basilicata coast to coast non è un film di fantascienza e quindi, sì, forse il padre della Mezzogiorno è del Pd, ma non lo credo possibile. È del Pdl, sicuro. Ma ho divagato.
Papaleo mette insieme un bel cast da Paolo Briguglia (che ha la faccia da un estremista-bombarolo di destra) fino a Max Gazzè nei panni di un poco sorprendente musicista muto che ritrova la parola quando Giovanna Mezzogiorno gliela dà o probabilmente gli fa un pompino… l’avrei ritrovata anche io la parola. Poi c’è, appunto, Giovanna che vive il suo personale viaggio: scoglionata all’inizio, come il suo personaggio, coinvolta alla fine.
Ne viene fuori un road movie finanziato dalla Regione Basilicata – un posto civilissimo, vorrei dire, dove i democratici presentano un loro candidato e lo fanno vincere, uno che ha governato 5 anni senza beccarsi rinvii a giudizio… credo, ma ho divagato – con personaggi molto caratterizzati e per questo spesso divertenti ma un po’ stereotipati e un pelo superficiali (la giornalista figlia di papà che vive il conflitto con il genitore, il 45enne che cerca di vivere l’ultimo scampolo di sogni di gioventù, l’aspirante attore fallito che vive nell’illusione di un talento e sulla cortina fumogena che un po’ di celebrità gli offre).
La regia di Papaleo – all’opera prima, lo ricordiamo – indugia spesso, troppo spesso, sui primi piani dei suoi personaggi carismatici (come la Mezzogiorno e Gassman i quali d’altra parte sono generosi verso la cinepresa, sciorinando molte faccette, fossette ed espressioncine deliziosamente divertenti), ma al tempo stesso raccoglie un afflato, uno spirito nella sua terra, probabilmente lo spirito democratico e civile, però sulla cinepresa c’è un filo per tutto il film ma forse è una metafora, di cosa non lo so, non ho frequentato il DAMS.
Non hai mai sentito nominare il Millenium Falcon?
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Ahaha, i finali sono sempre le parti più divertenti delle tue recensioni. Comunque questo mi incuriosisce parecchio soprattutto per Max Gazzè…lo so sono strana. Se poi mi dici pure che la Mezzogiorno gli fa un pompino…aahah!
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tu sei veramente troppo buona. gazzè non delude, poi quel pompino è da cineteca 🙂
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condivido in pieno la tua considerazione:-quando un film italiano è sufficiente, gridiamo al miracolo-in effetti il film -anche se tecnicamente imperfetto- ha buone qualità. mi è piaciuta molto la frase:-se lo ricordi, vuol dire che è vero-a proposito di un sogno di bambina raccontato dalla mezzogiornouna piccola perla..
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