Stranger things 2: Rob Lowe, Dungeons & Dragons, Ghostbusters e Democani: recensione, cast, trama e season recap
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Distribuita da Netflix a partire dal 26 ottobre 2017, Stranger Things 2 è il seguito della serie ideata dai Duffer Brothers, che, nel 2015, vi ha fatto uscire di testa; il ritorno del Sottosopra, il misterioso laboratorio di Hawkins e il gruppo di nerd adolescenti che cerca di fare la cosa giusta ha di nuovo velocemente cavalcato l’onda: pletore di più o meno improvvisati fan degli anni Ottanta hanno divorato le puntate e, una settimana dopo la distribuzione attraverso la piattaforma di streaming, apparentemente tutti avevo visto la serie. La disoccupazione è un problema grosso.
Le persone normali non fanno mai niente di importante a questo mondo. Jonathan Byers
A quasi un anno dal ritrovamento di Will Byers e la scomparsa di Barb, a Hawkins niente sembra normale anche se apparentemente lo è. Se avevamo pensato che tra Joyce (Winona Rider) e lo sceriffo Jim Hopper (David Harbour) potesse nascere del tenero… naaaaa.. niente da fare. La bella signora Byers ha trovato l’amore tra le rassicuranti braccia di Bob Newby (interpretato da Sean Astin); perfino Nancy (Natalia Dyer) ha mollato il fotografo sensibile Jonathan Byers (Charlie Heaton) per mettersi con il più rassicurante Steve (Joe Keery) dai capelli stilosi alla Morten Harket degli A-Ha; nella foresta, Jim ha ritrovato Undici (Millie Bobby Brown) e la accudisce, tenendola nascosta dalle grinfie della CIA in un capanno nel bosco, un programma protezione testimoni che assomiglia ogni giorno che passa sempre più alla segregazione. D’altra parte, Mike (Finn Wolfhard) sente la mancanza della sua amica: ogni sera si chiude nel seminterrato e cerca di parlarle attraverso la radio, ma la radio resta muta. Gli ormoni di Lucas (Caleb McLaughlin) e Dustin (Gaten Matarazzo) inviano messaggi confusi: al centro dei loro pensieri la nuova arrivata, Max (Sadie Sink), ragazzina dai capelli rossi che ha spodestato Dustin dal trono della classifica di Dig Dug. Umilia un ragazzo ai videogame e non te lo togli più dai piedi, ma Max ha altri problemi: un fratellastro violento, Billy (Dacre Montgomery), e una famiglia quanto meno problematica.
Se di Undici tenuta “al sicuro” dallo sceriffo Hopper è pronta alla fuga, ancora una volta è Will (Noah Schnapp) a crashare: ha delle visioni di Hawkins devastata, in balia di un gigantesco mostro, mezzo Dormammu e mezzo xenomorfo. Tra Will e la creatura proveniente dal Sottosopra si instaura un legame malefico. Inoltre, Dustin trova una misteriosa creatura nella spazzatura. “Sai, nell’Indiana ho trovato un mostro viscido che cresce a vista d’occhio e ha mangiato il mio gatto, ma io lo tengo nello scantinato perché magari è una nuova specie e io divento famoso. Ricco no, ma famoso sì”. Eh idiota, è proprio una nuova specie, di quelle letali. Il nuovo ospite cresce e si riproduce: sono i cani lupo del Demogorgone tanto che i nostri eroi chiamano i Democani.
Quindi, chi in preda agli ormoni e chi alle visioni, i nostri eroi devono impedire per la seconda volta il disastro, Ragnarok, i Chitauri che ci invadono, Sauron e pure Alien. Non prima di aver fatto dolcetto o scherzetto vestiti da Ghostbusters. Pausa.
È solo scopiazzato in alcuni punti. Mi fa ridere. È stupido, ma mi fa ridere. L’ora delle favole è finita. Max
Insomma, è un’attimo e Will disegna furiosamente una strana mappa su fogli A4, Joyce li ricicla per tappezzare casa e dà di matto perché il figlio è strano e il dottore che lo ha in cura è Paul Reiser, quello che in Aliens (ve lo avevo detto che c’entravano gli xenomorfi) ha mandato a puttane la missione su LV-426. Intanto Undici decide di fuggire alla ricerca di se stessa nel preciso momento in cui ci sarebbe un gran bisogno dei suoi poteri. Trova la “sorella” in una città che formalmente è Chicago, ma sembra uscita fuori da un incubo di John Carpenter o un pessimo video sotto acidi dei King trasmesso da Videomusic. La sorella di Undici è Otto, ha messo su una banda per ammazzare tutte le persone coinvolte con le torture e gli esperimenti sui bambini perpetrati al laboratorio di Hawkins. Otto cerca di portare al lato oscuro Undici ma niente il Lato luminoso della Forza ha la meglio ancora una volta anche se la ragazza rimedia un nuovo look, un incrocio tra Trinity di Matrix e Robert Smith dei Cure (sono o non sono gli anni Ottanta?).
Mentre i fatti impazzano ma non spiazzano, i Duffer Brothers fanno capire di conoscere molto bene l’epoca. Citano tutto quello che è umanamente possibile citare in nove ore di serie tv: riferimenti ai videogame come Dig Dug o Dungeons and Dragons, tanto Aliens, Indiana Jones e Il Tempio Maledetto, Highlander (“È una specie di magia”), Darth Vader e l’addestramento al Lato Oscuro, John Hughes, La zona morta, L’esorcista e Ritorno al futuro e qualcosa dimentico sicuramente. Però, io mi chiedo: perché? La furia citazionista porta a qualcosa oltre a fornire un potente sottotesto culturale? E’ messa in scena, alibi, per sostenere una storia deboluccia e residuale rispetto ad altro materiale – Sean Astin fa ovviamente molto Goonies, regala anche una battuta su una mappa e una X, ma ci siamo allontanati dall’universo solare di quell’esperienza. Siamo sempre più in zona Stephen King, personaggi e situazioni sempre oscure e un’ostinata convinzione che i mostri, quelli veri, non nascono cattivi, ma sono addestrati. È il caso del Roblowiano Billy, il fratellastro di Max, aggressivo e prepotente, come del resto il padre. E sebbene Billy giri come un cane rabbioso per Hawkins sostanzialmente minacciando e imprecando, a lui dobbiamo una scena epocale di seduzione della signora Wheeler, interpretata dalla sexy 43enne Cara Buono, qui nei panni della mamma di Stifler.
Cioè, quello che vorrei chiedervi è: ma a voi cosa frega delle citazioni?
Se il risultato migliore è l’allestimento di un autentico seguito della prima stagione – il Sottosopra è ancora un pericolo a causa di qualcosa che Will ha portato con sé e la porta dimensionale ancora aperta nel laboratorio di Hawkins – un altro dei mostri di Stranger Things è la difficoltà dei rapporti genitori-figli, l’incomunicabilità, la separazione, per fortuna in un mondo in c’è ancora la possibilità spielberghiana del ricongiungimento: E.T., Incontri ravvicinati, L’Impero del Sole, unito all’esigenza della crescita, la pubertà problematica e la sua soluzione ovvero un ballo scolastico. Caro Marty McFly facce Johnny B. Goode.
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