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Jurassic World-Il Dominio

ov-jurassic-world-dominionCapisci dalla prima scena che Jurassic World – Il dominio è un casino, quando il mosasauro (o qualsiasi cosa fosse) attacca un peschereggio: classica sequenza incasinata alla Trevorrow in cui non si capisce niente, confusione alimentata per mascherare il fatto che il regista è un incapace. Da questo momento entriamo nel regno in cui tutto è possibile: errori di montaggio, cattiva gestione di attori in live action ed effetti speciali, robe dette a caso.

Poco si salva di Jurassic World – Il dominio. Trevorrow prova a mescolare i generi: ci mette un po’ di western, pieno di errori e imprecisioni da farti dire le parolacce; segue una lunga parte centrale alla James Bond in cui vanno catturati dei cattivi e recuperato un ostaggio, con un blitz gestito peggio di come avrebbe fatto il commissario Zagaria di Lino Banfi e con una lunga sequenza di inseguimento che forza la sospensione dell’incredulità, una roba che Fast&Furious è un documentario; l’incontro tra i protagonisti della prima “parte” della saga (Dern, Neill con Goldblum che ha fatto da ponte) e la “nuova generazione (Bryce Dallas Howard e Chris Pratt insieme a un paio di nuovi attori/attrici come DeWanda Wise) è dignitoso, almeno l’incapace prova a rifare intere scene del primo Jurassic Park, con le poche linee decenti di sceneggiatura messe in bocca a Ellie Sattler/Laura Dern.

Non manca il messaggio ecologista sui pericoli insiti nell’intervento umano in tutto quello che è genetica e nel DNA, la creazione degli OGM, l’ingegneria genetica e tutte le manipolazioni della natura. È anche il luogo in cui troviamo il nuovo nemico di Hollywood: Elon Musk. Eh si perché il cattivo è il miliardario/filosofo che ha fatto i soldi con nuove tecnologie, usando metodi eticamente ambigui, disposto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, proprio perché il successo è giunto a lui apparentemente senza fatica, senza responsabilità, senza coscienza. E non è il primo che incontriamo negli ultimi anni – viene subito in mente il Carlton Drake del primo Venom e soprattutto Peter Isherwell in Don’t look up –: il cattivo è un CEO della Silicon Valley, la perfetta fusione tra Jeff Bezos, Tim Cook e Elon Musk appunto.

Detto ciò, queste poche cose forse raccattano un 5 in pagella, perché sempre raccontate di fretta di corsa, senza attenzione, il resto è un susseguirsi di attori/attrici che tentano di recitare battute al limite del ridicolo: frasi come “non muovetevi” e partono subito tutti in branco oppure “non fatevi notare” oppure “non farti uccidere”, una roba che a pensarci è un incubo peggio ancora di questo Jurassic World-Il Dominio: fermarsi un attimo a ragionare su come qualcuno l’ha “creata”, l’ha scritta, l’ha fatta stampare e ha pensato che potesse essere messa dentro un film, uno qualsiasi.

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La storia si svolge lungo due linee di trama. Da una parte Pratt e Dallas Howard vivono nei boschi, pulendo pannocchie e dandoci dentro come conigli infoiati e preservano il segreto peggio tenuto del pianeta: i cloni dei primi due film di Jurassic World, Maisie e Blue. Quest’ultima si è data da fare… da sola e si è riprodotta, dando alla luce Beta che ha ereditato il carattere solare della madre Velociraptor. La vita rupestre della famiglia si inserisce nel caotico contesto mondiale in cui non solo i dinosauri sono a piede libero nel pianeta, causando vittime umane e danni materiali, ma si sviluppa un florido mercato nero in cui gli animali preistorici sono venduti per i più disparati scopi, per intrattenimento, compagnia o come armi. Ed è qui che Maisie e Beta rappresentano l’anello del Signore degli Anelli. Come se non fosse già abbastanza, la multinazionale delle biotecnologie Biosyn, presieduta da Lewis Dodgson, sta studiando il dna preistorico per curare i grandi mali del pianeta (cancro, alzheimer, alopecia e immaginate pure quello che volete) tutto per il bene dell’umanità e mai penserebbero di farci un soldo, ma invece sì, desiderano talmente tanto il profitto, che hanno creato una locusta con genoma del Cretaceo, che sta divorando tutti i raccolti negli USA. All’orizzonte c’è una carestia globale – capito? dopo il covid, la guerra, la carestia. In mezzo ai due mondi, Ellie Sattler (Laura Dern) cerca di convincere Alan Grant (Sam Neill) a fare un blitz alla Biosyn per scoprire il suo legame con le locuste. La porta di accesso la terrà aperta Ian Malcolm (Jeff Goldblum), diventato consulente dell’impero del male imprenditoriale.

Così quando dei cacciatori di frodo rapiscono Maisie e Beta su commissione di Dodgson, ecco che i destini dei personaggi di Jurassic World si scontrano con quelli dei mitici personaggi degli anni Novanta.

Dentro la storia che abbiamo raccontato ci sono battute risibili, rifacimenti di intere scene del primo film (l’unico della saga, anzi probabilmente il resto della saga non esiste), continue coincidenze per tirare fuori dai guai i personaggi in cui sono stati infilati dagli sceneggiatori di Boris – così de botto senza senso -, tagliabulloni usati come torcia senza che il portatore si ustioni le mani, un cesto da pallacanestro dentro un laboratorio, locuste infuocate che volano per chilometri e chilometri. Unica cosa coerente e logica: il santuario per dinosauri della Biosyn è stato ambientato in Italia, perché si sa che qui ricchi ma pure morti di fame fanno il cazzo che je pare.

indiana* C’è qualcuno che parla la mia lingua? O almeno il greco antico?

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