Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate: si chiude la Saga dell’Anello
Giunto allo sfinimento, si chiude la trilogia de Lo Hobbit con La battaglia delle cinque armate, trasmesso in prima tv da Sky Cinema nell’abito del temporary canale dedicato alla Saga dell’Anello.
Io Peter Jackson me lo immagino come Frodo alla fine de Il ritorno del re: stremato, occhi bassi, che accetta l’invito di Gabriele Savatores travestito da Gandalf Il Bianco di ritirarsi a Puerto Escondido a far crescere una nuova panza da Buddha. Perché l’operazione Lo Hobbit deve essere stata ancora più estenuante di quella de Il Signore degli Anelli, perché tutti e tre i film sono stati tirati per i capelli quanto alla storia (esigua per tirarne fuori oltre di otto ore di cinema) e soprattutto perché per Peter deve essere stato proprio duro separarsi dalla Terra di mezzo. Rivedendo Il Ritorno del Re o Le Due Torri è possibile comprendere come fossimo di fronte a un artista nel momento di massima espressione e capacità, un Totti 2000-2011, George Best 1968, una ruleta di Zidane, la serpentina di Maradona contro l’Inghilterra ai Mondiali dell’86. Pensate a quanto è triste Peter Jackson quando rivede i suoi capolavori, chissà se gli scende una lacrimuccia rammaricandosi che forse si è lasciato alle spalle il momento più intenso della sua vita, chiama Phllippa Boyens e ricorda vecchi aneddoti di quando giravano per la Nuova Zelanda, Viggo Mortensen scattava quelle bellissime foto e Miranda Otto la dava un po’ a tutti.
Girare Lo Hobbit non ha riportato in vita quei momenti e tanto meno i tre film si sono avvicinati alla perfezione della prima trilogia… Però, La battaglia delle cinque armate è il migliore dei tre. Ha i difetti dei primi due – pessime parrucche, tante chiacchiere, scene troppo descrittive e ridondanti e sovrabbondanti di dettagli, emozioni, innamoramenti e amicizie al prezzo di un tanto al chilo – ma almeno ha grandi scene di battaglia, spettacolari, e la carica emotiva delle storie che finiscono portandosi via gli amici con cui hai combattuto fianco a fianco.
Dopo che i nani gli sono sgattaiolati dentro casa per rubargli il tesoro, il drago Smaug è incazzato nero. Se la prende con Pontelagolungo che ha costituito la base di appoggio di Thorin e suoi amici per attaccare la montagna solitaria. Ma nella cittadina c’è un uomo che ce l’ha duro e ha un conto in sospeso con i draghi. Non la sto a fare troppo lunga: Bard riesce a piazzare una freccia d’argento nel cuore di Smaug. Il temibile e temuto drago muore. So passati 5 minuti e il viaggio verso i titoli di coda è ancora lungo e il cazzo di drago, l’unico motivo per vedere sto film è morto, Benedict Cumberbatch azzittito. A questo punto la notizia si diffonde veloce che manco in un circolo di cucito. Alla scoperta della morte del signore del tesoro arrivano armate di elfi, di nani e di uomini, tutte per impossessarsi dell’oro appartenuto al drago. Poi ci sono gli orchi che rivendicano l’antico territorio di Erebor che è l’avamposto più importante per far rinascere l’antico impero del male di Angmar. In tutto questo gran casino ci sono i nani di Thorin che si sono asserragliati dentro la montagna. Il re dà di matto, si rimangia la sua parola e si rifiuta di dare una parte del tesoro agli uomini che lo hanno aiutato; a un certo punto inizia a parlare come Smaug, ma del resto non si butta gnente e tanto Benedict Cumberbatch lo avemo pagato, lo avemo tenuto dieci minuti, cerchiamo di sfruttarlo meglio.
La battaglia vede gli eserciti fronteggiarsi, tutti contro tutti: gli elfi non vogliono aiutare i nani, i nani non vogliono aiutare altri nani, ricordando un po’ mosse e mossette dei due grandi conflitti mondiali, che purtroppo Tolkien ha vissuto in prima persona.
Tutta la saga manca di un’energia cinetica interna. Il motore di tutto è il rapporto tra Bilbo (Martin Freeman) e Thorin (Richard Armitage), un’amicizia forte in cui lo hobbit non esita ad andare contro l’amico pur di risvegliarlo dal suo delirio in preda alla malattia dell’oro. Poi c’è l’amore tra l’elfa bona Tauriel (Evangeline Lilly) e il nano superdotato Kili (fregacazzo chi fosse). Ma nzomma… Me so appassionato de più a immagginamme Thorin come Thohir, la Montagna solitaria come l’Inter e Bilbo come Roberto Mancini, che se frega l’arkengemma per convincere Thorin/Thohir a compraje Perisic il quale scompare perche se frega l’anello (del resto è slavo). Mihajlovic è Azog, ma questa è un’altra storia.
Tornato alla realtà, non ho potuto fare a meno di notare:
- Il bacetto Calandriel/Cate Blanchett a Bilbo;
- Smaug che resta in scena 5 minuti (cazzo Jackson è come nun fa gioca Dzeko);
- L’occhietto di intesa di Saruman ai Nazgul della serie “se vedemo dopo c’ho tre amiche un po’ porche da fa ‘mbriacà”;
- Gli elfi che portano le verdure ai sopravvissuti di Pontelagolungo;
- Bard l’ammazzadrago è il nome più figo di tutta l’esalogia, ma mai figo come le armate degli Elfi che si muovono come un sol uomo;
- Il doppiaggio insopportabile, soprattutto quello di Gandalf;
- Ce so voluti sei film e quasi 20 ore de cinema ma Legolas finalmente resta senza frecce.
*** È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere
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Non nascondo affatto il mio amore incondizionato per Jackson e per l’Esalogia, ma a sto giro ha UN FILO pisciato fuori dal vaso. Le versioni cinematografiche de Lo Hobbit hanno subito (e si vedono alla grande) tagli col machete totalmente senza senso. Io ho visto le versioni estese e GIURO sono film totalmente diversi, aggiungendo quella mezzora di film PER ME tornano ad avere un senso. Mi sono rifiutato di comprare il BD dell’ultimo perchè sinceramente è stato montato nel peggiore dei modi. Aspetto con ansia november quando uscirà il cofanetto delle 3 versioni estese (SHUT UP AND TAKE MY MONEY, ovviamente) per “definire” la mia valutazione di questa trilogia. MOBBASTA però. Il Silmarillion non lo deve toccare. Anche perchè prende 2 ere di Arda. Potrebbe farci tranquillamente 10 film.
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