Fortàpasc- Ricordo di un giornalista giornalista

Così Marco Risi, che sembrava aver perso la strada maestra dopo gli esordi interessanti, la ritrova proprio nel momento in cui torna, sì, al film di denuncia, ma mantiene un occhio umano pieno di empatia verso i propri personaggi.
Proprio questo aspetto si rivela vincente: sono gli attori a costituire il valore aggiunto di una pellicola che non cerca e non vuole dire niente di più sulla letteratura cinematografica sulla malavita di quello che già sappiamo. Sono invece Libero De Rienzo (finalmente tornato in vita dopo un lungo letargo), Valentina Lodovini e Michele Riondino a costruire dei personaggi veri, con cui è possibile entrare in completa simbiosi per le loro paure, i loro sguardi, le loro voglie e necessità.
La ricostruzione è perfetta – dalle auto ai cazzi disegnati nelle cabine telefoniche. E si percepisce dai lunghi ringraziamenti finali rivolti a tutti coloro che hanno aiutato nel ricordare Siani che si tratta di un film costato fatica, ricordi, lacrime e voglia di non dimenticare.
Una citazione merita De Rienzo, che si trasforma dallo schizzato che abbiamo imparato ad amare in Santa Maradona e A/R Andata + Ritorno in un misurato giornalista della periferia del mondo e della vita. Gira per Torre Annunziata riconoscibile nella sua Citroën Mehari così come abbiamo imparato a conoscere il giornalista nelle cronache che c’è lo hanno raccontato.
Una citazione merita De Rienzo, che si trasforma dallo schizzato che abbiamo imparato ad amare in Santa Maradona e A/R Andata + Ritorno in un misurato giornalista della periferia del mondo e della vita. Gira per Torre Annunziata riconoscibile nella sua Citroën Mehari così come abbiamo imparato a conoscere il giornalista nelle cronache che c’è lo hanno raccontato.
Quando, alla fine, guarda i suoi assassini, il suo sguardo trafigge e, confesso, mi ha spezzato il cuore.

Categorie