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Top Gun: Maverick

top-gun-maverick_EmJaX93Che sia un omaggio ai film anni Ottanta e al suo importante predecessore è chiaro fin dall’inizio di Top Gun: Maverick. I titoli di testa sono un lungo e gasante videoclip sulle note di Danger Zone dove passano le immagini di F-18 in volo. Che invece Top Gun: Maverick non sia una mera riproposizione del classico del 1986, ma invece un film da vedere in questo 2022 invece non era scontato. Ritroviamo Pete “Maverick” Mitchell mentre collauda un nuovo aereo supersonico: non ha fatto carriera perché ha un carattere di merda, ma è raccomandato. Ricordate Iceman? È diventato Ammiraglio della Flotta del Pacifico, praticamente difende il lato “sinistro” degli Stati Uniti dall’invasione della Cina. Il vecchio amico perdona tutto a Maverick e lo tiene nella Marina a dispetto del fatto che disobbedisce agli ordini, una roba che generalmente sarebbe un problema per un militare. Insomma il vecchio amico rimedia a Pete l’ultimo incarico: addestrare i migliori diplomati della scuola Top Gun, i Top Gun dei Top Gun, per una missione praticamente suicida: distruggere una centrale nucleare sul punto di diventare operativa, un impianto situato in fondo a una gola presidiata da innumerevoli batterie di missili, è sottoterra e per distruggerla bisogna riuscire a fare come Luke Skywalker con la Morte Nera, solo che due volte: il primo missile apre il buco centrando un pertugio di 4 metri, il secondo entra e distrugge.

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Come nel primo film, il nemico non ha bandiera, non ha confini e non ha volto. Sappiamo solo che il suo piano nucleare è una minaccia per la Nato. Il tutto suona bizzarramente inquietante.

Nel nuovo incarico c’è la fregatura: tra i piloti è stato selezionato Rooster, il figlio del suo vecchio amico Goose. Tra i due non corre buon sangue per una vecchia storia di bocciature a scuola e ripetizioni non date.

Da qui è tutta preparazione alla battaglie con tanti “non pensare, segui l’istinto”, che ve lo avevo detto che era tipo la Forza coi Jedi. Ma la preparazione alla missione altro non è che una formazione alla vita, al lavoro in squadra, ma anche alle necessità per lo stesso Maverick di sentirsi ancora utile: il vecchio “asso” può limitarsi a consigliare o può gettarsi nell’agone della lotta e sparigliare qualsiasi battaglia?

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Top Gun: Maverick lavora tanto sui cliché dei film testosteronici anni Ottanta e non si cruccia di sembrare vecchio: lo è ma se ne vanta, è tronfio, si toglie la maglietta e fa vedere le pieghe e le cicatrici del tempo che passa e non si vergogna, anzi, ne fa il suo punto di forza. Ve l’avevo detto che c’entravano i Jedi.

Poi, quando si quaglia, quando c’è da combattere, la scelta forte di Kosinski-Cruise (non mi dite che Tom non ha messo una parola decisiva) è di puntare sulle emozioni, mostrando ogni volta che è possibile il volto degli attori chiusi dentro gli abitacoli dei caccia, per creare empatia e tensione nello spettatore. E funziona: i duelli aerei sono appassionanti, proprio perché si legge la tensione sul volto dei personaggi. Qui la parte del leone la gioca Tom Cruise, a cui a un certo punto temevo esplodesse una borsa sotto gli occhi per le sollecitazioni a cui è stato sottoposto. Si vede che ha voluto essere più volte dentro la scena e soprattutto dentro gli F18, si vede che voleva divertirsi ma soprattutto dare qualcosa di più a chi paga il biglietto. E anche la coreografia dei duelli è assolutamente straordinaria, spostando ancora più in là lo stato dell’arte delle battaglie aerea al cinema, un punto che aveva posto Tony Scott proprio nel progenitore di 36 anni fa.

E gli attori? Cruise è sempre in scena. Jennifer Connelly è bellissima. Vedere così Val Kilmer fa tenerezza e anche un po’ male. I giovani attori/attrici (una) fanno quel che devono: testosterone, pettorali, energia, recitazione non pervenuta, ma gli si perdona.

bianca nanni moretti pagelle stellette cinema coccinema****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.

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