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Diabolik dei Manetti Bros.

Diabolik è il film dei Manetti Bros ispirato al fumetto creato da Angela e Luciana Giussani all’inizio degli anni Sessanta. E proprio a quell’epoca, all’immaginario dei comics italiani e alle atmosfere alla James Bond si sono ispirati i due registi nel loro adattamento.

Impeccabile nella cura nel ricreare un film di genere, si sono dimenticati di raccontare una storia che potesse parlare al pubblico di oggi, attenendosi all’ovvio e al prevedibile.

Il film 2021 di Diabolik (c’è un predecessore diretto da Mario Bava degli anni Sessanta) è tratto dagli albi 1 e 3: lo spietato ladro e assassino Diabolik, senza morale e limiti, interpretato da un algido Luca Marinelli, vuole tentare l’ennesimo colpo nella terrorizzata Clerville: rubare il diamante rosa a Eva Kant (Miriam Leone), ricchissima vedova rientrata in patria dal Sudafrica e legata al viceministro della Giustizia Caron (Alessandro Roia). Sulle tracce di Diabolik c’è l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea), costretto a vederlo fuggire sotto i suoi occhi ogni volta che credeva di averlo messo in trappola.

È ciò che accade fin dall’apertura del film, un lungo e banale inseguimento in auto, in cui Diabolik corre a velocità folle in un sottopasso cittadino ed evita le volanti della polizia, utilizzando un trampolino nascosto nella strada. Pensando a quello che negli ultimi anni abbiamo visto, con i bolidi di 6 Underground che sfrecciano dentro gli Uffizi, le soluzioni visive dei Manetti Bros fanno un po’ arrossire: senza pathos, senza cuore, senza brividi, senza alcun arrapamento.

E benché Diabolik sia stato sin qui inafferrabile, bastano 30 minuti e la moglie troppo curiosa per svelarne l’identità. Nel frattempo, però, il nostro eroe già si è lasciato irretire dalla bella Eva, evidentemente affascinata dal pericolo e dall’avventura, si offre come partner di Diabolik, aiutandolo ad uscire di prigione e scampare la pena di morte. Perché a Clerville, prima catturano i criminali, li processano in due giorni e poi li portano sulla ghigliottina senza passare per corti d’appello o cassazione. Inoltre, è una cittadina in cui un privato cittadino può costruire un trampolino sotto il livello stradale senza dover compilare noiosi moduli. Un programma di governo chiaro e semplice: zero burocrazia, giustizia veloce e sommaria. Dove è che si mette la firma?

I due pianificano di svaligiare la banca dove Caron ha nascosto il suo tesoro accumulato a suon di ricatti. Fa un po’ di tenerezza ascoltare il piano di Diabolik per perforare i tre muri d’acciaio e il reticolato elettrificato per arrivare alle cassette di sicurezza: dopo aver visto Tenet, Diabolik è una bella rimpatriata in un mondo sempliciotto e bello che andato, vivo solo nelle repliche di vecchi film, e sono proprio il tono, le modalità narrative e le soluzioni cinematografiche scelte dai Manetti Bros a giungere completamente fuori tempo.

Non c’è mai alcun dubbio che i nostri non riescano nella loro impresa, nemmeno quando devono aspettare un’ora per avere un té al bar della Piazza Grande di Clerville o quando si preoccupano che nelle fogne di Gnenf, non vi sia eccessivo via vai di curiosi la notte – “e se ci sarà qualcuno lo ucciderò”. Chi cazzo va in giro di notte nelle fogne? I guerrieri della notte? I chitauri? I topi?

Tutto è raccontato con una flemma davvero irritante dai principali interpreti, segno che si tratta di una precisa linea di recitazione dettata dai registi, tutto è ovvio dalla prima inquadratura e dalla prima parola, tutto è per lo più spiegato a parole non per immagini e, quando è fatto, tutto è prevedibile, banale, sciatto.

Personalmente non posso dire di essere deluso dai Manetti Bros, avendo amato molto poco le loro opere cinematografiche, vorrei solo mi fossero restituite le due ore e un quarto di vita spese per vedere Diabolik.

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