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Living with yourself, recensione della serie tv Netflix (spoiler)

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Su Netflix, dallo scorso 18 ottobre 2019, è visibile in streaming Living with Yourself, la serie tv, nell’intenzione una comedy, con Paul Rudd, che entra in una SPA perché ha sonno e ne esce sepolto vivo nel bosco. Dopo aver camminato sei ore a piedi nudi, è più stanco di prima e scopre di essere stato clonato. Il suo clone (Paul Rudd) vive a casa sua con sua moglie (Aisling Bea), ignaro di essere un clone. 

Ora, io mi aspettavo che almeno Netflix e Paul Rudd mi fornissero delle risposte esaurienti sulla mia vita di quarantenne – tipo: perché cazzo ho sempre sonno? Perché cazzo mi annoio e mi addormento anche mentre faccio le cose che una volta mi entusiasmavano? Perché cazzo sbatto sempre contro gli spigoli e le porte? Perché cazzo tutto sembra così difficile? -. Invece, piuttosto che risolvere questi quesiti fondamentali della vita, dell’amore e delle vacche, preferisce concentrarsi sul problema di avere un tuo cazzo di clone sempre allegro, sempre pieno di energia e che fa meglio il tuo lavoro, mentre tu hai voglia di guardare porno ed essere sostanzialmente disinteressato a tutto. E poi quanto è snervante uno entusiasta della vita? 

Il pregio di Living with yourself è che corre via veloce e sbrigativo, Paul Rudd fa lo sforzo di sembrare due Paul Rudd diversi più o meno fino all’episodio 5, poi si stufa di andare in giro sempre spettinati e sporco e punta alla via di mezzo, la prima vera risata per una trovata divertente arriva nell’episodio 8. L’ultimo. 

Quarantenni e cinquantenni, non avrete le risposte che state cercando, la vostra vita farà schifo lo stesso, avrete investito tre ore e mezza guardando Paul Rudd e un’attrice che sembra una Rachel Weisz che non c’è la fatta. 

Piuttosto ho scoperto una cosa: i cloni si possono riprodurre, forse mi confondevo con gli androidi che sognano pecore elettriche di Blade Runner e Blade Runner 2049.  Forse potremmo dire che Living with yourself è una sorta di “Anche i cloni sognano di scopare”. Perfino Dolly si è riprodotta. Ma è morta giovane. Ecco, non mi sembra una cattiva idea…

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