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Jeong-sun

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Jeong-sun è un film di Jihye Jeong, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022.


Scordatevi subito i capolavori coreani degli ultimi anni, Jeong-sun non è “quel” film. Non è un semplice racconto di crimini sessuali digitali questo l’opera di Jihye Jeong, ma la descrizione, ancora una vota, della difficile socialità in Estremo Oriente, in Corea del Sud in particolare, con i suoi rapporti di lavoro fortemente gerarchizzati, la società maschilista, il conflitto generazionale.

Jeong-sun è una donna sulla cinquantina, ha una figlia che sta per sposarsi, lavora in una fabbrica. Durante una gita con i colleghi si invaghisce di uno di essi, si frequentano, vanno a letto insieme. Il problema nasce quando lui gira un video in cui Jeong-sun canta e balla in biancheria intima. Il video comincia a circolare, prima fra i colleghi, poi diventa virale, la donna cade in depressione, la figlia la spinge a denunciare.

Durante la visione pensavo a quanto accaduto alla povera Tiziana Cantone e purtroppo ad altre ragazze, vittime di reati sessuali digitali nel nostro paese, agnelli sbranati dalle bestie feroci del web, dai leoni da tastiera, da delle merde. Il video di Jeong-sun non è poi così sconveniente – i miei colleghi mi hanno ripreso mentre canto il coro di Gini Wijnaldum e francamente faccio più schifo io. Ma la società coreana ha i suoi tabù e arretratezze, che sono altre rispetto alle nostre, non è che possiamo sentirci così belli e bravi e progressisti. A dispetto delle differenze, tali reati colpiscono i più deboli, donne e in questo caso anche persone adulte e per questo motivo ancor di più spinte ai margini della società.

Jihye Jeong riesce a mettere dentro il conflitto generazionale con la figlia e le colleghe più giovani, riflesso anche nella scarsa confidenza di Jeong-sun con la tecnologia. La situazione è resa più problematica dai difficili rapporti di lavoro all’interno di una società come quella coreana in cui mantenere il proprio impiego sembra più un miracolo, che un risultato conseguito grazie al merito. Ciò lascia nelle mani dei dirigenti un enorme potere sui dipendenti, quasi di vita o di morte, come ci ricorda la barbona al lato della strada aiutata da Jeong-sun: perdi il lavoro, farai questa fine, quindi stai buona, al posto tuo, non disturbare i superiori, subisci in silenzio e tutto andrà bene. Insomma il film di Jihye Jeong ci restituisce una società malata, in cui i reati digitali sono il riflesso della crudeltà degli individui, lontana, ma in fondo tanto tanto simile alla nostra.

woody*** È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere

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