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Il Trono di Spade/Game of thrones 6×09, The Battle of the Bastards: commento, spoiler, citazioni e altre cazzate

Il_Trono_di_Spade Game of Thrones

Una puntata di strategia, alleanze, battaglia, battaglia e battaglia. Il nono episodio della sesta stagione de Il Trono di Spade, The Battle of the Bastards, annuncia fin dal titolo il cuore della sua narrazione: Jon Snow (Kit Harrington) contro Ramsay Bolton (Iwan Rheon) e sebbene l’esito della lotta tra i due bastardi sia piuttosto prevedibile, ciò che resta dopo la visione è di aver assistito a un’ora di televisione tra le migliori degli ultimi anni. O forse proprio la migliore.

Almeno fino alla trasmissione di The Winds of Winter, il season finale di questa stagione che, almeno in lunghezza, è già annunciato che supererà questo 6×09 (69 minuti contro 60).

Un’ora di televisione mai così densa, con ben due battaglie altamente spettacolari. Si inizia con Meereen sotto assedio. Nella sala delle udienze Tyrion (Peter Dinklage) cerca di giustificarsi con la regina per come la situazione sia precipitata in sua assenza. “Meereen è rinata”, spiega il Folletto, Daenerys  (Emilia Clarke) lo guarda sorpresa mentre un proiettile infuocato dell’esercito schiavista esplode nei pressi della piramide. Però Daenerys non ha perso fiducia in Tyrion e lo ascolta quando suggerisce come affrontare gli assalitori. Ora. In un episodio così, pieno di esplosioni, budella sparse nel campo di battaglia, uomini decapitati, fuoco e sangue è difficile spiegare che spesso tutto si gioca dentro uno sguardo. Il primo è quello che Daenerys allunga alle spalle degli schiavisti sbarcati per trattare la resa. Daenerys guarda oltre e noi, con lei, vediamo, lontano, Drogon che arriva in soccorso della madre, la quale lo monta e lo guida all’attacco delle navi degli schiavisti, presto seguiti da Rhaegal e Viserion, i quali, evidentemente sentito il richiamo del fratello, escono finalmente dalle catacombe di Meereen e si uniscono a Drogon nell’attacco.

Segue una grande battaglia aerea, con la cinepresa che volutamente fatica a seguire il volo dei draghi, i quali attaccano all’unisono, probabilmente guidati (telepaticamente?) dalla madre. Però a Meereen non tutto si conclude con il fuoco e il sangue. C’è ancora il tempo per assistere alla nascita di una nuova alleanza e l’abbozzo del disegno del nuovo mondo voluto da Daenerys. Nella sala delle udienze ci sono Theon e Yara Greyjoy. La principessa delle isole di ferro propone il più classico “tu aiuti me, io aiuto te”, ti sostengo per riprendere il trono di spade, tu mi aiuti a liberarmi dei miei zii. Yara gioca sulla comune appartenenza al genere femminile: è un mondo che teme le donne di potere, dobbiamo e possiamo aiutarci. Daenerys va oltre: “I nostri padri erano terribili. Tutti quanti. Hanno solo peggiorato questo mondo. Noi non lo faremo  Lasceremo il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”. Così accetta la proposta di Yara a patto che gli uomini di ferro smettano di razziare, rapinare e stuprare. Yara risponde “è il nostro modo di vivere” e Daenerys “No more”, “Mai più”. E quando la Greyjoy a sua volta risponde “No more”, nasce una nuova politica a Westeros ed Essos sancita dalla stretta di mano tra le due donne, un’alleanza, tra pari, nessuno di inginocchia, è un patto, sembra quasi la nascita di un nuovo genere umano, la fine della legga della forza e della sottomissione e l’inizio dell’imperio della Giustizia.

Invece, durante il loro parlay prima della guerra, Ramsay Bolton chiede a Jon Snow di inchinarsi di fronte a lui e riconoscerlo Signore di Grande Inverno e Protettore del Nord. “Sono un uomo che perdona”. Giuro, Ramsay lo dice, di fronte a un divertito Jon Snow, una Sansa che trattiene a stento i conati di vomito e una Lady Mormont che ha la faccia di una che ha appena visto una enorme cacca. Il parlay si trasforma presto in una guerra psicologica. Snow assesta il primo colpo, propone di risolverla alla “vecchia maniera”, in uno scontro tra i due comandanti in capo per evitare la carneficina. Ramsay rifiuta, spiega di avere il doppio dei soldati e la vittoria è sicura; Jon lo incalza: “Combatteranno per te i tuoi soldati ora che sanno che tu non ti batteresti per loro?”. Sembra aver assestato il colpo ma Ramsay si gioca la carta Rickon. Ha un ostaggio importante, poi annuncia che tutti i presenti saranno divorati dai suoi mastini. Solo Sansa riesce a colpire il bersaglio: “Domani morirai Lord Bolton, dormi bene”.

All’incontro segue un consiglio di guerra: il piano di Snow e Davos è di farsi attaccare, per lasciare il centro del campo all’armata Bolton in modo da prenderla su due lati. Sebbene Snow e Davos siano sicuri del fatto loro, Sansa ha dei dubbi: non credo abbia riflettuto sulla probabilità per l’armata Stark di accerchiare un esercito circa il doppio del loro ma invita Jon Snow a non cadere nei tranelli psicologici di Ramsay: (l’ex) bastardo di Roose Bolton gioca al gatto col topo da tutta la vita. Jon si sente punto nell’onore e ribatte: “Alla Barriera ho combattuto contro cose ben peggiori di Ramsay Bolton”. Poi Snow va da Melisandre. Chiede alla sacerdotessa di non riportarlo in vita se dovesse cadere in battaglia. Un giorno dovremmo riflettere sul fatto che nessuno vuole obbedire agli ordini di Jon. Infatti la sacerdotessa rossa si rifiuta affermando che le risponde solamente al dio della luce e che se il volere del dio della luce e di tenerlo in vita lei dovrà eseguire cercare di riportarlo indietro dalla morte.

È una splendida mattina di fronte le mura di Grande Inverno, il sole è alto ma non c’è possibilità di vederlo nascosto dietro il cielo grigio che pesa come una cappa sugli eserciti disposti sul campo. Con un’entrata degna di Angelina Jolie sul tappeto rosso della notte degli Oscar, Ramsay arriva portando al guinzaglio Rickon. Lo libera, lo invita a giocare, dovrà correre più forte che può per raggiungere il fratello verso l’altro lato del campo di battaglia. Come il giovane Stark parte, Ramsay inizia a scoccare le frecce per colpirlo. Ma sbaglia volutamente. Decide di colpire il ragazzo solo quando è in prossimità di Jon Snow. A questo punto il comandante in capo del #TeamSnow  è solo in mezzo al campo di battaglia, troppo lontano dai suoi per tornare indietro e allora Jon decide di buttarsi a capofitto verso il campo avversario ormai disperato per la morte del fratellino.

Qui c’è uno dei momenti visivi più belli della televisione degli ultimi anni. Dopo che Ramsay gli ha ammazzato il cavallo grazie alle frecce scoccate dai suoi arcieri, Jon guarda la cavalleria dei Bolton avanzare verso di lui, allora impugna la spada e si prepara al martirio solo contro centinaia di cavalieri all’assalto. C’è tutta la drammaticità del Lord Snow resuscitato: un’accettazione dell’inevitabile, della morte, la rassegnazione alla sconfitta.

jon snow battle of the bastards

Invece la sua cavalleria lo salva e la battaglia ha davvero inizio. Il regista di Battle of the bastards, Sapochnik, si supera regalando 15/20 minuti di cinema di guerra come non se ne vede nemmeno nei film Marvel o in qualsiasi cinecomic. Aveva diretto già Hardhome ma qua siamo oltre. Tutta la battaglia ruota attorno ai personaggi: da un lato lo spietato Ramsay che non esita a massacrare con gli arcieri nemici e amici. I suoi ordini sono una sorta di metronomo. “Tirare”. “Tirare”. Incessante. Angosciante.

Dall’altra parte, nel cuore della tenzone Snow ammazza uomini Bolton come se non ci fosse un domani, seguito per un lungo minuto in un intenso piano sequenza in cui la telecamera si perde dentro un sanguinoso corpo a corpo, con cavalieri dalla testa mozzata che trasportati da cavalli imbizzarriti, mentre ormai tutti sono nella tenzone, ma Ramsay ha il suo ultimo trucco da mostrare. In una riproduzione della battaglia di Canne che oppose Romani a Cartaginesi, i Bolton accerchiano gli Stark con una falange di scudi da cui spuntano le lance e, protetti, uccidono i nemici stringendoli sempre più gli uni contro gli altri. Nel frattempo la fanteria degli Umber attaccano nell’unico lato aperto. E’ una carneficina, il #TeamSnow è costretto spalla a spalla a lottare per sopravvivere, Jon resta seppellito sotto corpi di vivi e di morti, anela aria, cerca l’ossigeno e finalmente dentro di sé trova quel che resta del suo spirito di sopravvivenza. E mentre i Bolton avanzano, sbattono gli scudi in terra dando un nuovo ritmo al massacro. Tutto è morte e fango e uomini mutilati e viscere esposte alla luce del giorno. Il #TeamSnow è pressato dall’avanzare della falange del #TeamRamsay e incollati l’uno all’altro dalla terra infangata del Nord quando si ode un corno in lontananza. Sono i cavalieri della Valle che arrivano in aiuto. Le linee Bolton sono devastate, a Ramsay non resta che rifugiarsi dentro Grande Inverno, una fortezza inespugnabile contro un esercito non pronto a un assedio. Ramsay lo sa e mostra sicurezza dopo essere scappato a gambe levate, ma non ha fatto i conti con il gigante Wun Wun: il cancello di Grande Inverno non è costruito per sopportare l’assalto di un gigante, la porta cede e il #TeamSnow dilaga dentro il castello, massacrando i Bolton.

Ora, Ramsay sembra incline ad accettare il duello uno contro uno con Snow. Scaglia le sue frecce contro il bastardo di Grande Inverno ma Jon raccoglie da terra uno scudo con il simbolo dei Mormont tra l’altro e si protegge fino ad arrivare addosso a Ramsay, lo assale, lo picchia selvaggiamente, finché non incontra lo sguardo di Sansa, allorché Jon capisce che la sorella deve poter consumare la sua vendetta. Sansa lo fa trasportare dove i mastini di Ramsay riposano. Lord Bolton li aveva affamati per poter dare loro i suoi nemici in pasto, ma è Sansa che ora dà lui in pasto ai suoi mastini. E mentre gli animali divorano il loro padrone, Lady Stark prima distoglie lo sguardo ma poi indugia nel fissare lo sguardo sul suo stupratore e torturatore che viene divorato dai suoi stessi, fedeli cani. “Ormai sono parte di te”, sibila Ramsay poco prima di morire. Chissà, forse è vero. Ecco il secondo sguardo che segna The Battle of the Bastards.

Questioni aperte

Le bandiere Stark tornano a sventolare sulle mura di Grande Inverno, ma la Battle of the Bastards lascia aperte molto questioni e questo è il suo lascito più importante anche perché, diciamolo e scriviamolo, se lo svolgimento è stato grandioso, la trama ha lasciato a desiderare: l’arrivo di Ditocorto era decisamente scontato e, proprio per questo motivo, le sorti della battaglia dei bastardi non mi sono mai state in bilico. Ma ora che l’esercito del #TeamSnow è quasi completamente distrutto, l’appoggio di Baelish avrà un costo molto elevato ora che la sua è praticamente l’unica forza in campo? E cosa accadrà ora tra Jon e Sansa? Chi comanderà a Grande Inverno? E Ser Davos che finalmente ha scoperto cosa è accaduto a Shireen, cosa farà alla sacerdotessa rossa? E come prenderà Brienne l’arrivo di Baelish? Ma soprattutto: quanti dei 62 cavalieri Mormont sono rimasti vivi? E ancora: ma perché Rickon non correva zigzagando?

Citazioni

Le tue parole scompariranno. La tua casata scomparirà. Il tuo nome scomparirà. La memoria di te scomparirà. (Sansa Stark)

Siamo ai saluti

Addio all’attore inglese nonché ex cestista Ian Whyte che interpretava Wun Wun e che era nel cast anche in precedenza, addirittura nei panni di Gregor Clegane.

E ora qualcosa di completamente diverso.

Happy shitting a tutti.

happy shitting

One thought on “Il Trono di Spade/Game of thrones 6×09, The Battle of the Bastards: commento, spoiler, citazioni e altre cazzate Lascia un commento

  1. Happy shitting to u too.
    È vero, la questione che più preme è sapere quanti di quei 62 hanno fatto ritorno a Isola dell’Orso (o quel che è). Un episodio tecnicamente indimenticabile, però scritto un po’ alla come viene viene.

    Piace a 1 persona

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