The Enfield Haunting: L’Esorcista a Nord Londra?

Che cos’è
La mini serie tv che vi fare la cacca sotto a dispetto del faccione rassicurante di Timothy Spall (l’attore conosciuto per aver preso un premio in un film di quel comunista di Mike Leigh e non averlo voluto condividere) e la pettinatura seventies di Matthew Macfadyen (l’uomo precedentemente conosciuto per Orgoglio e pregiudizio e la splendida serie Ripper street).
Che è successo?
Affidata al regista del The Killing originale made in Denmark, Kristoffer Nyholm, è una miniserie in tre puntate sul presunto poltergeist di Enfield, quando, in una casa del sobborgo a nord di Londra, furono testimoniati dei fenomeni paranormali. In momenti successivi (i fatti si susseguirono per circa 14 mesi tra l’agosto 1977 e il settembre 1978) si verificarono diversi eventi inspiegabili a cui assistettero poliziotti, giornalisti del Mirror e vicini. Proprio i giornalisti chiamarono la Society for Phychical Research (che studia “gli eventi e le capacità comunemente definite ‘medianiche’ o ‘paranormali’) che inviò l’investigatore Maurice Grosse e gli affiancò presto il più scettico collega Guy Playfair.
La storia ricostruita da Nyholm mostra la famiglia di Peggy Hodgson, donna divorzia che viveva con i suoi 4 figli (Margaret, Janet, Pete e Jimmy), scossa dal divorzio dal marito mentre la primogenita affronta le prime mestruazioni. Diffidate di un essere vivente che sanguina per cinque giorni e non muore, le donne sono pericolose, ce lo insegna Woody Allen e Nyholm sembra aver appreso la lezione; il regista gioca ad alimentare in noi il dubbio che sia una burla o che la ragazzina sia una sorta di strega di Salem rediviva. D’altra parte, poi, Grosse ha problemi cardiaci: mi sembra un’ottima idea mandare a caccia di fantasmi un debole di cuore: se ci resta secco, il titolo di giornale è assicurato.
Come è stato?
The Enfield Haunting è ben recitato: Timothy Spall è un attore solido e il suo triplo mento è una comoda maniglia a cui aggrapparsi quando il poltergeist scuote la casa degli Hodgson dalle fondamenta. Lo stesso di può dire di Matthew Macfeyden. Nel cast è soprattutto la giovane Eleanor Worthington Cox a rubare la scena, con i suoi occhi spiritati, la voce soffocata ma soprattutto i suoi deliri che alimentano in noi il terrore, ma anche un briciolo di dubbio sulla veridicità degli eventi che la ritraggono.

In più, The Enfield Haunting è una bella ricostruzione della seconda metà degli anni Settanta, vivida nei ricordi dei toni dell’arancione e del marrone, i poster di Starsky & Hutch, una nazione ordinata dove se vai a urlare contro gli aerei arriva subito la polizia, ma uomini e donne sempre più inadeguati ad affrontare un mondo già da allora sempre più complesso (la famiglia Grosse ha subito la perdita della figlia e se l’uomo si è progressivamente chiuso in se stesso, la moglie si è affidata a un sensitivo per cercare di restare in contatto con la ragazza scomparsa che, come la protagonista del poltergeist, si chiamava Janet). Un tempo in cui i tifosi dell’Arsenal avevano sofferto tanto, infatti il fantasma che non trova pace al centro della possessione di Enfield era proprio un tifoso dei Gunners e per placarlo ne spargono le ceneri a quello che all’epoca era il loro stadio, Highbury. Pensate come sono contenti quelli che oggi vivono dove c’era lo stadio.
Vale la pena vederlo? Sì. La mini serie tv è un Esorcista nel nord di Londra, con diversi momenti che vi faranno saltare sul divano. Poi non dite che non vi avevamo avvisato.
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