Star Wars: Gli Ultimi Jedi. Ho visto corazzate del Primo Ordine in fiamme al largo dei bastioni di Crait
Tempo di lettura: 2’54’’
Eravamo rimasti con Rey che porge la spada laser a Luke Skywalker chiedendo, come ha rivelato il meme più bello della storia, “Me la puoi aprire? Non riesco a svitarla”. Star Wars: Gli Ultimi Jedi riprende da qui, dopo un prologo in cui la resistenza è beccata dal Primo Ordine con le braghe calate mentre cerca una fuga disperata contando sulle doti ironiche e macchiettistiche all’Enrico Brignano di Yavin 4, Poe Dameron (Oscar Isaac).
Senza la commedia avrebbe fatto tremendamente L’Impero Colpisce Ancora, invece, ci regalano pure una scenetta alla Balle Spaziali con il Generale Hux (Domhnall Gleeson) che, dopo essere stato sfottuto per il cognome, viene sballottolato da Snoke (Andy Serkis) come fosse un sacco di iuta vuoto. Ma dicevo: dov’è Rey (Daisy Ridley)? È su un’isola sperduta dell’Egeo mentre assapora scampoli d’assenza con la spada laser e Luke Skywalker (Mark Hamill) fa Gennarino Carunchio. “Vattene via bottana industriale”, le sue urla echeggiano nell’isola mentre le rane lavatrici fanno il bucato col sapone al ruscello manco fossimo nel 300 a.C. e Rey distrugge le sacre celle monacali degli antichi jedi.
Però, Rey è davvero un po’ bottana. Mentre dovrebbe stare sull’isola di Carunchio a studiane jedismo, si intrattiene in lunghe interurbane con Kylo Ren (Adam Driver). Attacca tu, attacco io tra i due nasce del tenero.
Lascia morire il passato. Uccidilo se necessario. È il solo modo per diventare ciò che devi. (Kylo Ren)
Non mi dilungherò sulle implicazioni di tutto ciò. Il film di Rian Johnson è un autentico tour de force tra assedi e battaglie spaziali, addestramenti e miniere usate come rifugi, prendendo e intrecciando spunti da L’Impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi, senza copiare le svolte narrative come fece J.J. Abrams in Episodio VII, ma piegando deciso verso la costruzione di una nuova mitologia. L’albero degli jedi deve bruciare affinché nella “galassia lontana lontana” i nuovi protagonisti e le nuove generazioni prendano finalmente il centro della scena: Rey che fa a pezzi il villaggio sacro, abbatte un costone di roccia e attenta alla vita delle perpetue di Luke è una potente metafora del piano di Johnson di spezzare il legame con il vecchio mondo e le favole ormai consunte di un tempo, per consegnare Star Wars a una nuova generazione di eroi e di fan. Questa cosa in sé, mi sembra buona. Ci sono anche due o tre momenti potenti e che visivamente rubano l’occhio e che, obiettivamente, si mangiano tutta la prima trilogia, ad esempio, soprattutto per la novità visiva che rappresentano. La battaglia di terra su Crait ne è un esempio.
E così che vinceremo non distruggendo ciò che odiamo ma salvando ciò che amiamo. (Rose)

Lo stesso Johnson non crede alla frase che mette in bocca al suo personaggio e, purtroppo, tutto ciò che sta intorno, il modo in cui è mantecato e legato con il resto, è approssimativo e sfilacciato. Nella smodata voglia di spingersi in terreni lontani da quelli soliti ai Lucas boys, sconfina nel ridicolo. A Roma, nel primo spettacolo in assoluto aperto al pubblico, la matinée dell’UCI Cinemas di Porta di Roma, la gente rideva di certe scene ridicole, tra vertenze sindacali e improbabili voli più pindarici che spaziali. Mentre scrivo, il voto di Rotten Tomatoes del pubblico è decisamente più basso di quello della stampa specializzata. I difetti si annidano nel pessimo collegamento tra le molteplici anime, incollando un paio di telefilm dentro il tessuto connettivo del film, ignorando le rispettive grammatiche, l’ossessiva necessità di tentare un viaggio nella corruzione e nel riscatto dell’animo, l’arruolamento al Lato scuro o Lato chiaro, con frasi prese direttamente dalla trilogia originaria a colmare i vuoti.
C’è una forte componente comica, quasi demenziale, che non piacerà agli oltranzisti della Forza; c’è la voglia di non prendersi sul serio con una sequenza in un casinò che sembra uscita fuori direttamente da Indiana Jones e Il Tempio Maledetto e girata al Club Obi-Wan; ci sono problemi di adattamento (tipo Leila-Leia); ci sono le peggiori idee della galassia perpetrate da un branco di ammutinati e indisciplinati però famo finta che va bene, volemose bene. Eh sì, facciamo finta che nun c’è problema tanto è solo Star Wars, la Forza è equilibrio e più ci sarà gente che si avvelena, più forti saranno coloro che gridano il loro amore. Aspetto le magliette Midi-Chlorian Sucks, io per ora sto con Rogue One.
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“più ci sarà gente che si avvelena, più forti saranno coloro che gridano il loro amore”…
la rivoluzione è anche questo…
bando ai reazionari della Forza…
e andiamo avanti diamine…
comunque concordo su diverse cose e la tua è la recensione più ironica che ho trovato finora… thumbs up!!!
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Grazie!!!
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