Avatar – La via dell’acqua: recensione e migliori frasi
Avatar – La via dell’acqua è il film di James Cameron girato in un folgorante 3D e un entusiasmante HFR, con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Kate Winslet, disponibile nei cinema italiani dal 14 dicembre in 3D e in 4k.
Ecco la recensione e le migliori frasi di Avatar – La via dell’acqua
Venne il giorno di Avatar – La via dell’acqua, il sequel lungamente atteso del film che nel 2009 promise di riportare in auge il 3D, ma non mantenne. Dopo quello che sarebbe diventato l’incasso più importante della storia del cinema, con masse vestite di occhialini lasciate a bocca aperta di fronte alla meraviglia visiva di Cameron, il 3D è praticamente scomparso dai radar. Oggi il regista di Titanic e due Terminator ritorna e promette non solo di riportarci il 3D, ma di farlo con la tecnologia HFR che aumenta i fotogrammi al secondo (48, contro i tradizionali 24) nelle scene di azione, rendendole più spettacolari.
Bella introduzione Coccinema, ma come è Avatar – La via dell’acqua? Nelle sale cinematografiche dal 14 dicembre 2022, il film che stavamo tutti aspettando è destinato a restarci a lungo in sala. Cameron ampia i confini di Pandora, portando la storia sul reef: da Pocahontas del primo, siamo passati a Oceania. Ma andiamo con ordine.
Qual è la storia di Avatar – La via dell’acqua? Dopo la vittoria sugli umani, Jake Sally/Sam Worthington si è dato da fare con Neytiri/Zoe Saldana. Voi che avreste fatto? Be’ ci siamo capiti. La famiglia si è via via allargata fino alla quota di tre figli naturali e una adottata: il maggiore Neteyam, il ribelle Lo’ak e la piccola Tuk. Solo un marines americano chiamerebbe la figlia con il nome di un cracker. Kiri è figlia dell’avatar di Augustine Grace e di padre ignoto, adottata da Jake e Neytiri e dotata di una sovrannaturale connessione con Eywa, la grande madre di Pandora.
Dopo il quadretto iniziale da Mulino Bianco ecco la svolta: i demoni, la gente del cielo, insomma gli umani bastardi come noi torna su Pandora, attirato da un’altra risorsa del pianeta, ma ne parliamo dopo. Inizialmente Jake e la sua famiglia organizzano la resistenza con azioni di guerriglia contro la strabordante superiorità militare degli invasori. La strategia funziona finché gli umani non resuscitano Miles Quaritch, impiantandone i ricordi in un avatar Na’vi. Il personaggio di Stephen Lang – e alcuni dei suoi più fedeli pretoriani – saranno costretti a tornare in vita con le sembianze del nemico che hanno combattuto, perdendo. Una roba da Face Off.
L’unità dei resuscitati di Quaritch riesce a infiltrarsi tra i Na’vi fino a una prima scaramuccia contro la famiglia Sully. Scampato il pericolo, sui i 6 mezzi umani e mezzi Na’vi pesa la maledizione di Quaritch: gli darà la caccia finche non li avrà sterminati per avere la sua vendetta. Jake allora decide di fuggire per liberare il popolo della foresta dal pericolo di una continua caccia al Na’vi. I Sully così prendono l’oceano su un cargo battente bandiera liberia… no scusate, multiverso sbagliato. Volano con le loro bestioline fino all’arcipelago controllato da Ronal (Kate Winslet) e Tonowari (Cliff Curtis). Qui c’è una perfetta e felice comunità maschilista dove comandano le donne, proprio come da noi sul pianeta Terra. I Sully, diversi perché mezzosangue, sono ancora più diversi: il popolo del reef, i Metkayina, sono color verde acqua, hanno braccia e coda diverse perché abituate a nuotare a lungo nell’oceano (ma su Pandora si chiamerà sempre oceano?). I Sully sono così doppiamente diversi. La seconda ora del film, Cameron la trascorre a farci conoscere questa parte di Pandora e si capisce che gli piace proprio girare un documentario del National Geographic su specie di flora e fauna che si è immaginato lui nella sua testolina e poi le ha sviluppate grazie ai fantastigliardi di zio Paperone. Scopriamo questo mondo subacqueo e il risultato ottenuto dal 3D, la CGI e tutto il resto è assolutamente sbalorditivo. Oltretutto Cameron ha questa capacità di far scaturire un contrasto, un dramma, un mistero anche solo solo muovendo la cinepresa o montando le sequenze in un certo modo. Si chiama R E G I A e ormai sono rimasti in pochi a farla con competenza.
Poi il paradiso finisce. Quaritch scova Sully, si allea con i cacciatori di enormi balene chiamate Tulkun, cetacei intelligentissimi che riescono a parlare con il popolo del reef e con cui vivono quasi in simbiosi. Tutto porta allo scontro finale. Non è possibile fuggire, non c’è rifugio possibile quando l’odio muove gli uomini e soprattutto gli Avatar.
Ma insomma, come è ‘sto Avatar – La via dell’acqua? L’acqua è la chiave nei 192 minuti di durata del film. Io ho partecipato all’anteprima stampa e ai giornalisti intervenuto hanno regalato una bottiglietta, evidentemente per fare la pipì durante la visione. Le prime vesciche hanno ceduto intorno all’ora, quando Cameron aveva appena scaldato i motori. Ho visto quotidianisti mollare dopo un’ora e cinquanta. il vostro affezionatissimo è rimasto senza andare al bagno dalle 15:40 fino alle 20:40. Scommetto che non vi interessa quanto la mia prostata ha ceduto ma come è questo Avatar – La via dell’acqua.
In molto è simile al primo. È un western elementare, mosso da emozioni basilari come odio, amore, vendetta e un certo affetto verso la Natura, venduto meglio di quello di Greta Thunberg. Avatar – La via dell’acqua è un film sul nostro passato, girato con tecniche futuristiche e incastonato dentro storie fantascientifiche, su come l’Uomo continuerà sempre a commettere gli stessi crimini perché in fondo è ingordo e mosso solo dall’avidità. La sequenza della caccia ai Tulkun è sconvolgente, ma anche incredibilmente simile a tante altre viste o lette magari in classici della letteratura come Moby Dick. Cameron sarà anche un esaltato della tecnologia al servizio dell’arte ma produce anche film incredibilmente anti-tecnologici e, forse, anti-modernisti: la tecnologia è male perché in fondo l’Uomo la usa solo per perpetrare il male, ma in fondo proprio ciò che permette alla tecnologia di essere finanziata, proliferare, innervare ogni attività umana.
Poi c’è il cinema. Avatar – La via dell’acqua lascerà a bocca aperta perché almeno due terzi della sua durata è occupata da immagini incredibili, in cui un Narratore utilizza la tecnologia per muovere il cuore delle cose, senza troppe parole. Immagini che scorrono davanti ai nostri occhi e trasmettono purezza incontaminata di sentimenti, concetti, filosofia, emozioni. Avatar – La via dell’acqua è stupore, miracolo, magia.
Dentro c’è la vita di Cameron e non solo. Tutti i suoi film sono serviti per arrivare a questo: The Abyss, Aliens, Titanic nelle meravigliosa sequenza in cui la “baleniera” affonda e Sully, Neytiri, i loro figli e anche l’arcinemico Quaritch restando prigionieri sott’acqua. Perfino Star Wars echeggia in alcuni momenti, mentre traccia il percorso dell’eletto. La via dell’acqua è appunto questo: il cinema, come l’acwua, non ha un inizio o una fine, è tutto insieme e nello stesso momento.
***** A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…
Migliori frasi e citazioni di Avatar – La via dell’acqua
Lo so per certo: ovunque andiamo, questa famiglia è la nostra fortezza.
L’energia è solo presa in prestito e un giorno dovrai restituirla.
L’acqua non ha inizio o fine.
ll mare è intorno a te e dentro di te.
Il mare è la tua casa prima della tua.
Il mare da e il mare toglie.
L’acqua connette tutte le cose: la vita alla morte, il buio alla luce
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