Diabolik – Ginko all’attacco, recensione
Diabolik – Ginko all’attacco è il film dei Manetti Bros, sequel della pellicola del 2021, basato su un albo del 1964 dallo stesso titolo. Confermato il cast con Miriam Leone nei panni di Eva Kant, Valerio Mastandrea in quelli di Ginko; new entry per Monica Bellucci e Giacomo Gianniotti, quest’ultimo nei panni del Re del Terrore. Diabolik – Ginko all’attacco è nelle sale italiane a partire dal 17 novembre 2022.
Alla fine doveva accadere e in questo Diabolik 2 anche l’ispettore Ginko scopa, Diabolik scopa, Miriam Leone scopa, pure Monica Bellucci scopa ma noi non vediamo manco l’ombra di una tetta.
Ormoni impazziti a parte, Diabolik – Ginko all’attacco ripete quanto abbiamo visto nel primo capitolo: la riproposizione di un cinema vecchio nell’illusione che la fedeltà filologica al fumetto possa soddisfare i duri e puri dell’adesione al materiale originario. In questo dibattito spesso ci si dimentica che gli albi tascabili sono una cosa, il cinema un’altra e le cose che andavano bene negli annI Sessanta nelle due dimensioni della carta difficilmente possono essere digerite dal pubblico dei primi anni Venti del XXI secolo sul grande schermo.
È chiaro ad esempio dalla messa in scena della sequenza dei titoli di testa, in pieno stile Bond, anche con la bella canzone di Diodato, ma di una mera riproposizione si tratta, senza un’interpretazione, senza un guizzo, senza un’idea propria.

Diabolik – Ginko all’attacco va lento e noioso per la sua strada; i buoni sono sul punto di acciuffarlo, ma Diabolik se la cava sempre, anche perché se i poliziotti (tutti con lo stesso numero sul berretto della divisa, 7052) dormono mentre montano la guardia, altri giocano a poker, tracannando anisetta, e se perfino il loro capo, l’incorruttibile Ginko, pomicia la Bellucci durante il lavoro (ma chi non lo farebbe?) come cazzo pensate di arrestare Diabolik? Mettici che la ricercata Eva Kant va in giro tranquilla a bere tè con i pasticcini mentre la polizia di tutta Clerville le dà la caccia, senza minimamente preoccuparsi di camuffarsi, la cosa che mi incuriosisce è come Diabolik abbia scavato nel sottosuolo una quantità impressionate di cunicoli, bunker, tunnel sotterranei che devono proprio essere l’invidia del neo ministro delle infrastrutture Matteo Salvini.

Non fa tutto schifo: le musiche sono coinvolgenti, la messa in scena per lo più curata – se non fosse che i fantomatici gioielli più preziosi del pianeta non sembrano altro che paccottiglia da mercatino domenicale – i costumi sono eleganti e lussuosi e il nuovo Diabolik, Giacomo Gianniotti, recuperato da Grey’s Anatomy, sembra più maligno, con più presenza scenica e più convinto del suo predecessore Luca Marinelli. Anche se ci voleva poco.
*1/2 Male, signor Anderson. Sono deluso, molto.
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Come hai fatto a vederlo se esce tra 4 giorni?
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Grazie per la risposta! 🙂
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