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Westworld, i robot ribelli ispirati da Michael Crichton

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La prima stagione di Westworld è un viaggio di dieci ore e mezzo verso la nascita di una coscienza che potremmo definire umana dentro un gruppo di robot, cercando una scintilla divina in androidi nati come trastullo dei loro creatori e messi dentro un parco di divertimenti, insomma il “come” che si cela dietro la risposta alla domanda “Do android dream of electric sheep?” arrivata al cinema nel 1982 con Blade Runner.

Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.

Westworld ha cercato di conquistare il pubblico televisivo del XXI secolo prendendo spunto dal film del 1973 Il mondo dei robot di Michael Crichton attraverso millemila giochi di rimandi, di flashback, di linee temporali, di ricordi vividi come quando sogni di cadere e di metafore; la serie tv HBO trasmessa in Italia da Sky Atlantic diviene così un complesso dibattito sulla nascita del pensiero autonomo, il libero arbitro e la coscienza. Con la messa in scena di storie e narrazioni che consentono lo sviluppo della personalità diviene un pamphlet sulla narrazione, sul valore delle storie che raccontiamo o che leggiamo o che “viviamo” e che servono a farci diventare ciò che siamo; così come le “backstories” dei robot, le loro sofferenze sempre immaginate ma non per questo meno reali, costituiscono le premesse della loro personalità. E il primo rimando è proprio all’opera del suo creatore originario, quel Michael Crichton che diresse Il mondo dei robot che, tra tantissimi problemi di distribuzione e produzione, marcò l’immaginario collettivo degli anni Settanta con il fotogramma di Yul Brynner con il volto “smontato” che rivela circuiti e chip, proprio il cowboy nero di Brynner che si scorge durante una ispezione di Bernard nelle segrete stanze del centro operativo di Delos.

westworld bernard lowe jeffrey wright immagini foto
“Accidenti! Queste captcha sono sempre più difficili”

Anche la rivelazione circa la natura di Bernard che in verità è a sua volta un robot richiama in parte il film di Crichton. Nella pellicola del 1973, il malfunzionamento degli androidi era causato dal fatto che erano stati pensati e costruiti dai computer e quindi gli stessi scienziati di Delos non ne comprendevano in pieno il funzionamento. In Westworld versione 2016 è Bernard, il robot, insieme a Ford, il suo creatore, a programmare gli host, quindi anche in questo caso non è possibile conoscere in pieno potenzialità e limiti.

L’altro richiamo è a Jurassic Park, altra opera iconica e fondamentale di Crichton, che echeggia in una frase di Dolores nel season finale, The Bicameral Mind, quando, rivolgendosi a William esclama Non piango per me stessa. Piango per te. Dicono che enormi bestie vagassero in questo mondo, grandi come montagne. Ma di loro sono rimaste solo ossa in resina. Le enormi bestie di cui ora restano solo ossa e resina ricordano i dinosauri che Hammond ricreò sull’isola di Isla Nublar, proprio utilizzando il sangue trovato in una zanzara rimasta imprigionata nella resina.

Dopo il season finale, Westworld lo immagino esattamente come alla fine de Il mondo dei robot, un regno silenzioso, un eden edificato sui cadaveri dove solo le macchine regnano incontrastate o come Isla Nublar dopo che l’elicottero ha portato via i sopravvissuti alla furia famelica dei dinosauri. Sono i robot a comandare ora.

Il fugace passaggio di Maeve attraverso Samurai World rivela un altro punto di contatto con Crichton, che nel suo Westworld aveva diviso il parco divertimenti di Delos in tre aree: Romamunda, Medioevonia e Westernlandia (rispettivamente RomanWorld, MedievalWorld e WesternWorld, in originale). Quindi anche nella serie tv abbiamo almeno un altro parco, un altro universo di racconto ambientato nell’Estremo Oriente.

Che la seconda stagione si concentri proprio sul Samurai World? Seguendo magari la strada di The Leftovers che, dopo la prima stagione, trasferì la storia in un’altra città tornando ai vecchi personaggi solo aver fatto conoscere nuovi protagonisti e nuove storie che si sarebbero intrecciate con le vecchie?

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