Visioni (di molto) successive/I sogni segreti di Walter Mitty
Non ricordo più perché avevo tanta voglia di vedere I sogni segreti di Walter Mitty. Lo avevo registrato un paio di volte con My Sky, ma poi l’ho cancellato. Quando ho attivato Sky On Demand è stato il primo film che ho scaricato. In fondo, altro non è che la storia di un tizio duro di orecchi che i colleghi sfottono perché sta sempre con la testa tra le nuvole (i sogni del titolo), uno impensabile nel nostro mondo social, che non ha niente di interessante da scrivere su Facebook sulle cose che ha fatto, i selfie scattati e quello che ha mangiato – e infatti una delle gag del film sono i suoi dialoghi con il responsabile del sito per single a cui è iscritto che si stupisce de fatto che Walter Witty/Ben Stiller non sia mai andato da nessuna parte. Ma ci potete credere? A questo mondo se non avete voglia di viaggiare, fare aperitivo, andare a mangiare in un ristorante dove perdono più tempo a preparare il design del cibo che a cucinarlo, ma solo di lavorare, la gente, su Facebook, vi prende per pazzi. Come fate poi a mettere quelle belle foto dalle capitali del turismo di massa o fotografare una carbonara come se nessuno lo avesse mai fatto prima? Walter Mitty invece ha visto il mondo attraverso la rivista dove lavorava, Life, storica testata che proprio attraverso le immagini ha raccontato per decenni l’attualità e il mondo agli americani e non solo. Ma ora Life sta chiudendo per diventare una testata online e Walter Mitty, che è il responsabile dell’archivio fotografico, ha perso la foto che sarebbe dovuta diventare la copertina dell’ultimo numero di Life. Così, Walter parte alla ricerca del fotografo (interpretato da Sean Penn) che ha scattato quella foto che si trova in giro tra Groenlandia, Islanda, Himalaya. Walter si ritrova a girare il mondo a sua volta, mentre la sua rivista sta chiudendo per diventare un sito internet.
I sogni segreti di Walter Mitty è un film su un mondo che muore e uno che prende il suo posto, la rivista che lascia spazio a un sito internet; l’amore per una foto su pellicola e non per una chiavetta che ne può contenere milioni; il mondo reale, da toccare, dove conoscere persone in carne e ossa, che puzzano e magari sputano mentre parlano, contro questa specie di surrogato digitale di pixel e megabite di memoria.
Purtroppo, un tema tanto importante, non sarebbe dovuto essere affidato a Ben Stiller. Tolta la fotografia e le scene da togliere il fiato in giro per il mondo, manca quello scatto registico che avrebbe fatto vivere realmente Walter Mitty. Con mano sicura Stiller gira lo sketch che prende in giro Benjamin Button come se fosse uno di quei trailer che faceva Billy Crystal che agli Oscar sfottevano i film candidati. In alcuni momenti si lascia guidare da qualche scena alla Forrest Gump, ma per il resto è trascinato dalla convinzion che la bellezze delle immagini faccia il lavoro al posto suo. Dovevano mandare un poeta a girare quel film.
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Strano. A me è piaciuto enormemente (tant’è che mi sono comprato pure il bluray). Concordo sul fatto che, a livello registico, non sia niente di che. Ma la fotografia e soprattutto la colonna sonora (personalmente mi ha fatto impazzire) ti trasportano lungo le due ore di film scarsotte senza nemmeno accorgersene. Certo, non è un esercizio di stile tipo Valhalla Rising di Refn (credo che un film più noioso non esista), ma comunque, a me, ha trasmesso qualcosa. Mi fa sentire una persona “meglio”.
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