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Il Trono di Spade, recensione A Knight Of The Seven Kingdoms: Occhi blu su Grande Inverno

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Tempo di lettura: 6′ 22”

Spoiler Alert: recensione di A Knight Of The Seven Kingdoms, secondo episodio dell’ottava stagione de Il Trono di Spade, trasmesso in prima visione e in lingua originale in Italia nella notte tra 21 e 22 aprile 2019 e il 29 aprile in italiano su Sky Atlantic. 

Se non avete visto la puntata non proseguite, perché “There Will Be Spoilers”

Che cos’è? 

La serie tv che ti spiega come organizzare il pigiama party perfetto: alcolismo, battute sui genitori morti, special guest un bruto allattato con latte di gigante e come zingarata trasformare una donna in un cavaliere. #Metoo scansate. 

Come è stato?

Jaime pensava di avere fatto una cosa davvero figa a mollare la sorella per andare al Nord con la valigia di cartone e una spada di acciaio di Valyria per combattere i Non-morti, ma le cose non vanno esattamente come se le era immaginate. Daenerys è ancora un po’ incazzata per quel fattaccio brutto del padre ammazzato, lei stava in esilio a rimuginare veleno e Jaime era a spasso per i Sette Regni a fare il pavone e a rimorchiare con il soprannome Sterminatore di Re. “Sai? Io e mio fratello studiavamo infiniti modi per infliggerti dolore: farti ascoltare Gigi D’Alessio, illuderti di trovare parcheggio e invece è una smart, mostrare a Cersei le tue chat segrete con Brienne”. Però sotto l’armatura Jaime è nato con la camicia: è salvato in calcio d’angolo proprio da Brienne che racconta a tutti quanto è bello, profumato e fico.
Daenerys è incazzata nera con Tyrion che si è fatto fregare dalla sorella, invece, stranamente, Bran non è incazzato con Jaime. In questa sua nuova versione, il ragazzino è molto zen e accetta il suo cambiamento e  quello di Jaime, quella serie di (s)fortunati eventi che ha consentito a lui di sapere tutti i segreti e i cazzi di tutta Westeros, e a Jaime di tornare essere abbastanza profumato e fico per guardare con occhi libidinosi Brienne. 

Non abbiamo mai conversato così a lungo senza che tu mi insultassi. Brienne

Alla bella sellerona piace il love talking: non mi insulti più come una volta, si lamenta con il leone d’oro di Casa Lannister, il quale, demotivato dalla mano mancante, si limita a implorare di combattere al suo fianco. Forse Brienne sta cadendo nella trappola d’amore di Tormund: che il bruto, appena giunto a Grande Inverno portando seco le pessime notizie dalla Barriera abbia praticato un’incantesimo a Brienne? 

Daenerys è sinceramente spinta dall’amore verso Jon a farsi amare dalla famiglia del ragazzo: a lei non è rimasto un cazzo di nessuno a parte Ser Jorah e una serie di zoticoni a cavallo che urlano e puzzano e francamente non si possono mostrare in società, ma, come capita a Natale nelle migliori e anche le peggiori famiglie, ma soprattutto a casa Di Maio, Renzi e Salvini, si litiga per la politica. La questione è l’indipendenza del Nord. Non vi ricorda qualcosa? Che Westeros faccia la fine della Prima, della Seconda e pure della Terza Repubblica Italiana? Ecco un altro indizio a favore della vittoria finale degli Estranei: sarebbe decisamente un cambiamento politico radicale. Pensare che, a forza di sfottere Jon Snow, le due si erano perfino date la mano.

Difenderò le cripte. La bimba sfregiata

Tolti, per ovvi motivi, Benioff e Weiss, se c’è uno sceneggiatore de Il Trono di Spade che incarna alla perfezione lo spirito della serie tv è Bryan Cogman, l’uomo che ha scritto la bibbia dei personaggi con tutti i dettagli delle loro vite, l’autore di alcuni degli episodi più belli, come Kill The Boy, Oathkeeper e Unbowed, Unbent, Unbroken. Insomma, uno con due palle come la mano d’oro di Jaime. Cogman inserisce sempre un elemento shakespeariano, un piccolo momento in cui le vittime del gioco del trono, si confrontano con i potenti e ne fiaccano la volontà di ferro. Ci tiene proprio. Avviene così con la bambina che chiede di poter combattere nella battaglia che sta arrivando perché i suoi fratelli erano tutti soldati. La ragazzina scuote il cuore di Ser Davos e Gilly: una vistosa cicatrice sul volto ricorda loro la principessa Shireen, che insegnò a entrambi a leggere. Come si fa a scherzare su un momento così?

Gli incontri e le emozioni non finiscono mica qui. La rimpatriata dei Guardiani della notte si completa tra battute sulla verginità di Edd o la codardia di Sam, il quale è costretto, suo malgrado, a snocciolare il curriculum di imprese compiute: uccidere un Estraneo e rubare libri dalla Cittadella. Ha pure purgato Gilly, ma, da allora, non tutto è andato ben alla figlia di Craster: a vederla deve aver ingoiato il drago morto di Daenerys con tutte le scaglie. 

Dopo aver passato la vita a tradire, tramare, cercare di vendere schiavi, ribellarsi, spiare, innamorarsi della donna sbagliata e finire in perenne friend zone, il buon Jorah non può camminare tranquillo per il Nord che incontra qualcuno che vuole regalargli una spada di acciaio di Valyria. Sam ci riesce, ricordando come il padre di Mormont gli abbia fatto spuntare le palle a suon di calci nel culo. Nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco è un metodo che funziona bene. Jorah la accetta, ricordando il giuramento dei Guardiani della Notte. Se non è saper scrivere questo, cazzo. 

Oh ma porca troia! Sembra di stare a un maledetto matrimonio. Clegane

Il Mastino se ne stava per i cazzi suoi sulle mura di Grande Inverno a ubriacarsi ed ecco che arriva, prima, Arya e, poi, Beric. È in momenti come questo che è bello avere un amico con un thermos di vino sempre pieno, ma la giovane Stark ha altri programmi per trascorrere la serata. Va da Gendry e gli offre la sua verginità. Lo fa in maniera spiccia, come una guerriera: “Domani potremmo essere tutti morti, voglio sapere cosa si prova”. Il giovane bastardo Baratheon non si dimostra degno del nome del padre: nicchia. Allora Arya je salta addosso, dopo 3 secondi e mezzo erano già nudi e devo ammettere che, alle 3 del mattino ora italiana, ho gridato “no, vi prego, le tette di Arya no”. True story. 

Lassù, nelle sale dei re che non ci sono più,
Jenny danzava con i suoi fantasmi.
Con quelli che aveva perduto
e con quelli che aveva ritrovato
e con quelli che l’avevano amata di più.

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Il momento “pigiama party davanti al fuoco con vino-piscio del Nord, le battute di Tyrion e le canzoni al pianobar di Pod” è tra i più alti di tutto Il Trono di Spade. L’arrivo ineludibile della morte, la speranza, la paura e il coraggio, vecchi avversari riuniti contro un nemico comune, storie di battaglia, l’amarezza del tempo che è stato, l’incertezza in quello che sarà, tutto passa, scorre, si adombra e vola via sui volti e nei gesti di attori consumati che conoscono i personaggi con cui convivono da anni. L’attesa della battaglia si condensa intorno al camino e alla canzone, quella canzone, in cui Jenny danza con i fantasmi del passato nelle grandi stanze di un castello come quello di Grande Inverno, preludio al momento in cui Jaime fa di Brienne una donna onesta, conferendole il titolo di cavaliere. “Arise, Brienne of Tarth, knight of the Seven Kingdoms”: le lacrime sono scese copiose, con i dubbi, le emozioni, il coraggio, la paura che brillano in un’alzata di sopracciglio o un angolo della bocca che si increspa.

Al termine di A Knight of The Seven Kingdoms l’unica certezza è che sarà ancora più difficile dire addio agli uomini, alle donne, agli scudieri, ai consiglieri, ai soldati, ai cavalieri e alle dame, all’amor cortese e all’amor profano, ai poeti, alle incantatrici, ai bugiardi e agli spergiuri redenti.

Schegge di ossidiana

Non voglio trascurare la grande rivelazione di Jon a Daenerys e la già criticata reazione della regina, ma in effetti la voglio trascurare. 

Avete notato? Jaime chiede cosa accadrà dopo, Sansa chiede cosa accadrà dopo, poi arriva Bran e lui dubita ci sarà un “dopo”. Siccome è lui che vede nel futuro, io inizierei a preoccuparmi. 

Guardami con l’orgoglio con cui Brienne osserva Pod allenarsi. 

Educazione a Westeros: Jorah chiede il permesso di dare un consiglio; Jaime chiede il permesso di combattere con Brienne; Theon chiede il permesso di difendere Grande Inverno.

L’abbraccio tra Theon e Sansa, ma soprattutto la forza con cui il Greyjoy vuole proteggere Bran: “Ti ho derubato del tuo castello, ora permettimi di difenderti”. Forse il mio momento preferito dell’episodio, dopo quegli altri due momenti là. 

Pensate sta cosa: tra le femmine ne Il Trono di Spade ce stanno tipo tre regine, belle gnocche, donne combattenti con più palle dei colleghi maschi. 

Gli uomini

  • Tre sono senza palle;
  • Un nano (a quanto pare superdotato);
  • Uno senza una mano (probabilmente nun je se alza più);
  • Un risorto che si scopa la zia;
  • Uno sulla sedia a rotelle;
  • Un pazzo sclerato con una ciurma di muti;
  • Un vecchio reduce dal morbo grigio;
  • Un sociopatico mezzo bruciato;
  • Un vecchio senza dita;

Gli unici boni per riprodurre la specie dopo l’Apocalisse Zombie sono Pod, Gendry e Bronn.

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