Il Trono di Spade 7×6 – Beyond the Wall recap: corvi, fiaschette e armi di distruzione di massa
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Spoiler Alert: pubblichiamo il recap del sesto episodio della settima stagione de Il Trono di Spade, trasmesso il 21 agosto in lingua originale e il 28 agosto in italiano su Sky Atlantic. Se non avete visto la puntata non proseguite perché “there will be spoilers”
Che cos’è?
La serie tv con draghi, zombie, resurrezioni, giganti, magie, visioni nel fuoco, ma vergogna a far volare un corvo troppo veloce che poi scoppia la ribellione.
Cosa è successo?
Nel corso delle precedenti sei stagioni, abbiamo imparato ad amare e apprezzare qualità di Game of Thrones come la cura dei dialoghi e la spettacolarità dell’azione accompagnata a un livello tecnico che più di qualcuno ha definito “cinematografico”. Ma c’è stato un ingrediente in più: l’imprevedibilità. Fin dalla prima stagione e dall’episodio Baelor, i fan de Il Trono di Spade hanno sempre saputo che chiunque può morire a Westeros e a Essos, e mai nessuno, mai, è davvero al sicuro. Una dote ereditata da George R.R. Martin.
La settima stagione conferma alcuni di questi assunti e Oltre la Barriera, sesto episodio e penultimo prima del season finale, sembra un piccolo sunto dei pregi della serie, ma anche delle cose che abbiamo perso nell’Altofuoco.
Gli intrecci si annodano e si sciolgono più velocemente rispetto al passato, non perché gli sceneggiatori abbiamo messo il fast forward, ma perché ormai sono rimaste pochissime storyline attive, ovvero hanno ammazzato tutti i comprimari, i rami secchi, tutti i plausibili contendenti e a lottare per il Trono di Spade sono rimasti sostanzialmente in tre.
Uno sveglio non verrebbe mai qui a cercare i non morti. Tormund
In “Oltre la Barriera”, la Suicide Squad guidata da Jon Snow (Kit Harington) marcia nella neve e tra i ghiacci per catturare un non-morto, ma nel viaggio parla di vita, di lignaggio, di spade da tramandare, di nemici da sconfiggere e delle ragioni per vincere la lotta. Tormund dispensa perle di leggerezza e scurrilità, ma è infinitamente saggio quando ricorda a Jon Snow che morirono in migliaia tra i Bruti per l’orgoglio di Mance Rayder che rifiutò di inginocchiarsi. Beric snocciola la filosofia di un guerriero morto e risorto, sa chi è, ha compreso chi e cosa sta combattendo, la Morte, e la ragione ultima: salvare tutti coloro che vivono a sud della Barriera. “Siamo lo scudo che protegge i domini degli uomini”, gli fa eco Jon, in fondo al suo cuore, il Re del Nord continua a essere un membro dei Guardiani della Notte. E se le scaramucce verbali tra Gendry e la Fratellanza alleggeriscono ulteriormente il clima tra soldati mandati al macello, la sequenza è un potente momento di cameratismo prima della sfida al Night King.
Il mondo non permette alle ragazze di scegliere cosa diventare. Arya
Inframezzata alle vicende al di là della Barriera, Benioff e Weiss ci riportano a Grande Inverno. La sequenza tra Arya (Maisie Williams) e Sansa (Sophie Turner) è un duetto pieno di colpi dialettici, come un intenso scambio tra Nadal e Federer, la palla rimbalza furiosamente tra le due, la regia di Alan Taylor ci accompagna dentro una stanza semi buia in cui può accadere di tutto, come oltre la Barriera, in un costante senso di insicurezza, dove si fronteggiano due donne letali in modi diversi e ormai disposte a tutto per proteggere il loro retaggio. Ascoltiamo Arya, ma un pesante dubbio pesa sulle sue motivazioni: sua sorella ha firmato quella lettera, praticamente scritta da Cersei, mentre era prigioniera ad Approdo del Re, come può fargliene una colpa? Forse è il risentimento che parla, quello che c’è sempre stato tra le due, come quando Arya ricorda la calligrafia perfetta di Sansa o i bei vestiti che indossava il giorno che il padre morì. Fin da quando erano ancora giovani fanciulle, Arya ha sempre giudicato male l’attenzione di Sansa per gli abiti, le acconciature e la passione romantica per le storie di dame e cavalieri, tra di loro c’è sempre stato contrasto; ora che è un sicario senza volto, Arya cerca solo una conferma ai suoi dubbi. Come finirà la ricerca di Baby Jane? L’ossessione di Sansa per chiudere tutte le porte di Casa Stark rivelerà finalmente il fantasma nel castello? O forse è solo Bran che gira silenzioso tra le stanze?

Ogni Signore che ho incontrato era un coglione. Perché il Signore della luce dovrebbe essere diverso? Sandor Clegane
Tra le montagne bianche, i magnifici sette incrociano una pattuglia di non morti in avanscoperta, è l’occasione che aspettavano, tendono una trappola, durante la lotta Jon abbatte l’Estraneo che li guidava, improvvisamente tutti i non morti vanno in frantumi, tranne uno, proprio quello che serviva a Jon. Che culo! La fortuna non dura a lungo, l’armata del Night King è arrivata, i magnifici sette scappano per prendere posizione su una sporgenza al centro di un lago ghiacciato dove poter organizzare una difesa minima contro la marea di non morti che avanza. Poco prima Jon ha ordinato a Gendry (Joe Dempsie) di correre a Forte Orientale per chiedere aiuto a Daenerys (Emilia Clarke) . Sfruttando le doti da pentatleta, l’unico Baratheon sopravvissuto alla furia di Martin corre per spedire il prezioso e-corvo – prima era riuscito a distingue gli occhi blu di un orso nel corso di una bufera di neve, ha trascorso circa tre stagioni remando e ora corre nella neve da ovunque si trovino Jon Snow e i suoi fino alla Barriera. Che poi basta andare verso sud, prima o poi la becchi una cosa alta, alta, alta fino al soffitto e di ghiaccio, ma riuscire a centrare Forte Orientale alla prima esperienza al nord… Ma io che parlo a fare? Mi perdo l’automobile parcheggiata sotto casa.

Ora, tralascio le polemiche su quanto tempo hanno passato Jon e i suoi sull’isoletta circondati dagli zombie, sulla velocità dei corvi, sulla collaboratrice di Martin che ha spiegato, calcolatrice alla mano, la quantità di tempo necessaria a un drago per raggiungere la Barriera partendo da Roccia del Drago (28 ore volando ininterrottamente alla massima velocità), che un corvo è certamente più lento, ma soprattutto sulle “impossibilità plausibili” di cui ha parlato Alan Taylor in un’intervista rilasciata a Vulture. Potrei polemizzare con Tyrion (Peter Dinklage) che cerca di far desistere Daenerys dal suo proponimento di salvare Jon, Jorah e gli altri citando a cazzo Elton John ( non è “niente è la cosa più difficile da fare” ma “mi dispiace è la parola più difficile da dire”), ma il punto è effettivamente un altro. Nella lotta per la sopravvivenza scatenata dall’orda di zombie, il corpo a corpo prende il sopravvento e come sempre Il Trono di Spade consegna una sequenza incredibile, ma purtroppo prevedibile. Dalla morte di Thoros – l’unico big che poteva-doveva morire per togliere a Jon e Beric il prete con defibrillatore del Signore della Luce pronto a farli ritornare dal regno dei morti – la battaglia procede su una falsariga banale, nessuno dei protagonisti muore, nessuno dei protagonisti può morire, schiattano solo i poveracci come accade da che mondo è mondo e nel momento in cui la situazione diventa più disperata arrivano le giubbe blu, i draghi di Daenerys, ma presto capiamo che in fondo a Benioff e Weiss interessava arrivare al punto in cui il Night King ha la sua arma di distruzione di massa quando con l’antiaerea abbatte un drago, Viserion, poi, terminata la festa, lo tira fuori dall’acqua ghiacciata e lo resuscita – o rimuore dipende dai punti di vista. Poco prima, l’ultimo dei supereroi della suicide squad era stato recuperato dallo zio, quel Benjen che salta fuori il tempo necessario per regalare un cavallo a Jon e immolarsi per proteggere il nipote.

Considerazioni qua e là
- Quando rhum c’è nella fiaschetta di Thoros? Beve lui, beve Clegane, beve Gendry e ne resta ancora per dare fuoco al corpo. Forse non lo sapremo mai, come cosa c’era dentro la valigetta di Pulp Fiction.
- Forse Viserion non era la scelta più semplice, forse Drogon era più a tiro mentre caricava i magnifici sette, ma il cosiddetto drago bianco si chiama così in ricordo del fratello di Daenerys, Viserys, l’uomo che vendette la sorella a Khal Drogo e poi la tradì: non è ironico che ora sia il figlio che si rivolta contro la madre?
- Ragazzi e ragazze, ma anche voi vi girate dall’altra parte dall’imbarazzo quando Daenerys e Jon si tengono per mano e si dicono le cose dolci?
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