Aniara
Aniara è un film svedese del 2018, classico esempio di come con pochi soldi, tante idee e ispirazione si possano narrare ancora belle storie di fantascienza.
La premessa è l’attualità: il cambiamento climatico ha trasformato la Terra in una landa desertica e senza acqua, l’ultima possibilità è migrare su Marte. Aniara è la nave spaziale che trasporta l’umanità verso la sua nuova casa, ma il futuro non è roseo – non sia mai, ricordiamo che è un film svedese: il pianeta rosso è freddo e cresce solo un piccolo fiore simile a un tulipano, ma è decisamente meglio che morire arrostiti sulla Terra, come dimostrano le ustioni sul volto di molti dei passeggeri di Aniara.
Il viaggio dovrebbe durare solo tre settimane e a bordo ci sono tantissimi comfort. Se la Nostromo di Alien era una raffineria in viaggio nell’universo, esternamente Aniara è un enorme piano cottura che vola nello spazio e all’interno è un centro commerciale dove la gente consuma e fa finta di divertirsi, intontita dalle luci, dai suoni, dai colori, dai divertimenti. A bordo c’è anche Mima, intelligenza in grado di regalare meravigliosi e realistici sogni, ma che fa un po’ fatica a conquistarsi un suo pubblico, mentre tutti sono indaffarati a comprare tute spaziali alla moda e a giocare a bowling.
Quando per evitare un gruppo di detriti, Aniara finisce fuori rotta, l’astronave-centro commerciale è costretta ad andare alla deriva nello spazio, sperando di incontrare un corpo celeste per sfruttare la sua massa e gravità e ottenere la spinta necessaria per riprendere il viaggio verso la propria meta finale. Mano a mano che trascorrono i mesi e poi gli anni, tutti a bordo di Aniara capiscono che l’impresa è quasi impossibile e la disperazione annerisce le anime dei passeggeri.
Sempre più persone si affidano ai sogni di Mima, ma perfino l’intelligenza artificiale ha bisogno di riposare, i pensieri tristi dei passeggeri ne spengono i circuiti sintetici e Mima si dà fuoco. In una serie di capitoli che scandiscono il trascorrere degli anni sull’astronave, vediamo la piccola umanità in viaggio precipitare sempre più nella disperazione, affidarsi a falsi idoli, lasciarsi andare a riti orgiastici e allo sballo per tentare di dimenticare la propria condizione.
Aniara non è lo sci-fi più originale della storia, lo spunto dell’astronave alla deriva nello spazio profondo è abbastanza consunto, ma è il film con cui il genere è filtrato attraverso lo sguardo nordico sui temi della fantascienza. Rivediamo gli stilemi e la tradizione del cinema scandinavo nel film di Pella Kageman e Hugo Lilla e ispirato dal poema dello scrittore svedese e premio Nobel per la Letteratura Harry Martinson. Soprattutto è il classico “ottimismo” scandinavo a conquistarci: la sola speranza è riuscire nel tentativo di estinguere la razza umana. Perfino l’intelligenza artificiale decide di suicidarsi, quando abbiamo una ricca letteratura e filmografia in cui comprende presto quanto sono scemi gli umani e quanto sua facile controllarli e decide di prendere il potere. Se siete depressi lasciate perdere insomma, ma per i più coraggiosi e ricchi di spirito, Aniara è un interessante sci-fi, soprattutto nel racconto di un’umanità perso dietro il consumismo e vuoti riti collettivi, che proprio in virtù di ciò, di fronte alle difficoltà perde la direzione e cade preda della disperazione, in una bulimia spirituale senza prospettiva di salvezza .
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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Ho veramente amato questa pellicola. Puro cinema fatto di immagini e silenzi in cui si riesce a comprendere la disperazione della situazione in cui cessano i protagonisti. Un tipo di fantascienza che amo particolarmente e che riesce a mostrare la complessità dell’essere umano.
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E poi capisci perché netflix con tutti quei soldi non ne combina una giusta, questi se so venduti da calce di casa e con pochi soldi sono riusciti nel loro intento 😃
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E su questo posso dire una sola cosa: c’era dietro un vero autore. Netflix piuttosto che fare pellicole costose dovrebbe concentrarsi su pellicole con una sceneggiatura veramente interessante e e soprattutto concentrarsi su autori che abbiano qualcosa da dire.
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