Prima visione – Boris-Il film
Credo che, nell’attesa di vedere Boris-Il film, tutti si stanno chiedendo se è divertente, se ci sono le frasette da ripetere tra amici, se c’è la satira del cinema come nella serie tv c’era la satira della tv.
La risposta è sì.
Chi lo ha visto e legge questo post, invece, magari sta riflettendo su quello che il film lascia. E non può che concordare: restano un discreto numero di battute al fulmicotone, da appuntare su Twitter e una gran quantità di video da linkare via Facebook.
Credo in pochi, tra i fans, si pongano il problemi dell’efficacia nella trasposizione cinematografica del formato televisivo. Noi con loro. Viene voglia di dire: e ‘sti cazzi.
E ‘sti cazzi che il film è perfettamente suddivisibile in tre singole puntate, che i personaggi non seguono un loro sviluppo ma si mantengono immutabili e fedeli a se stessi, senza un percorso: restano e resteranno tecnici e attori e mestieranti della tv, prestati al cinema per la forma più bassa di cinema, l’impepata di cozze, se va bene, il cinepanettone su quello che di brutto e corrotto c’è nel nostro Paese. E mentre sono convinto che Natale con la casta non sia troppo lontano dal diventare a sua volta, presto o tardi, un soggetto segno di De Laurentiis, va sottolineato che al centro dell’ironia non c’è solo la merda natalizia figlia di Neri Parenti o Vanzina, ma certe attitudini autoriali, la puzza sotto il naso di chi resta fino all’ultimo titolo di coda, di chi scrive per due anni un “abbozzo di soggetto” ma va ai pranzi di lavoro accompagnato da una bella fica che è anche “una bella penna”; la finta fragilità di certi attori e certe attrici che circolano sui set; la brutta abitudine italiana di chiudere tutto e tutti dentro uno steccato dal quale non è consentito uscire.
Così anche se non vorrei mi trovo a riflettere… Riflettere sul fatto che resto fino all’ultimo titolo di coda, e che al lavoro devo convivere con la necessità di fare i conti con il vorrei ma non posso, con il fatto che non ci sono “i soldi per tutta sta sensibilità”, che a volte la luce è aperta o chiusa e raramente è “un po’ meno aperta” e che la qualità c’ha rotto il cazzo perchè serve sempre tutto e subito senza la possibilità di riflettere. Forse Boris è uguale a me e all’Italia, nei suoi difetti ma anche nel difetto dei difetti: ingoiare e non fare nulla, restando a girare un cazzo di rallenti di Ratzinger che si rotola nell’erba.

la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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