Lo chiamavano Jeeg Robot
In una Roma color metallo, sconvolta da una serie di attentati senza rivendicazione, nel tentativo di sfuggire alla polizia, Enzo (Claudio Santamaria), un criminale da strapazzo che sopravvive con dei furtarelli, si getta nel Tevere e finisce dentro dei fustoni che contengono scorie radioattive. Riemerge dalle acque del fiume dotato di una forza sovrumana e la capacità di rigenerarsi. Non userà i superpoteri per salvare l’umanità, ma per continuare a delinquere e potersi comprare un impianto stereo, un televisore gigante dove vedere in altissima definizione i suoi amati film pornografici e uno scooterone. Nel suo percorso di iniziazione finisce sulla strada del boss di Tor Bella Monaca (Lo Zingaro di Luca Marinelli) che vuole spiccare il grande salto nella malavita alleandosi con un clam camorrista di Scampia e intreccia una relazione con una ragazza sola al mondo la cui unica consolazione è il dvd player portatile in cui guarda continuamente le puntate del cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio. La ragazza è convinta che Enzo sia Hiroshi Shiba, il protagonista del cartone, arrivato per salvare lei e il mondo.
Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti prende sul serio il mondo dei supereroi e lo trasferisce a Roma, Italia, giorni nostri, dove il protagonista riceve una forza sovrumana e l’invulnerabilità dopo un bagno nel Tevere, come un Superman cascato col meteorite al Tufello o un Peter Parker morso dal ragno radioattivo mentre era in gita scolastica con la scuola media alla Casaccia: cerchi di capire perché le femmine ridacchiano e il ragno è là, nascosto, e ti morde. E diventi l’Omo Ragno.
Qui c’è la trasposizione nell’immaginario di una generazione – non sono tirati in ballo i supereroi amerigani evidentemente anche per una questione di diritti d’autore – ma il gioco riesce perfettamente. Mainetti crea un incrocio genetico tra i Misfits (ma senza tutto quello humour a volte controproducente) o Kick Ass (ma meno coreografico e con effetti ovviamente meno grandiosi e senza tutto quello humour entusiasmante) e benché sia fatto con un budget “italiano” (1,7 milioni di euro) che non può competere con quelli di un Tornatore o di un Sorrentino, regala quasi due ore di cinema solido, con uno sviluppo credibile dei personaggi anche se parlano del ministro Mimashi e sradicano bancomat a mani nude al Tufello o cantano le canzoni di Anna Oxa in un karaoke di periferia.
In ciò aiutano gli attori. Santamaria ritorna essenziale e si prende sulle spalle un progetto in cui è evidentemente la star mettendosi a disposizione di un esordiente alla regia al primo film di cui ha chiaramente stima. Aiuta ed è aiutato dall’esordiente, naturale e bona Ilenia Pascarelli e da un Luca Marinelli con cui in Italia bisognerà evidentemente iniziare a fare i conti come il più bravo in circolazione: il suo Zingaro è un cattivo folle e nella sua corsa al potere criminale lucido e profondamente italiano, con un background (la partecipazione a Buona Domenica) che racconta tanto di noi e del nostro essere belpaesioti (la ricerca smodata dell’apparire in televisione, della celebrità e i soldi che portano, trasmutata nella efferatezza criminale e nella messa in scena di esibizioni di karaoke che diventano essi stessi show e quasi culto della personalità), un villain di livello internazionale, costruito con l’attenzione a dettagli che in mano ad altri sarebbero potuti sfociare nel ridicolo.
Le migliori frasi e citazioni di Lo chiamavano Jeeg Robot
Io nun sò amico de nessuno. Enzo
Mo me dovete ascortà tutti, perché tutti ‘o dovranno sape’, pure i sanpietrini. In questi anni m’avete ignorato, calpestato, carcerato dentro a quer canile de merda ‘n mezzo a ‘e cimici e a ‘e zecche, e mo basta, mo cambia ‘a musica. E’ arivato er momento de fa’ er botto più grosso de tutti i botti che ve potete immaginà. Stay tuned. Zingaro
Salvali Hiró…salvali tutti…tu che puoi… diventare Jeeg… Alessia
Io vojo fa’ ‘r botto. Vojo che ‘a gente se piega a pecoroni quanno me ‘ncontra pe’ salutamme, così je posso piscia’ ‘n testa. Zingaro
Co ‘sti poteri se potemo pure divertì insieme. Ma t’o immagini? Du fiji de ‘na super-mignotta come noi? E allora sì che se famo rispettà da tutti! Da la gente, da le televisioni, da lo Stato! Ha’ visto er telegiornale? Hanno sbloccato l’apparti. La Camora sta già a festeggià. E ‘o sai perché? T’o dico io perché: erano loro i bombaroli! E si lo Stato s’è cagato sotto pe’ du bombette, pensa se je famo scoppia’ quarcosa de speciale, che ne so, tipo er Parlamento o l’Olimpico durante Roma-Lazio! Famo er botto più grosso de tutti i botti, de tutti i bengala, de tutti i derby, de tutta la storia der calcio italiano! E allora sì che ce trasmettono a reti unificate, Enze’! Zingaro
Ma chi t’ha morso? Er ministro Mimashi?
M’ha tirato fori dal finestrino come na sigaretta.
Zingaro: Io vojo lascia’ un segno, come ‘sto cojone su YouTube.
Riccardo: Te sei matto scocciato.
Zingaro: Io me so’ stancato de rimane’ inchiodato qui, crocifisso ar muro.
Due fii de na supermignotta come noi.
Zingaro: Se fai come te dico io nun je succede niente.
Enzo: Vuoi i sordi? Pijateli!
Zingaro: Ma che me frega dei sordi Enzì! Ma che cazzo me ne frega?! Io vojo molto de più!
Enzo: La robba nun lo so ‘ndo sta… io non c’entro…
Zingaro: Io solo una cosa voglio sape’, solo una: ma tu chi cazzo sei?! Perché c’hai ‘sta forza?
Enzo: Ma che ne so…
Zingaro: T’ha mozzicato un ragno? Un pipistrelli? Sei cascato da n’artro pianeta?
***** A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…
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